Oggi l'interrogatorio di Giuseppe Capurro, il consigliere comunale ai domiciliari per concorso esterno al clan Ventura di Camaro. Intanto il Consorzio Autostrade precisa di non aver mai affidato lavori alla ditta dei Pernicone, sequestrata il giorno del blitz
E' stata un'altra lunga giornata, quella di ieri, per il Giudice per le indagini preliminari Maria Teresa Arena. Il giudice che ha siglato i provvedimenti del blitz Matassa, scattato giovedì scorso, ha quasi completato gli interrogatori di garanzia di tutti gli arrestati, comprensi quelli ai quali ha concesso i domiciliari. Oggi tocca al consigliere comunale Giuseppe Capurro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, anche lui andato ai domiciliari. L'impressione è che l'esponente del centro destra, difeso dagli avvocati Daniela Agnello e Nino Cacia, voglia rispondere alle domande del giudice. "Siamo sicuri che il nostro assistito dimostrerà la sua estraneità ai fatti", ha annunciato qualche giorno fa l'avvocato Cacia.
Intanto, con una nota ufficiale, i vertici del Consorzio Autostrade Siciliane hanno chiarito di non aver affidato lavori ai Pernicone.
Il presidente Rosario Faraci ha effettuato una ricerca interna e precisa che, né con la Consorzio Sociale Siciliano né direttamente a Giuseppe e Angelo Pernicone, sono stati affidati lavori di manutenzione verde. Le ditte non hanno partecipato a gare indette dal Cas, non esistono pagamenti in loro favore, non hanno presentato istanza per essere incluse nell'albo dei fornitori né sono state affidatarie come imprese di fiducia.
Il riferimento di Faraci è alle conversazioni, intercettate dalla Squadra Mobile, in cui i Pernicone si intersessavano a dei lavori del Cas per 200 mila euro, e al successivo intervento di Paolo David per accreditarli presso i vertici del Consorzio, intervento anche questo dedotto dalle conversazioni telefoniche, stavolta effettuate sulle utenze del consigliere comunale, anche lui arrestato nella retata.
Alessandra Serio