Schiaffeggiò la compagna incinta, poi la maltrattò anche davanti al figlio, infine minacciò i genitori di lei. Scatta severa condanna per messinese violento
E’ stato condannato a 3 anni e mezzo di reclusione un 32enne di Messina denunciato dalla ex compagna e dai genitori di lei per diversi episodi di maltrattamenti. L’ultimo risale alla prima metà del 2018, quando è scattato il codice rosso e per l’uomo il divieto di avvicinamento alla ex, che allora aveva 22 anni, e ai familiari di lei.
La ragazza, dopo alti e bassi nella relazione con l’uomo, si era decisa ad andare a convivere stabilmente con lui, rimasta incinta di 3 mesi. Le cose, però, nell’abitazione della coppia, non andavano bene, lui aveva avuto comportamenti aggressivi ed erano volati schiaffi. Incinta di otto mesi, all’ennesimo colpo violento dell’uomo la ragazza ha deciso di andarsene.
Alla nascita del figlio i due sono tornati a convivere. Dopo qualche settimana, l’uomo è tornata a schiaffeggiarla. Quando ha alzato le mani anche davanti al bimbo di 5 mesi la ragazza, spaventata, ha fatto nuovamente le valigie e si è rifugiata a casa dei genitori. E’ lì che lui si è presentato, la stessa sera, brandendo un grosso bastone e minacciandoli, chiedendo di poter vedere il bambino.
L’intervento dei Carabinieri ha evitato il peggio, e per il trentaduenne è scattato il divieto di avvicinamento. La ragazza si è affidata all’avvocato Cettina La Torre ed ha affrontato il processo come parte civile.
Ieri l’uomo, difeso dall’avvocato Fabrizio Alessi, è comparso davanti al giudice monocratico Silipigni che lo ha condannato per maltrattamenti e violenza privata nei confronti dei genitori della vittima. In aula si è scoperto non era nuovo a episodi del genere. Il giudice, infatti, ha anche revocato la sospensione condizionale della pena concessa al ragazzo per una precedente condanna per lesioni nei confronti di un’altra donna.
Il trentaduenne è stato processato dal giudice monocratico perché l’intervento dei carabinieri è precedente all’agosto 2018. Se fosse successo dopo sarebbe stato processato dal giudice collegiale, rischiando una pena ancora più severa. Il codice rosso, infatti, ha inasprito le misure per chi usa violenza alle donne, affidando la competenza esclusiva per questo genere di reati ai collegi.