In ricordo di Maria Costa, poetessa

In ricordo di Maria Costa, poetessa

Tosi Siragusa

In ricordo di Maria Costa, poetessa

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lunedì 12 Settembre 2016 - 07:21

“Chista è Maria, amanti da scrivania”. Un ricordo della poetessa originaria di Paradiso, ultima depositaria della cultura orale messinese

A più riprese chi scrive si è interrogata sull’opportunità di rendere noti i propri pensieri e le riflessioni all’indomani della dilaniante ancorchè prevedibile dipartita della grande Maria, poetessa dell’anima e anima bella fra le belle. Ci si è chiesti in particolare quale avrebbe potuto essere il fine (oltre lo scontato e meritevole omaggio alla persona e artista) da parte di chi, come la scrivente, avrebbe però, per un verso, potuto muovere astratte critiche al sistema – che in vita non ha certo tributato i dovuti riconoscimenti alla Costa, a parte i tardivi passaggi burocratici intrapresi per il sussidio Bacchelli e l’iscrizione nel registro delle Eredità Immateriali – per l’altro avrebbe però riconosciuto come non siano necessari lo sguardo benevolo e l’apprezzamento altrui, quali componenti, cioè, che devono necessariamente afferire all’esistenza dell’artista, perché il suo valore sia ontologicamente incontestato (e di ciò la storia offre mille e mille esempi).

Del resto, la poesia di Maria, sempre più in lingua siciliana, e ancor più spesso messinese, se è certo portatrice di immediatezza, oralità, e quasi di oracolità, in una lingua come è dello sberleffo e delle emozioni “di pancia”, non si può dire possa sempre raggiungere quel consenso, oltre che popolare, anche critico, unanime. La sottoscritta poi, in genere, non ama particolarmente i versi di tal fatta. E allora, perché questo articolo? Sembra doveroso – non conoscendo le ultime volontà di Maria – tacere sulla carrozza d’epoca (Molonia) trainata da quattro cavalli, certo suggestiva ma sfarzosa e apparentemente non confacente alla persona, mi pare utile citare invece una confidenza fatta a chi scrive dalla “Bella” durante un colloquio – mentre era in preparazione uno degli ultimi eventi ai quali nel dicembre 2015 Maria ha fatto l’onore di presenziare – presso la sua deliziosa casetta ottocentesca (una delle “case basse”) che sapeva di lei e la rappresentava, con il sottotetto dipinto di blu, i suoi ritratti, i motteggi sul mare e i venti “gentili e fitenti”: e cioè sul suo essere pronta al trapasso, sul suo non temerlo, ritenendolo anzi una fase dell’esistenza e soprattutto sull’essere consapevole di avere ben speso la vita, compiendo tutto quanto “poteva” porre in essere. Chi scrive è stata in quel momento attraversata da profonda ammirazione per chi aveva accettato la sua umana condizione e realizzato tutto quanto riteneva a sé confacente, senza rincorrere falsi miti e il desiderio di essere chi non avrebbe potuto incarnare. Maria, al di là della sua grazia innata, del cercare di essere persona giusta, della mancanza di uno sguardo compiacente verso il potere, della scelta della parola sempre ardente, era quindi – e questo credo sia stato il suo tratto principale – una filosofa del saper vivere e l’aver redatto e firmato quel suo epitaffio, poi affisso pubblicamente al suo funerale – di cui aveva fatto cenno alla sottoscritta – dimostra ancor più la rara preparazione alla buona morte, possibile solo in chi ha attraversato bene la propria esistenza.

Maria non aveva creato una sua famiglia, perché la sua apertura al mondo, alla sua gente, e il suo darsi per intero alla sua poesia “cuntata” a memoria – ultimamente si rammaricava di essere diventata un po’ smemorata – e resa soprattutto attraverso la gestualità e la mimica facciale, non glielo avevano reso possibile. I suoi versi, ora come frecce puntute e ora come soavi fiori, i suoi ritratti attraverso le pennellate che sapeva sapientemente ricreare, difficilmente saranno scordati, come quel suo viso in cui le mille rughe e il colorito scuro rendevano, più di ogni altro elemento, testimonianza dell’intensità del suo stare al mondo, con naturalezza e senza paracadute. Questo scritto con l’auspicio che la tua città, dolce Maria, ti possa tenere stretta in un abbraccio duraturo (è più probabile accada ora che la tua presenza terrena ci ha abbandonati) perché ne hai cantato l’identità e la memoria, fondamentali per noi nel cammino futuro.

Tosi Siragusa

4 commenti

  1. BUON GIORNO CARO SCRITTORE,
    OLTRE A RENDERE OMAGGIO ALLA SPLENDIDA MARIA , VOLEVO CONGRATULARMI CON LEI PER L’ELEGANZA DELLE SUE PAROLE CHE, MESSE UNA DIETRO L’ALTRA, DESCRIVONO CON MOLTA ACCURATEZZA LA POETESSA MARIA .
    SONO SICURO CHE MARIA LEGGENDO DA OLTRE MONDO QUESTE PAROLE COMPORRA PER LEI UNA DELLE SUE POESIE PER RINGRAZIARLA DI QUANTO LE HA OMAGGIATO.

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  2. BUON GIORNO CARO SCRITTORE,
    OLTRE A RENDERE OMAGGIO ALLA SPLENDIDA MARIA , VOLEVO CONGRATULARMI CON LEI PER L’ELEGANZA DELLE SUE PAROLE CHE, MESSE UNA DIETRO L’ALTRA, DESCRIVONO CON MOLTA ACCURATEZZA LA POETESSA MARIA .
    SONO SICURO CHE MARIA LEGGENDO DA OLTRE MONDO QUESTE PAROLE COMPORRA PER LEI UNA DELLE SUE POESIE PER RINGRAZIARLA DI QUANTO LE HA OMAGGIATO.

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  3. Quando l’ho conosciuta.. solo qualche anno fà (purtroppo) in casa di comuni amici, sono rimasto “folgorato” ammirato ma anche sorpreso che tale “eccellenza” poetica non avesse il giusto apprezzamento da parte della città ( che conta). Incontrando qualche amico…ancora sotto l’emozione eccitata manifestavo lo stupore e la gioia della esistenza di Maria. Ho subito pensato che ella fosse una “incarnazione” dell’autentico spirito poetico che aleggia indelebilmente nell’animo dell’essere umano. Mi sono poi ritrovato perfettamente nel ricordo-omelia di Sergio Todesco. Mi premeva un doveroso omaggio ad una grande messinese.

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  4. Quando l’ho conosciuta.. solo qualche anno fà (purtroppo) in casa di comuni amici, sono rimasto “folgorato” ammirato ma anche sorpreso che tale “eccellenza” poetica non avesse il giusto apprezzamento da parte della città ( che conta). Incontrando qualche amico…ancora sotto l’emozione eccitata manifestavo lo stupore e la gioia della esistenza di Maria. Ho subito pensato che ella fosse una “incarnazione” dell’autentico spirito poetico che aleggia indelebilmente nell’animo dell’essere umano. Mi sono poi ritrovato perfettamente nel ricordo-omelia di Sergio Todesco. Mi premeva un doveroso omaggio ad una grande messinese.

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