Detenuto ricoverato per sospetta tubercolosi al Papardo. Colloqui sospesi e tensione a Gazzi

Detenuto ricoverato per sospetta tubercolosi al Papardo. Colloqui sospesi e tensione a Gazzi

S.A.

Detenuto ricoverato per sospetta tubercolosi al Papardo. Colloqui sospesi e tensione a Gazzi

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mercoledì 03 Aprile 2013 - 07:49

E' stato ricoverato con urgenza presso il repartino dell'ospedale Papardo uno dei detenuti presso la casa circondariale di Gazzi. Si sospetta un caso di TBC. Al carcere, sospesi i colloqui in via precauzionale. Parenti dei detenuti imbufaliti per mancata informazione, per la scarsa igiene all'interno della struttura e per l'inesistenza dei controlli sanitari

“Un detenuto italiano ristretto presso la Casa Circondariale di Messina è stato ricoverato con urgenza presso il “Repartino” dell’Ospedale Papardo di Messina per sospetta TBC.” A comunicarlo è Mimmo Nicotra, segretario generale aggiunto dell’Osapp. Dopo le ripetute denunce per la situazione disumana in cui sono costretti a vivere detenuti e operatori della polizia penitenziaria, oggi la notizia di un presunto caso di TBC punta i riflettori sulle condizioni sanitarie interne alle case circondariali.
“Il detenuto in questione svolgeva attività lavorativa presso la cucina detenuti della Casa Circondariale di Gazzi ed è per questo che precauzionalmente la Direzione dell’Istituto messinese ha isolato per motivi sanitari anche tutti gli altri detenuti che hanno lavorato negli stessi ambienti carcerari o che hanno diviso spazi comuni detentivi con il detenuto”.

Come spiegato da Nicotra “la Direzione della Casa Circondariale ha avviato la necessaria profilassi di vaccinazione rivolta sia al Personale di Polizia Penitenziaria, al personale socio-educativo che alla restante popolazione detenuta che si presume abbia avuto contatto con le detenuto attualmente ricoverato presso il Repartino dell’Ospedale Papardo per sospetta TBC”.

“Inoltre, dichiara il sindacalista dell’Osapp, è evidente che episodi di questo tipo mostrano ancora, e qualora ve ne fosse la necessità, tutte le lacune della sanità penitenziaria italiana perchè è impensabile, al giorno d’oggi, che il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria debba correre evidenti rischi di contagio per loro stessi e le loro famiglie in assenza di protocolli periodici che possano prevenire o attutire l’impatto altamente deleterio di simili eventi contagiosi.”

“Infine, conclude Nicotra, si spera che anche per questa volta si possa asserire tranquillamente che nessun Poliziotto Penitenziario sia stato contagiato da TBC, ma fino a quando si potrà sperare sulla buona sorte con un sistema penitenziario-sanitario i cui ogni giorno che passa si apre una nuova falla?”

E stamattina, davanti al carcere di Gazzi si sono registrati momenti di tensione dopo la notizia che i colloqui con i parenti sono stati sospesi in via precauzionale. All’esterno della struttura, hanno protestato per la mancanza di informazione, ma anche per la scarsa igiene all’interno della struttura penitenziaria e controlli sanitari inesistenti. Considerato il periodo di incubazione della malattia, alcuni hanno esternato la forte preoccupazione per le recenti visite effettuate presso i congiunti reclusi e per la salute degli stessi.

2 commenti

  1. Peppe Vallera 3 Aprile 2013 11:44

    Possiamo dare torto agli agenti ed ai famigliari dei detenuti se sono incazzati neri?
    Giuseppe Vallèra

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