Mediterraneo caldo: con l'arrivo dell'autunno si apre la stagione dei fenomeni violenti

Mediterraneo caldo: con l’arrivo dell’autunno si apre la stagione dei fenomeni violenti

Daniele Ingemi

Mediterraneo caldo: con l’arrivo dell’autunno si apre la stagione dei fenomeni violenti

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martedì 07 Settembre 2021 - 07:05

Nei prossimi mesi le prime perturbazioni provenienti dall'Atlantico troveranno un terreno molto fertile per intensificarsi

Con l’ingresso delle prime saccature atlantiche e lo sviluppo di profonde ciclogenesi sul bacino del Mediterraneo si sta per aprire la stagione dei fenomeni meteorologici violenti. Generalmente i primi fenomeni meteorologici si iniziano a vedere fra la fine di settembre e il mese di ottobre. Come accade spesso in questi mesi, soprattutto fra il mar Ligure, il Tirreno e i mari che circondano la Sardegna e la Sicilia.

Ad esempio, lo sviluppo delle ciclogenesi secondarie sul mar Ligure o sul mar di Corsica spesso produce una intensa ventilazione dai quadranti meridionali nei bassi strati, con formazione di “linee di convergenza” in mare che generano intensi “forcing” convettivi, creando sistemi temporaleschi molto estesi e complessi. Le forti correnti ascensionali che si sviluppano al traverso di queste “linee di confluenza” venti, lungo il settore caldo pre-frontale, salendo alle alte quote vengono, a loro volta vengono spazzate dai fortissimi venti presenti nell’alta troposfera, collegati al passaggio di un ramo del “getto polare”.

Da qui si viene a creare una vasta area di “convezione inclinata” (slantwise convection), che favorisce la formazione di grossi sistemi temporaleschi a mesoscala che viaggiano allineati in sequenza entro il flusso meridionale. Questi ultimi, raggiungendo le catene montuose, possono sostare per intere ore, se non addirittura giorni, sulle medesime aree, causando precipitazioni di carattere torrenziale (vedi diversi eventi alluvionali occorsi in Calabria e Sicilia fra ottobre e novembre).

Fino a 400 mm di pioggia in 24 ore

I cumulativi di 200-400 mm in 24 ore non sono così insoliti, con conseguenti eventi alluvionali e inondazioni. Inoltre le ciclogenesi secondarie mediterranee spesso sono accompagnate da intensi venti meridionali nei bassi strati, mentre in quota prevalgono flussi dai quadranti sud-occidentali o occidentali che enfatizzano lo “shear” (variazioni di velocità e direzione dei venti) del vento lungo l’intera colonna atmosferica, favorendo lo sviluppo di “supercelle” (soggetti convettivi dotati di una propria rotazione) e tornado.

Tanta energia potenziale a disposizione dell’atmosfera

Temperature della superficie del mare particolarmente elevate possono introdurre in atmosfera una maggiore quantità di aria umida. Ciò non vuol dire che tutta questa enorme quantità di “energia potenziale” accumulatasi negli ultimi mesi debba per forza dare origine a fenomeni meteorologici estremi, come violente manifestazioni temporalesche o eventi alluvionali.

Al momento non possiamo sapere come, nei prossimi mesi, tutto questo quantitativo di “energia potenziale” verrà smaltito, visto che lo strato di acqua riscaldato è solo quello più superficiale (parliamo di “riscaldamento pellicolare”) e non l’intera colonna che va dal fondo marino fino in superficie. Anche un rinforzo della ventilazione superficiale, come capita spesso con l’ingresso del “mistral”, può produrre un significativo raffreddamento per il rimescolamento delle masse d’acqua indotto proprio dal fenomeno dell’”upwelling”.

Con queste temperature in superficie, al primo transito di un sistema frontale atlantico, seguito da aria più fresca oceanica, tutta questa “energia potenziale”, rappresentata dalle acque calde del mare, potrebbe convertirsi in “energia cinetica”, attraverso lo scoppio di improvvisi e violenti temporali, fenomeni vorticosi, colpi di vento molto forti e nubifragi.

Ecco come il mare caldo potenzia le perturbazioni

Parte di questo calore accumulato verrà poi gradualmente smaltito durante l’autunno e la stagione invernale, trasferendo cosi alle masse d’aria sovrastanti una maggior quantità di calore che oltre a far innalzare le temperature dell’aria nei bassi strati contribuirà ad apportare una maggior quantità di vapore acqueo nell’atmosfera che a sua volta determina un incremento dei “carichi precipitativi” nei periodi di instabilità atmosferica, al primo affondo perturbato verso il Mediterraneo.

Un mare così caldo, inoltre, è in grado di alimentare e irrobustire i fronti perturbati di origine nord atlantica e nord-africana, fornendo una maggior quantità di calore latente che funge da carburante per lo scoppio dell’attività convettiva profonda (quella che interessa l’intera troposfera), favorendo così lo sviluppo di grossi MCS (mesoscale convective system) capaci di apportare severe fasi di maltempo, con forti piogge e nubifragi piuttosto intensi, in grado di causare anche eventi alluvionali lampo, spesso enfatizzati dall’azione orografica (vedi la Sardegna, la Liguria, l’alta Toscana, le coste campane, la Calabria, la Sicilia, ma anche l’area dell’alto Adriatico e la Puglia) e dal fenomeno dello “stau” (sbarramento orografico ai venti umidi dal mare).

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