Gli arrestati di oggi, molti dei quali connotati nel quadro delle “nuove leve”, avevano il compito di “fare cassa” e “sostenere” le famiglie dei detenuti. A far emergere questo sono stati i 9 lunghissimi mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali messi in atto dai carabinieri del ROS e dai poliziotti del Commissariato di Barcellona.
Agivano per conto della famiglia mafiosa “dei barcellonesi”, alcuni ne facevano parte in maniera attiva, altri ne agevolano il predominio nel Longano attraverso attività di estorsione, detenzione di ami e spaccio di droga. E’ la naturale continuazione dell’Operazione Gotha5 quella che stamattina si chiude con l’arresto di otto persone che avevano messo in piedi una vera e propria organizzazione di spaccio in tutto il barcellonese e oltre. Si tratta di soggetti che già erano finiti in manette durante Gotha5, lo scorso 16 aprile (leggi qua), quando l’inchiesta coordinata dalla DDA di Messina inflisse un colpo durissimo alle nuove leve mafiose del Longano, firmando 22 arresti e sgominando i nuovi clan di Barcellona e Mazzarrà Sant’Andrea.
Con l’accusa di estorsione, porto e detenzione di armi, detenzione e spaccio di droga, il Gip Maria Luisa Materia ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per: Mario Pantè, 45 anni, nato a Vittoria ma residente a Mazzarrà Sant’Andrea; Giovanni Pino, 32 anni, nato a Milazzo ma residente a Furnari; Sebastiano Torre, 48 anni, nato a Barcellona ma residente a Mazzarrà Sant’Andrea; Salvatore Calcò Labruzzo, 63 anni, nato a Tortorici ma residente a Tripi; Giuseppe Ofria, 21 anni, nato a Milazzo ma residente a Barcellona; Alessio Alesci, 25 anni, nato a Milazzo ma residente a Barcellona; Bartolo D’Amico, 26 anni, nato a Messina ma residente a Barcellona; Marco Chiofalo, detto “Balduccio”, 22 anni, di Barcellona.
Le indagini scattarono nel 2013 quando, grazie alle dichiarazioni di Salvatore Artino (figlio di Ignazio, esponente di primo piano della cosca mafiosa dei Mazzarroti), gli inquirenti iniziarono a mappare il nuovo panorama delle due cosche mafiose, rinate e riorganizzate dopo le stangate delle varie operazioni Gotha. In particolare, gli arrestati di oggi, molti dei quali connotati nel quadro delle “nuove leve”, avevano il compito di “fare cassa” e “sostenere” le famiglie dei detenuti. A far emergere questo sono stati i 9 lunghissimi mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali messi in atto dai carabinieri del ROS e dai poliziotti del Commissariato di Barcellona. Ma non solo, perché a dare un grande contributo alle indagini sono state anche le dichiarazioni delle vittime delle estorsioni che, invece di tacere in maniera omertosa, hanno deciso di collaborare e parlare.
E’ emerso come poco prima che scattasse Gotha 5, Giovanni Pino e Sebastiano Torre avessero costretto una ditta di Furnari, operante nel settore edilizio, a pagare una tangente del 2% dell’importo complessivo dei lavori (55mila euro) ottenuti. Già pochi giorni prima della retata, i due avevano ottenuto 600 euro di acconto, la cosiddetta “rata di Pasqua”, e l’avevano fatto pressando l’imprenditore con una bottiglia incendiaria messa davanti al deposito della sua ditta. Perché era così che agivano le “nuove leve”, soprattutto in prossimità delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto, quando le casse delle famiglie dovevano essere mantenute ed alimentate.
Nello stesso contesto, Mario Pantè fu arrestato per estorsione con l’aggravante mafiosa poiché aveva preteso da un albergo il pagamento di una tangente di 1000 euro. Stesso modus operandi di Giuseppe Cammisa e Sebastiano Torre che, facendo leva sulla loro appartenenza ai “mazzarroti”, minacciarono lo stesso titolare dell’albergo affinché pagasse il pizzo da 1000 euro.
Dalle indagini dei militari del ROS emerge chiara anche la figura Salvatore Calcò Labruzzo, già colpito da ordinanza nel 2011 con l’Operazione Gotha 4, considerato l’anello di congiunzione tra la famiglia mafiosa dei barcellonesi e la cosca dei tortoriciani. Erano stati proprio i collaboratori di giustizia Santo Gullo e Salvatore Artino a parlare di Labruzzo come il “cassiere del pizzo” estorto ad una impresa dal 2000 al 2011.
Alessio Alesci, Bartolo D’Amico, Marco Chiofalo e Giuseppe Ofria, invece, erano stati identificati già in Gotha5 come soggetti legati all’attività di spaccio. E proprio a loro, oggi, il Gip contesta l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver usato armi. Per arrivare a questo quadro generale, i militari della Compagnia di Barcellona hanno messo nella Volkswagen Touareg di Alesci e Ofria diverse cimici. Tutti i soldi che venivano dallo spaccio, erano poi destinati a mantenere i detenuti in carcere, in particolar modo i fratelli Carmelo e Lorenzo Mazzù (arrestati nel 2013 durante Gotha4). A tenere le redini dell’intera organizzazione di spaccio erano proprio Alesci e Ofria, considerati i leader. (Veronica Crocitti)