Ultimo spetttacolo per la rassegna "Promontorio Nord" di Roberto Zorn Bonaventura
MESSINA – “L’ultimo valzer di Zelda” di e con Alessandra Crocco e Alessandro Miele, una produzione “Progetto Demoni e Ultimi Fuochi Teatro”, legata al Capo Rasocolmo Summer Fest 2023.
La recensione
Una pièce d’atmosfera, che, nello scenario incantato della Tenuta Rasocolmo, a mettere il sigillo su una rassegna teatrale incisiva titolata “Promontorio Nord”, il 30 agosto ci ha trasportati nel regno perturbante e attrattivo di Francis Scott Fitzgerald e Zelda Sayre, anime gemelle e tormentate, uniti in un turbolento coniugio nel 1920, nel fervente clima degli anni ruggenti, ove ogni potenzialità pareva realizzabile in un turbinio sfavillante di vite vissute al massimo.
La coppia simbolo dell’epopea, imitata e osannata, al centro di ogni festino fra danze e jazz, abiti lussureggianti, esperienze artistiche roboanti…Scott e Zelda, incarnarono appieno il sogno delle infinite gamme di felicità, fra alcool, pur in tempo di proibizionismo, hotel da cartolina e dollari da spendere voluttuosamente, dapprima insieme, poi anche con la piccola Francis, detta Scottie, che a onor del vero, poco ebbe modo di rilucere fra le due stelle.
Il crollo della Borsa di Wall Street spezzò l’idillio che sembrava non aver fine, e in quel l’infernale 29 ottobre del 1929, generò sconquasso economico–sociale, con una miriade di suicidi…e si originò la grande depressione talchè si era realizzato che a seguito della terribile crisi finanziaria erano finite in sordina per sempre le fantasticherie di esistenze mirabolanti, e il mondo reale faceva capolino, con le sue ristrettezze di mezzi e possibilità, che all’improvviso andavano ad infrangere le fantasmagoriche costruzioni di una generazione senza limiti, resa euforica anche dalla fine del primo conflitto bellico mondiale.
Proprio la scandalosa Zelda, fattasi icona di stile, spavaldamente spregiudicata, con una congerie di velleità quale scrittrice,danzatrice e pittrice, presto in competizione col marito romanziere, aveva dato vita con la sua relazione coniugale ad una tormentatissima storia di amour fou, ed è soprattutto fonte attrattiva il suo personaggio di bella e scandalosa, fragile e indecente, la prima flapper, “maschietta”, dai corti capelli, abiti in stile charleston sopra il ginocchio e nessuna accondiscendenza alla modestia. Zelda non aveva interesse nel “pensare al futuro”, voleva solo vivere fino in fondo quel presente con l’anticonformismo che le era proprio. Tanto si è vociferato e scritto sui furti letterari che è possibile identificare nelle opere del più famoso Francis, ove alcuni passi sarebbero stati attinti dai diari di Zelda; sicuramente la vulcanica moglie dette ausilio al consorte nella stesura dei suoi capolavori, in primis fungendo da perfetta musa, contribuendo a tenere alto il suo mito, anche rilasciando interviste…. Di poi Parigi, divenuta fulcro dell’Art Deco, le relazioni extraconiugali di entrambi e le incombenti questioni economiche, generarono la crisi e il declino della coppia, proprio mentre Fitzgerald stava componendo il suo capolavoro, “Il Grande Gatsby”, trascurando la moglie, che per sfuggire alla solitudine, ricominciò a danzare e praticare attivamente il nuoto, ma soprattutto cedette all’alcool, in un mortale abbraccio, e i suoi ricoveri per schizofrenia divennero sempre più frequenti.
“Lasciami l’ultimo valzer” unica opera letteraria della Sayre, di certo autobiografica, con quella protagonista alter-ego, alias Alabama Beggs, che purtroppo non è facilmente fruibile, tratteggiò a tinte fosche un matrimonio per così dire fallimentare, in cui il marito aveva finito con il prosciugare la vena artistica della moglie. Fra incontri ed episodi funesti di malattia di lei, nel 1940 lo scrittore rimane vittima di arresto cardiaco, mentre Zelda gli sopravvive, sempre più preda della malattia mentale e morirà nel 1948 a seguito di un incendio avvolto in nero mistero nel nosocomio psichiatrico ove era ricoverata.
I romanzi di Fitzgerald, da “Di qua dal Paradiso”, prima opera, passando per “Tenera è la notte”, in poi, sono ancora oggi esemplari per la rievocazione sopratutto degli anni’ 20, fra luci e ombre; Zelda ad oggi viene celebrata da testi quali il saggio ” La morte della farfalla” ,di Pietro Citati sulla sua superba esistenza, dal graphic novel “Super Zelda”, da serie tv e poliedrici lungometraggi, a testimonianza del segno inconfondibile impresso con la sua vitalità disturbata.
Se questa è storia reale, quella di due esseri che amavano infrangere le regole, spregiudicati quanto basta e sregolati, la riuscita performance in meno di un’ora, attraverso un’operazione di collage, ricompone, nel segno della convulsa velocità,tratti di quelle vite, dalla presunta ricostruzione del loro incontro del 1918, culminato nelle nozze due anni dopo, alla girandola di comportamenti ultra audaci, che tanta presa ebbero nella vita mondana della New York prima e di Parigi successivamente, fino all’assordante deriva con connesse patologie d’ordine neurologico di Zelda…. Rimase comunque infrangibile quell’amore folle e disperatissimo che non consentiva loro di vivere insieme, né separati, come testimoniato anche da copiosa sublime corrispondenza intrattenuta.
I passi di ballo improvvisati, con sottofondi musicali appropriati – musiche d’epoca, fra cui la celeberrima “You are the top” di Cole Porter – nella cornice d’ambientazione di interni atta a riprodurre quegli scenari, fra scrivanie ove dattiloscrivere appunti, scritti diaristici che diverranno per loro letteratura, qualche seduta, capi di abbigliamento in terra funzionali ai frequenti cambi d’abito di una perfetta interprete, Alessandra Crocco( dapprima in abito rosa stile vintage con scarpe nere Mary Jane, poi abbellito da uno svolazzante soprabito ton sur ton, con piume), che ha ben reso, con dovizia e verosimiglianza, il personaggio grandioso e di certo non semplice di Zelda, come Alessandro Miele, che è stato un convincente Francis Scott, hanno costituito tutti elementi di forza della rappresentazione.
La Crocco è stata peraltro anche valente autrice dello script, che, è di certa evidenza, ha preso forma attraverso una minuziosa conoscenza e la corrispondenza emozionale a quelle vite ben restituite
Una magistrale Produzione Progetto “Demoni Ultimi Fuochi Teatro”.
Il pubblico, che ha peraltro potuto fruire della magia del panorama di Capo Rasocolmo, punto più a Nord della Sicilia, con i suoi tramonti di fuoco, ha mostrato coinvolgimento e alto gradimento, con applausi anche a scena aperta.
Prima e dopo lo spettacolo un aperitivo con degustazioni di prodotti locali e una squisita cena, con delizie del territorio prodotte nella Tenuta, amabilmente “accudita” dalla famiglia Reitano, hanno impreziosito ancor più l’ultimo momento teatrale in programmazione di una Rassegna complessivamente di grande respiro,(con le quattro sezioni ,musica letteratura, arte visiva e teatro),come sempre di gran qualità, messa a punto e gestita con organizzazione impeccabile dal suo direttore artistico, Roberto Zorn Bonaventura, una conferma oramai accreditata nel settore, con il supporto del suo valido staff. Ancora una volta …chapeau.