Gotha 3: condanne definitive per i boss di Barcellona, nuovo processo per Cattafi

Gotha 3: condanne definitive per i boss di Barcellona, nuovo processo per Cattafi

Alessandra Serio

Gotha 3: condanne definitive per i boss di Barcellona, nuovo processo per Cattafi

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giovedì 02 Marzo 2017 - 08:05

La Suprema Corte ha annullato con rinvio a Reggo Calabria la condanna a 7 anni inflitta al barcellonese. Cristallizzati invece i verdetti per la cupola mafiosa del Longano.

E' da rifare il processo a Saro Pio Cattafi, l'avvocato di Barcellona considerato uomo-ponte tra Cosa Nostra siciliana, i mercati internazionali e i servizi di intelligence nazionali.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione che nella tarda serata di ieri ha emesso il proprio verdetto sull'operazione Gotha 3, il maxi processo alla mafia del Longano. I giudici hanno parzialmente annullato con rinvio la condanna a 7 anni per decisa dalla Corte d'Appello di Messina nel 2015, che a sua volta aveva ridotto la pena rispetto ai 12 anni decisi in primo grado. La Corte d'Appello di Messina aveva sentenziato che le prove della mafiosità di Cattafi si fermavano al 2010, e non c'erano elementi per condannarlo in relazione agli anni successivi.

La Suprema Corte ha rinviato gli atti ai giudici d'appello di Reggio Calabria, che dovranno riesaminare il caso. I giudici d'oltre Stretto potranno decidere autonomamente, alcun esito è scontato, ma dovranno tener conto dei rilievi della Cassazione.

Fatta salva la condanna relativa alla calunnia nei confronti dell'avvocato Fabio Repici e del pentito Melo Bisognano, ex boss di Mazzarrà Sant'Andrea.

La Corte ha invece respinto il ricorso degli altri imputati. Diventano quindi definitive le condanne per la cupola mafiosa barcellonese, inchiodata dal lavoro della Direzione distrettuale antimafia di Messina – in particolare dei pm Angelo Cavallo e Vito di Giorgio, e del Ros dei Carabinieri, iniziato nel 2009.

Definitive quindi le condanne a 5 anni e 8 mesi per Giovanni Rao, di Castroreale, considerato il cassiere della famiglia, ed a 7 anni e mezzo per Giuseppe Isgrò.

leggi anche: la sentenza d'appello

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