Oltre un milione e mezzo tra negozi e mezzi il patrimonio messo sotto chiave al boss di Provinciale. E' servita la Prefettura, invece, per "liberare" la villetta orlandina di Francesco Cannizzo e lo stabile di Concetto Bucceri e Letojanni.
Resta problematico il percorso verso una reale fruizione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. Percorso che peró anche in provincia di Messina registra molti passi avanti.
Sono passati definitivamente allo Stato, ad esempio, i beni sottratti al boss Giovanni Lo Duca, il “principe” di Provinciale, oggi al 41 bis, per anni considerato l’erede dello storico boss cittadino poi pentito, Luigi Sparacio. Il Tribunale ha confermato infatti la confisca dei beni sequestratigli a suo tempo, dopo il blitz Anaconda: il negozio e il internet di via San Cosimo, un appartamento a Camaro Inferiore, la rivendita di frutta di via La Farina, il bar di via Catania, un box, sempre di ortofrutta, al Vascone, poi una lunga serie di mezzi, conti correnti, polizze assicurative.
Commerciante di “nascita”, i Lo Duca mettono su un impero con l’usura, diventando presto i riferimenti centrali degli affari criminali della zona sud.
E’ servito lo sgombero, invece, per riportare davvero allo Stato due immobili confiscati in provincia. E, almeno nel caso di Capo d’Orlando, è successo quasi per caso che ci si accorgesse che un bene confiscato era ancora, di fatto, nella disponibilità della famiglia colpita dai provvedimenti giudiziari, malgrado fossero passati diversi anni.
E’ il caso della villetta confiscata a Francesco Cannizzo, sulle colline orlandine. Lui, ex cuoco, è stato condannato all’ergastolo ed ha sulle spalle le accuse di associazione al clan dei tortoriciani, traffico di droga ed omicidio. Nell’abitazione continuavano ad abitare i familiari. Qualche settimana fa un inquietante episodio ha palesato il fatto: una testa mozzata di animale davanti ai cancelli della villetta. Due giorni fa, malgrado le eclatanti proteste della moglie e della figlia di Cannizzo, la villetta è stata sgomberata per ordine della Prefettura.
Lo stesso ordine del Prefetto Stefano Trotta è stato eseguito a Letojanni, nello stabile confiscato a Concetto Bucceri. Secondo gli inquirenti l’uomo è “fiduciario” dei barcellonesi nella zona jonica, tanto da essere stato coinvolto nelle operazioni Free Bank e Ghota – Pozzo.