Il verdetto del processo abbreviato per i Romeo e i loro più stretti collaboratori nel business del gioco d'azzardo. Tra qualche giorno, invece, comincerà il processo per i colletti bianchi
C’è una prima sentenza del giudice sull’operazione Beta, la maxi inchiesta della Dda sugli affari dei santapaoliani a Messina. Ed è un verdetto che sancisce proprio l’esistenza di una “cellula” del clan catanese di Nitto Santapaola in riva allo Stretto. Il verdetto è quello del GUP De Rose ed è arrivato alle 21.30 passate. Al vaglio del giudice il teorema dell’Accusa sembra aver retto: 19 condanne e due sole assoluzioni, con pene lievemente inferiori rispetto a quelle sollecitate dalla Procura lo scorso 20 settembre. Il Giudice De Rose, rispetto alle richieste dell’Accusa, decidendo le condanne alla fine del processo Beta.
Ecco le condanne: 15 anni e 2 mesi per Vincenzo Romeo (l’accusa ne aveva chiesti 18), 11 anni per Benedetto Romeo, 10 anni e 10 mesi per Antonio Romeo, 10 anni e 8 mesi per Marco Daidone e Pasquale Romeo, 6 anni e 4 mesi per Biagio Grasso, 1 anno e 4 mesi per Mauro Guerrieri e Antonio Lipari, 1 anno e 9 mesi per Caterina Di Pietro e Giorgio Piluso, 2 anni per Gianluca Romeo, 3 anni e mezzo per Lorenzo Mazzullo, 1 anno e 10 mesi per Bevilaqua, 1 anno e 5 mesi per Salvatore Lipari, 1 anno e 9 mesi per Maurizio Romeo, 6 mesi per Fabio Laganà, N. L., Giuseppe Verde, 3 mesi per Antonio Rizzo. Assolti Francesco Altieri e Giovanbattista Croce.
Malgrado abbia incassato una pena poco più bassa rispetto a quello che avrebbe voluto la Procura, è arrivata la condanna anche per Biagio Grasso, il “super teste” che ha verbalizzato agli inquirenti un fiume di dichiarazioni, rivelando uomini e retroscena dei più grossi affari a Messina e provincia.
Il Giudice De Rose ha ammesso all’abbreviato questi 21 imputati soltanto condizionando il giudizio all’acquisizione degli atti di Grasso. Il suo “j’accuse” nei confronti dei Romeo, quindi, ha contribuito a cristalizzare la sentenza di oggi.
L’indagine dei Carabinieri ha appunto svelato il rapporto tra i nipoti trapiantanti a Messina di Nitto Santapaola e il geometra Grasso, ex braccio destro dei big dell’edilizia messinese. E’ stato proprio lui a convincere i Romeo a investire parte del loro profitto, secondo gli inquirenti fondanto soprattutto sul gioco d’azzardo on line, nell’edilizia.
E tra gli imputati condannati oggi ci sono proprio, a parte i Romeo, i loro più stretti collaboratori nel settore del gioco on line o in altri settori, come quello dello smaltimento dei rifiuti speciali.
Tra meno di una settimana, davanti alla I sezione Penale del Tribunale (presieduta dalla dott.ssa Grasso), comincerà invece il processo per gli altri 25 imputati che hanno optato per il rito ordinario, e vaglieranno le loro posizioni attraverso il dibattimento. Sarà un processo molto interessate per ricostruire come è stato costruito il “business” nel messinese negli ultimi decenni, e il ruolo che hanno avuto importanti professionisti e insospettabili rappresentanti dei palazzi (leggi qui).
Hanno difeso gli avvocati Nino Cacia, Nino Favazzo, Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Tancredi Traclò, Maria Lembo, Salvatore Carroccio, Carmelo Vinci, Domenico Andrè, Roberto Materia e Tommaso Calderone.
“Il mio cliente è stato scagionato dalla più grave accusa di associazione mafiosa – precisa l’avvocato Angelo Colosi, difensore di N. L. – la condanna residua a sei mesi, per altro con pena sospesa, si riferisce ad un reato minore“.
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