Il sindaco di Falcone, Santi Cirella ha scritto una lettera aperta al giornalista Antonio Mazzeo per confutare il suo articolo "Falcone colonia di mafia" e spiegare le motivazioni della querela. Intanto l'attivista Renato Accorinti, in un video, esprime solidarietà a Mazzeo e invita i cittadini a non lasciarlo da solo "altrimenti si è complici".
Caso Mazzeo, atto terzo. La vicenda che ha visto il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo querelato dalla giunta del comune di Falcone per danni all’immagine, si arricchisce di due personaggi: lo stesso sindaco di Falcone, Santi Cirella e Renato Accorinti. Motivo d’attrito tra Mazzeo e l’amministrazione di Falcone è stato un articolo scritto a metà agosto e pubblicato nella rivista online “I siciliani giovani”, dal titolo: “Falcone colonia di mafia, fra Tindari e Barcellona”. Un titolo esplicito che ha fatto infuriare i rappresentanti della cittadina al pari del contenuto, in cui si analizza nel dettaglio, tramite documenti e varie testimonianze – dai membri del partito di opposizione Rinascita Falconese ad alcuni collaboratori di giustizia – le infiltrazioni mafiose nel territorio del comune stretto tra Tindari e Barcellona P. G. La querela – le cui procedure sono state avviate da una delibera della giunta approvata dal sindaco il 24 agosto scorso- ha sollevato scalpore e sdegno nella società civile provocando una vera e propria pioggia di testimonianze di solidarietà a favore del giornalista Mazzeo in particolare, ma anche, a ben vedere, della libera informazione in generale e di quell’articolo 21 della nostra costituzione tanto dato per scontato, forse, da essere troppo spesso dimenticato. Dal gruppo facebook nato appositamente per l’occasione, “Io sto con Mazzeo”, alla vignetta di Lelio Bonaccorso, passando per i comunicati di solidarietà di partiti, associazioni e semplici cittadini. Anche Renato Accorinti si schiera a fianco dell’autore – ci sembra doveroso ricordarlo sempre – di opere come “I padrini del ponte” e “Le mani sull’università”. Accorinti attesta la sua solidarietà, con un video in cui spicca l’ormai tradizionale maglia rossa con la scritta “No Ponte” e in cui accomuna già nel titolo l’episodio della querela a Mazzeo con l’ennesimo atto di vandalismo ai danni della comunità Lelat, definendoli “due fatti inquietanti che si sono verificati nel mese di agosto”. Accorinti ricorda episodi analoghi avvenuti a Barcellona e il caso del giornalista Antonello Caporale che parlò di “cloaca” riferendosi a Messina e Reggio Calabria, solo per sottolineare, però, come le due città erano state ridotte dalle inadempienze amministrative – secondo Accorinti – e per questo querelato dall’allora sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. In un caso come nell’altro vale la logica di bendarsi volontariamente gli occhi prendendosela con chi non è disposto a fare altrettanto. “Invece di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia vanno a denigrare un giornalista come Mazzeo che fa seriamente il suo lavoro”, si sfoga l’attivista dell’ambiente e del sociale, che invita i cittadini a non lasciare sole queste coraggiose figure del libero pensiero, altrimenti “si diventa complici”. Il sindaco di Falcone, Santi Cirella, però, non subisce in silenzio questo coro di biasimo, scrivendo una – lunghissima – lettera aperta ad Antonio Mazzeo per confutare le tesi del suo articolo e chiarire le motivazioni della querela. Cirella accusa il giornalista di non aver interpellato l’amministrazione, non offrendo così la possibilità ai rappresentati istituzionali di esprimersi sui fatti narrati nell’inchiesta. Per questo, definisce l’articolo il frutto “di una visione parziale e di parte”. Respinte le accuse di cementificazione selvaggia e – ovviamente – di implicazioni mafiose durante le ultime elezioni del 2011. Lo sfogo del sindaco, più che affrontare il tema della criminalità organizzata, tende a screditare le fonti su cui si basa una parte dell’inchiesta, soprattutto il partito d’opposizione, Rinascita Falconese, capitanato dal banchiere Filiti. Recita il sindaco: “fidarsi delle fonti è bene, non fidarsi è meglio”. Intanto sulla pagina facebook di Mazzeo, lo stesso giornalista – di ritorno dal recente festival del giornalismo di Barcellona – fa notare, esprimendo a sua volta solidarietà, un caso analogo verificatosi proprio in questi giorni: un giornalista di ventisette anni della provincia di Catania, Vincenzo Barbagallo, che aveva ripreso un agente della municipale portare la spesa a domicilio con l’auto di servizio, è stato denunciato. Irritarsi è umano. Replicare un diritto. Querelare un’aggressione al libero giornalismo e al libero pensiero.
(Eleonora Corace)
Sono con Antonio Mazzeo e in nome della libertà d’espresssione.
Un conto è la libertà d’espressione ed il diritto alla informazione ed un altro è la demonizzazione gratuita, la menzogna, l’offesa dell’avversario di chi non sta dalla tua parte.
Di Pietro, Travaglio, Grillo sono l’emblema della politica urlata, basata sull’insofferenza e la distruzione pscologica e sociale dell’altro.
Ci sono i mafiosi, i delinguenti, gli affaristi, ma insultare senza rispetto tutto e tutti, addirittura un intero popolo senza la garanzia (anche questa stabilita dalla Costituzione) della dignità umana è obiettivamente troppo.
Non se ne può più. Esiste un codice penale: gridare su una rivista ad una intera città, a tutto un consiglio comunale “mafiosi” solo perchè non sono dalla mia parte politica, non può essere spacciato per informazione ma solo per quello che è: ingiuria e diffamazione. Non basta essere di estrema sinistra per essere giustificato.
Si perchè per caso si è “muzzicato la lingua”……….ha detto la verità.