Il sindacato invita tutti ad impegnarsi per monitorare la salute finanziaria di palazzo Zanca, a partire dal gettito Imu del 2012, che ammonta a 36 milioni e 266mila euro. Un dato che ricalca il quadro nazionale e che testimonia come il gettito Imu sia strettamente connesso agli immobili di categoria A, categoria che riguarda le abitazioni, ed in particolare alle abitazioni principali
Puntare ad una maggiore trasparenza e ad una accurata analisi dei fondi in entrata, debellare l’evasione fiscale e far sì che uffici amministrativi e Serit facciano il loro dovere recuperando i tributi dovuti e disincentivando, o meglio, impedendo, il proliferare dei furbi. Questa, secondo il segretario generale della Uil, Costantino Amato, la ricetta per allontanare, se non scongiurare lo spettro del dissesto finanziario che, sempre più pesantemente incombe su Palazzo Zanca.
“Come sindacato – precisa Amato – avevamo già da diverso tempo chiesto ai nostri amministratori maggiore trasparenza nella gestione dei fondi in entrata e in uscita, ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Ecco perché oggi vogliamo chiedere a tutti i candidati a sindaco di mettere al primo posto nella loro agenda la questione della trasparenza degli atti pubblici. Un atto dovuto nei confronti dei cittadini e necessario il recupero della credibilità della politica locale.”
“A tal fine – sottolinea Amato – la Uil si assume l’impegno di vigilare sulla salute dei conti di palazzo Zanca, a partire proprio dai dati sul gettito Imu 2012, una tematica di grande attualità, se si pensa che migliaia di cittadini dovranno a breve fare i conti con l’imposta.”
36 milioni 266 mila euro. Tanto il valore del gettito Imu riscosso l’anno scorso dal Comune di Messina (dati del Dipartimento Tributi di Palazzo Zanca). Una cifra importante il cui 23,27 per cento (8 milioni 440 mila 561 euro) deriva dalle abitazioni principali, l’1,35 per cento (491 mila 361) dai terreni agricoli, l’1,89 per cento (688 mila 818) dalle aree fabbricabili e il 73,47 per cento (26 milioni 645 mila 267) da altri fabbricati, ivi compresi seconde case, locate e non, immobili ad uso produttivo, pertinenze, negozi e botteghe, uffici e studi privati.
Un dato che ricalca il quadro nazionale e che testimonia come il gettito Imu sia strettamente connesso agli immobili di categoria A, categoria che riguarda le abitazioni, ed in particolare alle abitazioni principali.
“Con la revisione dell’Imu sulla prima casa – spiega Costantino Amato – si corre il rischio di “premiare” anche i contribuenti con redditi medio alti, sacrificando parte delle esigue risorse che potrebbero essere indirizzate verso quelle che oggi rappresentano delle vere e proprie emergenze sociali. La base imponibile dell’Imu, infatti, si determina partendo dalla rendita catastale, che per le abitazioni è determinata in base ai vani e per gli altri immobili in base ai metri quadri, ed è totalmente svincolata del reddito. Ecco perché sosteniamo la necessità di rivedere l’Imu sulla prima casa per dare respiro ai redditi fissi, esentando per esempio le case gravate da mutuo, facendo pagare aliquote differenziate in base al reddito Isee, ed escludendo dalla sospensione coloro che vivono nelle cosiddette “case di lusso”. Necessario diviene poi applicare aliquote agevolate anche per gli immobili destinati ad uso produttivo, dando respiro anche all’imprenditoria in momento di fortissima crisi come questo. Abbassare il carico fiscale sul lavoro e non sul patrimonio rappresenta infatti l’unica garanzia di equità del sistema fiscale ad ogni livello.”
puntassero prima il dito su se stessi e sui loro amici politici che dissestano enti senza pagare mai e aumentano le tasse senza fornire servizi