Il mistero della scalinata "scomparsa" tra via Santa Marta e vico Orto Gemelli

Il mistero della scalinata “scomparsa” tra via Santa Marta e vico Orto Gemelli

Cesare Giorgianni

Il mistero della scalinata “scomparsa” tra via Santa Marta e vico Orto Gemelli

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sabato 02 Giugno 2018 - 05:03

La vicenda è al centro di una serie di approfondimenti avviati 10 anni fa dall'allora amministrazione comunale ma non ha ancora trovato soluzione

A Messina esiste una cattiva abitudine: non dare risposte o addirittura cercare di far cadere nel dimenticatoio domande che implicano possibili conseguenze negative. Ma, chi ama l’arte e la storia della nostra città non è certamente disposto a dimenticare facilmente. E’ quindi d’obbligo ricordare, a distanza di anni, quello che continua a rimanere, ancor oggi, per un intero quartiere, un autentico “mistero” sul quale è calato il sipario. Il silenzio. Un inaccettabile oblìo su quella che, in caso di mancati quanto auspicati chiarimenti, potrebbe configurarsi come un’autentica ingiustizia. Uno “schiaffo” ai cittadini.

Il riferimento va alla caratteristica scalinata, verosimilmente comunale, che un tempo permetteva il libero accesso e quindi il collegamento pedonale tra via Santa Marta e vico Orto Gemelli, nei pressi di piazza Trombetta.

Questa, infatti, circa 10 anni addietro, a seguito di interventi di demolizione di alcune casette basse e di costruzione di un nuovo edificio a sei piani, è improvvisamente divenuta, non si sa come né perché, una proprietà privata, visto che la sua superficie è stata “inglobata” nel progetto di realizzazione del nuovo palazzo.

Tra l’altro, il vecchio ingresso ubicato sulla via Santa Marta era sormontato da un antico archetto in mattoni rossi che, nonostante fosse stato dichiarato patrimonio della città, è stato abbattuto in maniera scriteriata. Non si sa con quale permesso…

Chi ha realizzato il nuovo edificio nell’area tra via Santa Marta e vico Orto Gemelli, insomma, oltre ad aver causato un ormai irreparabile danno architettonico, non solo si sarebbe appropriato dell’antica scalinata apparentemente senza alcuna interferenza da parte della Civica Amministrazione, ma non ha neanche pensato minimamente di ripristinare il transito tra le due arterie per mezzo di una servitù di passaggio, dato che la gradinata, un tempo di libero accesso, è stata chiusa a chiave ai due ingressi, sia a valle che a monte, con altrettanti cancelli.

La vicenda era stata già posta all’attenzione delle Autorità municipali competenti (in particolare all’allora assessore alle Politiche del Territorio, Giuseppe Corvaja) a seguito di un sopralluogo congiunto effettuato il 18 giugno 2010 dalla III Commissione consiliare del IV Quartiere (Ambiente e Territorio) su iniziativa del consigliere Maurizio Buscema.

In seguito, il Consiglio della IV Circoscrizione presieduto da Francesco Palano Quero, in merito alla scalinata di vico Orto Gemelli, aveva deliberato (n. 15 del 5 aprile 2012) di “verificare la sua natura giuridica pubblica; diffidare i proprietari del fabbricato al fine di far rimuovere loro i cancelli apposti; ovvero, qualora si accerti che sia stata alienata dal patrimonio comunale, concordare con i proprietari una servitù di passaggio pubblica”.

Visto che anche attraverso una nota “targata” dicembre 2009 il Presidente del Quartiere e alcuni consiglieri del tempo avevano richiesto gli atti relativi alla scalinata, torniamo oggi a riaccendere i riflettori sul “bene perduto” per capire perché l’accesso alla scala non sia stato riaperto alla pubblica fruizione, dato che la stessa era nata originariamente per favorire il passaggio, accorciando così un percorso altrimenti più lungo e insidioso per i pedoni.

Ovviamente, ci piacerebbe capire in particolare se la gradinata, memoria storica della Messina che fu, sia stata realmente alienata dal patrimonio comunale e il prezzo di cessione, anche se nessuna comunicazione ufficiale sembra sia stata diffusa a tal proposito dal settore Urbanistica della Casa municipale; quindi conoscere l’organo o il nome di chi l’ha eventualmente ceduta ai privati e soprattutto chi ha concesso l’inopinato placet a non tutelare, anzi ad abbattere lo storico e artistico archetto in mattoni rossi.

Cesare Giorgianni

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