Quarto Festival per la messinese, che vanta una carriera lunga con tante collaborazioni internazionali: "Il momento più bello? Aver suonato di fronte a Papa Giovanni Paolo II "
MESSINA – Tra Messina, Palermo, Catania e… Sanremo. La storia di Luisa Grasso è quella di un grande talento, ma soprattutto di un amore a prima vista: quello con il violino. La musicista messinese non solo vanta una carriera di tutto rispetto, tra concerti con artisti di livello internazionale, quattro partecipazioni nell’orchestra del Festival della canzone italiana, un emozionante esperienza di fronte a Papa Giovanni Paolo II, ma porta alto con orgoglio le proprie origini. Messina è con lei e lo è sempre stata durante tutto il proprio percorso, lungo, durante il quale è riuscita a far sbocciare la passione per uno strumento elegante e melodioso come il violino. E tra dolci portati a Sanremo e il sogno di suonare con Freddie Mercury, Luisa ci ha raccontato la sua storia, con trasporto e mostrandoci tutta la propria passione.
Luisa, raccontaci come e quando nasce la tua passione per la musica
La mia passione per la musica nasce da bambina. Uno dei motivi è perché da piccola ho visto un suonatore di strada con il violino e mi innamorai di quello strumento. Tanto da chiederne uno a mio padre come regalo. Lui ne ha comprato uno giocattolo e io me ne innamorai ancora di più. Poi ho cominciato a studiarlo a Palermo. Lì lo studiava mia sorella, anche lei violino, anche se poi ha cambiato strada, diplomandosi in canto. Mentre i violinisti della classe suonavano, io giocavo lì, più piccola di tutti. Avevo 4 anni e il maestro disse a mio padre che vedeva qualcosa, dal modo in cui tenevo lo strumento, e che avrebbe scommesso su di me. Ho iniziato a studiare, viaggiando per Palermo sin da piccola, accompagnata da mia madre. Così sono diventata una violinista e a 11 anni ho iniziato a suonare con quella che oggi è l’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. Sono onorata di far parte di questa orchestra.
Quando hai capito che avresti potuto calcare palcoscenici importanti?
Diciamo che ci sono state vari momenti. Ci sono state tante circostanze favorevoli, ho conosciuto molti artisti, ho iniziato a partecipare a tanti programmi televisivi. Ho fatto parte di altre orchestre prestigiose e di alto livello. Ho avuto la fortuna di vivere tante belle esperienze musicali, fino ad arrivare a Sanremo. Quest’anno è stato per me il quarto Festival. Ci sono tanti momenti artistici importanti per me, non saprei sceglierne uno più dell’altro. Ancora oggi io mi sento una studentessa. È difficile trovare un momento diverso dagli altri.
Qual è il momento più bello vissuto in carriera e quale il sogno che ancora insegui?
Il giorno in cui ho suonato, nel 2003, per Papa Giovanni Paolo II. Ho suonato in un concerto per violino e orchestra, da violino solista. Quello è stato sicuramente uno dei momenti che mi ha profondamente segnata e mi commuovo ancora oggi. È stato davvero un sogno, il momento più bello della mia carriera. Un sogno? Non ne ho altri, mi sento molto appagata. Ho avuto la fortuna di suonare di fronte al Santo Padre, ma anche a Sanremo, sono davvero felice per quanto fatto. Potrei citarne un altro che però non è possibile realizzare: sarebbe stato un sogno suonare con Freddie Mercury. In parte ci sono riuscita perché ho fatto un video con Brian May. Sono riuscita a rintracciarlo via mail e gli ho inviato un video in cui suono il brano “Love of My Life”, scrivendogli che sarebbe stato un sogno suonarla insieme. Lui mi ha risposto inviandomi un altro video in cui la suona e allora siamo riusciti a sovrapporre le due cose.
Hai portato un po’ di Messina a Sanremo: qual è il tuo rapporto con la città?
Io abito tra Messina e Catania, perché mio marito, Salvo Todaro, è un cantante del prestigiosissimo Teatro Bellini di Catania, un baritono. Lui vive a Catania, io a Messina per lavoro e per il rapporto viscerale che ho con la città. Ho un rapporto straordinario con Messina e per me è stato un grande onore portarla con me a Sanremo. Ma non per scherzo: ho portato all’orchestra e ad Amadeus dolci di vario tipo, piparelli, paste di mandorla, torroncini, pignolata. Hanno ingolosito tutti. Ci tenevo a portare con me la mia terra. È una città in grado di dare tanto, di “creare” tante eccellenze. Io spero di aver rappresentato al meglio possibile Messina, i colleghi del Teatro Vittorio Emanuele e l’agenzia per cui lavoro, la Gold Ensamble di Marco Zappalà. Sono felice di far parte di queste famiglie.
Cosa ti senti di consigliare ai giovani musicisti che coltivano il sogno di far sbocciare il loro talento?
C’è un solo modo per distinguersi: studiare, impegnarsi e provarci. Bisogna coltivare i sogni e volare senza nessuna paura. A volte sembra tutto buio e poi le cose si concretizzano, che sia interamente o parzialmente. Avere il piacere di studiare uno strumento musicale fa bene a noi stessi in primis, oltre che agli altri. Dona soddisfazione, felicità, gioia di vivere e serenità. Ai giovani dico questo: andate sempre avanti, seguite la vostra passione, insistete e provateci.