L'attrice è nel cast del film di Roberto Andò e sta girando "I leoni di Sicilia"
Marika Pugliatti, lei è un’attrice principalmente di teatro e ha anche scritto e diretto due pièce, 100calls e SU-A. Adesso è nelle sale nel ruolo di Carmela Principato nel film “La stranezza” di Roberto Andò. Il suo personaggio appare inquietante, soprattutto per il personaggio interpretato da Valentino Picone, e il registro risulta comico. Come si è preparata a questo personaggio?
“Bene, sono felice che il bersaglio sia stato centrato perché comica è l’accoppiata che nel film formo con Picone. Soprattutto se s’immagina che a interpretare mio padre sia Tuccio Musumeci, che nel film è anche l’ex titolare della ditta di pompe funebri gestita malamente da mio marito. Secondo me una delle chiavi del successo della Stranezza sta proprio in questo: il cast. Il lavoro fatto da Roberto Andò e dalla casting director Chiara Agnello è stato molto preciso nella scelta degli attori, dal ruolo più grande a quello più piccolo, come il mio. Leggendo la sceneggiatura, ho capito che avrei preso parte a un film fatto da artigiani, con quella sapienza antica con cui si faceva una volta il cinema. Con la stessa maestria con cui gli sceneggiatori cesellavano i personaggi della cosiddetta commedia all’italiana, che sapeva parlare a un pubblico colto e popolare. Commedia che era comica e amara, leggera e drammatica, che raccontava storie di fantasia ma totalmente credibili, che era cinema ma anche teatro. Per il ruolo di Carmela mi sono ispirata proprio a quel cinema, a quei personaggi femminili e alle attrici che li interpretavano. Ma in tutto ciò che faccio il mio sguardo è sempre lì rivolto”.
Come è stata l’esperienza sul set?
“Estremamente divertente. Posso raccontare un aneddoto. Il mio primo giorno di set sarebbe stato a Castel Madama, vicino Roma, per girare la scena del teatro. Prima della partenza la produzione aveva organizzato i tamponi domiciliari e io purtroppo sono risultata positiva, asintomatica con una carica virale bassissima. Ero avvilita ma la produzione non ha mollato e al risultato finalmente negativo del test, come in un film d’azione, mi ha fatto prendere al volo un aereo per Roma, portata di corsa sul set, vestita, truccata, pettinata in cinque minuti e catapultata nell’atmosfera fumosa e vociante di un teatrino dei primi del novecento. “Benvenuta Màrika!” è stato il saluto di Roberto Andò dal palcoscenico e io, presa ancora dalla furia di quella corsa, ho tuonato: “Non Màrika, Marìka!”, sottolineando l’accento sulla “i” di Marìka e provocando così una risata generale. Questo per dire che si respirava un’aria leggera e rilassata nonostante il rigore, la precisione e la professionalità di tutti i reparti. Insomma tutto è filato liscio come l’olio, in grande armonia e leggerezza”.
Da Marchetti a Castellaneta, Perriera, Vetrano, Randisi, Cuticchio, Lavia, la sua carriera teatrale è ricca di esperienze importanti sul piano della formazione e del lavoro sul palcoscenico. Che cosa è per lei il teatro?
“Il teatro è la mia famiglia. La mia prima volta sul palcoscenico è stata come se finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo. I miei primi passi sono stati con Pupetto (Donato Castellaneta) e poi con Carlo Cecchi, degli attori più che registi. Ho imparato che il teatro è fatto fondamentalmente dagli attori. Poi c’è stata l’esperienza con Romeo Castellucci, per il quale sono stata Clitennestra nell’Orestea. Poi con il collettivo artistico Lemosche, con Olivier de Sagazan, con Marussich, con il brivido della performance che è un po’ come tuffarsi nel vuoto. Il cinema mi fa sentire quei brividi, pur rimanendo in un’atmosfera familiare, protetta. Al ciak sento che la scena prende vita e tutto lo studio fatto in precedenza sul copione e il mio bagaglio tecnico spariscono nell’immediatezza ed estemporaneità dell’azione”.
Lei è nata a Messina e dopo il liceo al La Farina è andata via. Ma mantiene un rapporto con la sua città?
“Molto poco. E lo faccio perché a Messina vivono mia mamma e mio fratello Carmelo ma io sono fuggita da Messina. Mi ci sentivo molto stretta, sempre un po’ straniera. E così difatti sono partita. Prima Palermo, poi Roma, poi Madrid, e di nuovo Palermo, dove ormai vivo da tanti anni”.
Progetti in corso e futuri?
“Sto girando I leoni di Sicilia, la serie diretta da Paolo Genovese sulla famiglia Florio, prodotta da Disney Plus, e il prossimo anno uscirà il nuovo film di Emma Dante in cui interpreto un personaggio di nome Daniela. Per ora non posso dire altro”.
Che idea si è fatta di Messina, dal punto di vista del teatro e della cultura, sebbene a distanza?
“La situazione è triste e complessa, non solo a Messina ma in tutt’Italia. Mi chiedo soltanto come si possa organizzare una stagione teatrale e musicale senza prima aver nominato un direttore artistico. Parafrasando le battute dei becchini Ficarra e Picone al professore di Letteratura Pirandello/Toni Servillo, proprio nel film La stranezza, il teatro non è degli impiegati e dei burocrati ma è di chi il teatro lo fa”.