Il sindacato avvia le attività propedeutiche allo sciopero. A pochi giorni dall'interruzione del servizio, solo parole, lettere di licenziamento e niente bando. Lavoratori mobilitati, si va verso la protesta a Roma e si chiede al sindaco Accorinti di mettersi alla testa del corteo
Il primo incontro ministeriale è datato 16 ottobre. In quell’occasione si disse che le risposte adeguate per la prosecuzione del servizio Metromare sarebbero arrivate entro 15 giorni. Nulla di tutto ciò. E il 15 novembre i sindaci dell’area dello Stretto avevano inviato una lettera chiedendo ancora risposte. Di nuovo, però, le risposte non sono arrivate (vedi correlati).
Sabato, in occasione dell’inaugurazione del parcheggio di villa Dante, abbiamo chiesto notizie in merito all’assessore regionale alle infrastrutture e alla mobilità, Nino Bartolotta, che ha riportato le rassicurazioni da parte del ministero ma ha ammesso che “di concreto non c’è ancora niente, anche se obiettivamente la scadenza è alle porte” (vedi articolo a parte).
Mancano infatti 29 giorni al 31 dicembre ed entro quella data dovrà essere emesso il nuovo bando. Viceversa “non si potrà neppure nelle more procedere ad ulteriore proroga – attacca l’Orsa – ma unicamente ad un affidamento diretto del servizio che rischierebbe di fatto in base alle risorse stanziate di produrre ulteriori tagli alla forza lavoro e soppressioni di collegamenti già insufficienti. Sono pronte le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti dell’ex consorzio, circa 120 fra marittimi e indotto. Visto il perdurare dell’assoluta incertezza sul futuro dell’attività, l'Orsa dichiara lo stato di agitazione di tutto il personale Bluferries ed ex Metromare”.
“La vicenda assume i connotati di storie già viste – dichiarano i sindacalisti Mariano Massaro e Michele Barresi –. Da Roma solo un silenzio tattico ad oltranza fino all’eliminazione irreversibile del servizio essenziale. A questo ci hanno abituato i Governi che si sono succeduti che hanno realizzato tagli indiscriminati al collegamento ferroviario siciliano ed al traghettamento nell’area dello Stretto, rendendo pressoché inesistenti i diritti irrinunciabili alla mobilità ed alla continuità territoriale e lasciando ferite occupazionali insanate, come quella della mancata stabilizzazione dei precari marittimi Rfi ancora oggi disoccupati. Si conferma la scarsa considerazione che anche il Governo Letta intende riservare ai cittadini siciliani e calabresi ormai relegati ai confini della civiltà con un sistema dei trasporti che richiama alla memoria dinamiche da terzo mondo. In mancanza di risposte adeguate siamo pronti a spostare la protesta a Roma, dove si continua con arroganza a calpestare i diritti dei cittadini e dei lavoratori messinesi. Vorremmo che, a differenza dei suoi predecessori, il nuovo sindaco di Messina si mettesse alla testa del corteo per rappresentare le istanze dei suoi concittadini”.
I nostri bravi sindacalisti, giustamente inca…ti e diffidenti verso il governo centrale non devono meravigliarsi. Perché era facile prevedere che le istanze del nostro territorio fossero destinate ad essere “disattese”. Da lustri qualcuno lo sostiene (inascoltato). Messina e’ “marginale” e la nostra deputazione non conta un c…. La responsabilità di rinunciare, per scopi “imperscrutabili ” alla più innovativa e grandiosa OPERA INFRASTRUTTURALE mai progettata dall’uomo moderno proprio a Messina, peserà sulle coscienze di tutti noi. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Campa cavallo….. Il teatrino continua. Proteste lamentele e “lacrime di coccodrillo”…le “repliche” continueranno senza sosta. Ma fino a quando?
Caro Giuttari, per alcuni Messinesi (ma non poi tanti quanto generalmente si crede) meglio vedere i negozi chiudere, le imprese fallire e i disoccpati aumentare che ammettere di avere sbagliato, contribuendo a fare un danno epocale alla propria terra. Anche perché, per lo più, si tratta di gente che si proclama “di sinistra” senza sapere cosa significa; nel senso che se ne infischiano di chi sta male; quasi tutti ricevono una pensione o uno stipendio (pubblico), spesso lauto, e pensano solo a se stessi, convinti che basti proclamarsi contro il Ponte per sentirsi più buoni. Poi, se la loro città si spopola e continua a restere ultima nelle classifiche sulla qualità della vita, non ha alcuna importanza. A loro va bene così. Quando leggono parole come queste sanno solo replicare con “Ecco il solito berlusconiano”, senza capire che non c’entra nulla. Quello che lascia sbalorditi è che, a essere contro l’attraversamento stabile (Ponte, tunnel, teleferica o telecinesi poco importa) sono spesso quelli che dovrebbero pregare in ginocchio per l’avvio dei lavori; tipo i ferrovieri, i pendolari dello Stretto o i disoccupati iscritti alla CGIL. Ottuse truppe cammellate, topi di pifferai neanche troppo difficili da scoprire. Auguri