Sì del giudice all'archiviazione delle ipotesi di reato per 30 consiglieri comunali, che vanno ad aggiungersi agli 11 tra dirigenti e consiglieri già archiviati. Restano 32 le persone sospettate di non aver dichiarato il dissesto "con dolo". Cade in particolare l'ipotesi del "patto politico".
Si torna al quadro tracciato inizialmente dai primissimi accertamenti nell’inchiesta sui bilanci comunali. Il Giudice per le indagini preliminari Giovanni De Marco ha detto sì alle 30 richieste di archiviazione mosse dalla Procura di Messina nei confronti di altrettanti consiglieri comunali, inizialmente indagati per il mancato dissesto “non” dichiarato tra il 2010 e il 2013 dal comune di Messina.
Escono quindi dall’inchiesta i consiglieri comunali Roberto Sparso, Giuseppe Ansaldo, Angelo Burrascano, Gaetano Caliò, Giuseppe Capurro, Nino Carreri, Giuseppe Chiarella, Bruno Cilento, Giovanni Cocivera, Carmelo Conti, Giovanna Crifò, Antonio Fazio, Marcello Greco, Pietro Iannello, Giuseppe Magazzù, Vincenzo Messina, Giorgio Muscolino, Giuseppe Previti, Roberto Nicolosi, Mario Rizzo, Paolo Saglimbeni, Salvatore Serra, Antonio Spicuzza, Sebastiano Tamà, Salvatore Ticonosco, Antonio Restuccia.
E’ la seconda tornata di archiviazioni disposte dal giudice nell’ambito dell’inchiesta, che vanno ad aggiungersi alle 11 posizioni, tra consiglieri comunali e dirigenti, archiviate qualche mese fa. Il pubblico ministero Antonio Carchietti un anno fa ha convocato tutti e 63 le persone coinvolte nella vicenda: dirigenti di settore che hanno predisposto gli atti prodromoci ai bilanci, consiglieri comunali che hanno discusso, votato o bocciato gli atti politici, assessori e ovviamente il sindaco Giuseppe Buzzanca. Meno della metà di loro ha deciso di rispondere, chiarendo la loro posizione. Oggi la gran parte dei consiglieri comunali esce dall’inchiesta, così come molti dirigenti di settore.
L’inchiesta si focalizza adesso sui 32 indagati, cioè il primo cittadino, il segretario generale Ferdinando Coglitore, la giunta e una parte dei dirigenti. Anche la seconda parte delle archiviazioni fa leva sul profilo penale delle responsabilità ipotizzate, in particolare sulla difficoltà di sostenere in sede penale il “patto politico” per votare un bilancio che in realtà sarebbe stato doveroso bocciare.
(Alessandra Serio)