Dopo 4 giorni di camera di consiglio, il gup ha sancito anche 5 assoluzioni. Alla sbarra elementi delle maggiori 'ndrine reggine: 'supremazia' ai De Stefano
REGGIO CALABRIA – Processo “Epicentro”, Il giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Reggio ha deciso: 53 le condanne, 5 le assoluzioni sancite con rito abbreviato dopo 4 giorni di camera di consiglio.
Alla sbarra elementi delle maggiori ‘ndrine reggine
Tra gli imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, danneggiamenti e altre ipotesi di reato ci sono presunti boss e gregari delle principali famiglie mafiose della città (De Stefano-Tegano-Molinetti, Libri, Condello, Barreca, Rugolino, Ficara, Latella e Zito-Bertuca), per i quali il procuratore distrettuale reggino Giovanni Bombardieri e i pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Stefano Musolino, Walter Ignazitto, Nicola De Caria e Giovanni Calamita avevano chiesto quasi 800 anni di carcere.
La pena più pesante, 23 anni di carcere, è stata inflitta a Domenico Calabrò, ritenuto il principale consigliere del boss ergastolano Filippo Barreca. Quest’ultimo è stato condannato a 20 anni così come Demetrio Condello, Carmine De Stefano, Orazio De Stefano, Antonio Libri e Luigi Molinetti detto “la Belva”.
Condannati anche Donatello Canzonieri (19 anni e 8 mesi), Giandomenico Condello (18 anni e 10 mesi), Giorgino De Stefano detto “Malefix” (12 anni e 8 mesi), Paolo Rosario De Stefano (14 anni), Edoardo Mangiola (18 anni), Alfonso Molinetti di 65 anni (12 anni e 2 mesi), Antonino Monorchio (16 anni e 8 mesi), Carmine Polimeni (16 anni) e Domenico Tegano (18 anni).
Sono stati assolti invece Demetrio Gattuso, Luana Barreca, Giuseppe Campolo, Antonio Cappelleri e Maria Modafferi.
Cosca De Stefano, la ‘ndrina più potente e temuta
Nato dall’unione delle inchieste “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo corso”, il maxi-processo “Epicentro” è la prosecuzione dei processi “Olimpia” e “Meta”.
Dalle indagini è emersa una ‘ndrangheta “destefanocentrica”. La cosca di Archi per la Dda «è la più potente e autorevole, quella di fronte alla quale tutti alla fine fanno un passo indietro».
Stando alla pubblica accusa, a Reggio si è concretizzata «la definitiva ed unitaria sinergia tra famiglie mafiose, a prescindere dalle contrapposizioni e dalle divisioni del passato».
In due memorie depositate si legge peraltro che «gli imputati hanno scientemente alimentato il perverso circuito mafioso che da decenni funesta il territorio reggino, soffocato dal clima di omertà e reticenza e limitato nella crescita economica per effetto del sistematico ricorso alla pratica del racket».