Il provvedimento scaturisce dall’appello proposto dal Procuratore della Repubblica di Barcellona, Emanuele Crescenti.
Conducevano una vita agiata nonostante fossero tutti disoccupati, avevano ogni comfort, tre automobili, due motorini di grossa cilindrata e denaro contante in abbondanza. E proprio questa vita comoda, lo scorso ottobre, aveva insospettito i carabinieri della Stazione di Merì tanto da spingerli ad avviare velocissime indagini e scoprire quale fosse la verità.
La realtà era che la famiglia Trovatello, con il padre Antonio, la moglie Tindara Calabrò ed i figli Antonino e Gino, vendevano continuamente merce rubata. Durante il blitz nella loro abitazione, infatti, i militari dell’Arma aveva ritrovato un po’ di tutto.
Adesso per loro giunge anche l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice del Riesame di Messina che, “riconosciuta la pericolosità sociale e soprattutto la condotta criminosa dei soggetti indagati, sintomatica di professionalità nella perpetrazione di reati contro il patrimonio” ha stabilito per tutti i domiciliari. Il provvedimento scaturisce dall’appello proposto dal Procuratore della Repubblica di Barcellona, Emanuele Crescenti, con la collaborazione del Sostituto Federica Paiola.