Assolti per non aver commesso il fatto i boss barcellonesi Bisognano, oggi pentito, e D'Amico, accusati dall'imprenditore Maurizio Marchetta di averlo sottoposto ad estorsione per anni.
Clamorosa sentenza, in Corte d’appello, che nel tardo pomeriggio di oggi ha assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto”, l’ex boss Carmelo Bisognano, capo dei “Mazzarroti” e ritenuto per anni il referente del clan mafioso dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, oggi collaboratore di giustizia, e Carmelo D’Amico, boss al 41 bis. Il verdetto è stato emesso alla fine del processo d’appello “Sistema”. In primo grado furono giudicati con il giudizio abbreviato: condanna a 10 anni e 8 mesi per D’Amico, a 7 anni e 10 mesi per Bisognano. L’operazione “Sistema” è nata dalle dichiarazioni dell’architetto barcellonese Maurizio Sebastiano Marchetta, che ha raccontato d’aver pagato per lungo tempo il pizzo alla mafia barcellonese, chiamando in causa tra gli altri anche Bisognano e D’Amico. Il pg Salvatore Scaramuzza aveva chiesto la conferma delle condanne, ma i giudici hanno deciso diversamente. In aula, tra i vari testimoni, hanno sfilato anche Marchetta e il padre, co titolare di fatto delle aziende di famiglia. Lo scontro con Fabio Repici, avvocato che assiste il pentito Bisognano, è stato forte. Repici ha anche chiesto, e ottenuto, che nel procedimento fossero depositati i documenti concernenti presunti rapporti societari, ancora esistenti, tra una sigla societaria di Marchetta e il boss D’Amico. L’ultimo attacco a Marchetta risale all’8 gennaio scorso: durante le manifestazioni in ricordo dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano, Repici ha criticato il fatto che Marchetta goda ancora della tutela, e quindi sia accompagnato da un uomo della scorta, malgrado non rivesta la qualifica di collaborante, e neppure di testimone di giustizia. D’Amico è assistito dagli avvocati Tommaso Calderone e Giuseppe Lo Presti, Marchetta invece dall’avvocato Ugo Colonna.