No del Riesame alla richiesta di scarcerazione del sindaco sospeso di Mojo, Bruno Pennisi. Restano in carcere anche la vice Clelia Pennisi e gli altri indagati
MESSINA – Restano in piedi gli arresti scattati a Mojo Alcantara e Malvagna lo scorso 18 maggio, dove nel frattempo i municipi sono stati commissariati dalla Prefettura di Messina, per il rischio di infiltrazioni mafiose. Il Tribunale della Libertà (presidente Vermiglio) ha confermato le ordinanze emesse dal Giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza, dicendo no alle richieste di riesame avanzate dai difensori, gli avvocati Nunzio Rosso, Franco Rosso e Cinzia Panebianco.
Restano in carcere, perciò, il sindaco sospeso di Mojo, Bruno Pennisi, la vicesindaca Clelia Pennisi, i parenti di quest’ultima Carmelo Pennisi, Giuseppe Pennisi, l’ex assessore ai lavori pubblici di Malvagna Luca Giuseppe Orlando.
La Guardia di Finanza aveva portato in cella anche l’imprenditore Antonio D’Amico di Randazzo mentre ai domiciliari è andato Santo Ferraro, imprenditore edile di Santa Teresa Riva. I Pubblici Ministeri Liliana Todaro e Antonella Fradà, titolari del caso, avevano chiesto il rigetto degli appelli dei difensori.
L’inchiesta, battezzata Affari di Famiglia, prende le mosse da precedenti indagini su Carmelo Pennisi, già processato e assolto, nel processo Isolabella, per i legami col clan Cinturino di Catania. Accuse che il pentito Carmelo Porto ribadisce anche in questa indagine e che hanno spinto gli inquirenti ad intercettare le sue conversazioni, quando si trovata in carcere per altri fatti. Le sue conversazioni con i familiari, e quelle intercettate sull’auto dell’assessore di Malvagna e su quella del primo cittadino di Mojo, hanno convinto gli investigatori che Carmelo, tramite i suoi familiari, continuasse a controllare i lavori nei comuni.