A dirigere la cattura della Primula Rossa. l'ex capo dei pm di Messina. Dove, rivelò Spatuzza, il boss venne curato. I Cc perquisirono il Neurolesi
MESSINA – E’ stata la malattia a costare l’arresto all’ex primula rossa di Cosa Nostra. Commentando a caldo la cattura Maurizio De Lucia, da poco a capo della Procura di Palermo dopo aver guidato quella di Messina, ha accennato a qualche retroscena, spiegando che le indagini hanno stretto il cerchio poco a poco intorno alle cure nella clinica privata di Palermo.
Tradito dalla malattia, la pista
Sei mesi fa infatti gli investigatori hanno una “soffiata” sulla malattia del boss, e il fatto che dovesse curarsi. Così, incrociando i dati del servizio nazionale sui pazienti oncologici e i riferimenti di età e sesso del padrino, hanno ristretto il campo, arrivando al nome sospetto di Andrea Bonafede. Si tratta del nipote di un fedelissimo del boss, residente a Campobello di Mazara che però, il giorno dell’intervento, scoperto grazie alle intercettazioni, era da un’altra parte. Quindi il suo nome era stato usato da un altro paziente. La conferma stamane, quando Bonafede era atteso per la chemio in clinica. Ed è arrivato infatti Matteo Messina Denaro…
Matteo Messina Denaro curato a Messina?
Che il padrino fosse malato era emerso già qualche anno fa, in una dichiarazione di Spatuzza che ha collocato Messina Denaro addirittura nella provincia peloritana. Un passaggio della lunga latitanza del boss che però Gaspare Spatuzza non ha mai chiarito del tutto né collocato perfettamente nel tempo. Ecco le dichiarazioni, rilasciate al processo Borsellino Quater nel 2019 rispondendo alla domanda dell’avvocato messinese Fabio Repici “C’è un particolare da Messina, però, ma credo che era per una problematica di Matteo Messina Denaro… So un particolare, in cui Matteo Messina Denaro ha subito un intervento agli occhi a Messina… In questa vicenda era coinvolto Nino Mangano… Messina Denaro all’epoca si andò a curare sotto il nome di Giorgio Pizzo, un uomo del nostro gruppo, della famiglia di Brancaccio. Andò a curarsi a Messina sotto il controllo di Nino Mangano…”.
Il blitz al Neurolesi nel 2019
Proprio nel 2019 i Carabinieri effettuarono una verifica al Centro Neurolesi Bonino Pulejo. Verifica che si rivelò negativa: Messina Denaro non c’era e non c’era stato. A far scattare i controlli, si disse, un paziente proveniente da Castelvetrano.
Adesso la “pista messinese” potrebbe trovare una verifica. Le rivelazioni dell’ex uomo di Brancaccio, la sua credibilità in particolare, sono una pagina ancora controversa e tutta al vaglio della giustizia italiana.
Dove è stato è irrilevante perché l’importante è aver preso questo assassino. Che vengano gettate via le chiavi della sua cella e senza nessuna pietà per le sue condizioni di salute. Come non l’ha avuta lui per il piccolo Giuseppe barbaramente trucidato.