Dopo le indagini della Dia sull'imprenditore di Caronia, il Tribunale ha accolto le richieste della procura messinese. Disposta la confisca di 5 imprese, due auto, conti correnti e rapporti finanziari per un valore di 25 milioni di euro. Secondo le accuse, a vicinanza di Lamonica con il pluripregiudicato Lo Re gli garantiva la vincita di appalti sorpassando le normali regole di concorrenza.
Maxi stangata al patrimonio dell’imprenditore messinese Antonino Lamonica, sospettato di contiguità con esponenti di spicco di gruppi mafiosi della fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina.
Dopo l’ordinanza del tribunale di Messina, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito la confisca per un valore di circa 25 milioni di euro: 5 imprese, con i relativi patrimoni aziendali, una Bmw X6, un’Audi A6 3.0 e rapporti finanziari.
A carico di Lamonica è stata anche disposta la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, per 2 anni, nel comune di residenza
Dopo le indagini della Dia sull’imprenditore di Caronia, il Tribunale ha così accolto le richieste della procura messinese Elemento fondamentale erano risultate anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, ex capo della cosca mafiosa dei Mazzarroti, che, nel ricostruire gli assetti mafiosi nella zona di Barcellona tra il 1980 e il 2008, ha sottolineato come Lamonica fosse un imprenditore molto vicino al pluripregiudicato Giuseppe Lo Re. E, secondo gli inquirenti, proprio questa vicinanza consentiva a Lamonica, ed al suo gruppo societario, di aggiudicarsi lucrosi appalti e subappalti.
Bypassando le normali regole di concorrenza, l’imprenditore avrebbe sbaragliato sempre gli avversari, cosi come avvenuto per il completamento dell’autostrada ‘A20 Me-Pa e per i lavori di metanizzazione di alcuni Comuni nebroidei.
Per il Tribunale di Messina Lamonica sarebbe ”contiguo a sodalizi mafiosi presenti nella zona nebroidea della provincia di Messina che agisce secondo i consueti canoni dell’intimidazione e della prevaricazione, mirando ad inserirsi a pieno titolo nella costruzione dell’autostrada Messina-Palermo, tra Furiano e Santo Stefano di Camastra, ottenendo indebiti benefici economici che riuscivano a imporre sul mercato in spregio alle regole della libera concorrenza, come dimostrato dall’episodio dell’estorsione ai danni del Consorzio Caronia Uno”.
Veronica Crocitti