Nei titoli di coda de "La mafia uccide solo d'estate" compare la regione Lazio e non la regione Sicilia… Pif, Pierfrancesco Diliberto, racconta un pezzo della sua vita che è anche la nostra vita che ci ha fatto ricordare dove viviamo. Nel bene e nel male
Un ragazzo palermitano ha realizzato un film importante. Una storia d’amore. Assoluta. Ambientata nella storia recente, raccontata con grande sensibilità, dove l’innamoramento di un bambino entra e si intreccia nella vita di chi, soprattutto suo coetaneo, ha vissuto in Sicilia gli ultimi 35/40 anni, anno per anno, morto dopo morto, bomba dopo bomba. Tutto mi faceva sentire in quel film. L’imbarazzo e l’ingenuità di Arturo e Flora che solo i bambini posseggono, ero negli stessi anni alle elementari avevo quel grembiule e quell’innocenza. Quando anche io capivo ancora poco. L’incoscienza dei bambini, la delusione di un adulto che non ti capisce, la gioia di trovare un amico che si fida di te, il dolore di essere stata spettatrice impotente di stragi di uomini e donne, magistrati, poliziotti, giornalisti che stavano solo svolgendo il loro lavoro al meglio, credendoci, senza compromessi. Anche per me. Per noi. L’incapacità di capire perché. Ero e sono quel film. Quel film che dell’uomo Boris Giuliano mostrava i baffi sporchi di zucchero delle iris, dolci palermitani, che parla ad un bambino il cui “idolo” era diventato Andreotti, per un problema di comunicazione col padre come si direbbe oggi. Che quando vedi il poster del Giulio nazionale attaccato alla porta della cabina a mare non puoi non ridere. Come non puoi non saltare sulla poltrona quando esplode l’auto di Chinnici. O sorridere quando s’intrufola per intervistare il generale Dalla Chiesa. Un mini giornalista d’assalto. Quanta tenerezza.
Sono uscita col groppo in gola. Come se tutto mi riguardasse, che tutti fossero miei parenti. La mia famiglia. Il mio sangue. Quassud, come chiamo io la mia isola, conviviamo con una storia ingombrante, che spesso rimuoviamo per paura, per vergogna, per la fretta, per abitudine? Percorriamo ogni giorno marciapiedi pieni di lapidi, guidiamo lungo strade che quando ci passi i brividi corrono su tutto il corpo. Sfogliamo i calendari Commemorazione dopo commemorazione. Dissi una volta che a noi al sud ci viene chiesto di essere più forti, più bravi, più tolleranti, più determinati. Uno sforzo superiore al resto d’Italia (le classifiche della vivibilità ogni anno, lo certificano, sono lo specchio del livello di qualità della vita a queste latitudini). Nei titoli di coda de “La mafia uccide solo d’estate” compare la regione Lazio e non la regione Sicilia… E ringrazio Pif, Pierfrancesco Diliberto, per questo pezzo della sua vita che è anche la mia vita che mi ha fatto ricordare dove vivo. Nel bene e nel male.
Nel tempo, quel tempo che rende quel bambino alla fine del film padre orgoglioso della sua Terra, rimasto nella sua Terra e memoria della sua storia che per avere senso deve e può solo essere maestra di vita. Così chiuderei con le parole di Arturo: “Quando sono diventato padre ho capito due cose: la prima che avrei dovuto difendere mio figlio dalla malvagità del mondo, la seconda che avrei dovuto insegnargli a distinguerla”.
Ps: “Un tributo anche a “Cassè e cauci ‘nto culu” mi colpì l’improbabile matrimonio tra il francese ed il siciliano, che musica…