Finisce la vertenza Triscele, infuocata tappa all'Ufficio del Lavoro

Finisce la vertenza Triscele, infuocata tappa all’Ufficio del Lavoro

Francesca Stornante

Finisce la vertenza Triscele, infuocata tappa all’Ufficio del Lavoro

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mercoledì 23 Gennaio 2013 - 13:18

Da oggi per i 41 ex dipendenti Triscele inizia il periodo di mobilità. Le procedure di licenziamento si sono chiuse all'Ufficio Provinciale del Lavoro dopo una mattinata di vera tensione per quella che era sembrata l'ennesima beffa ai danni dei lavoratori.

Oggi è stata messa definitivamente la parola fine alla lunga vertenza Triscele. Per i 41 operai si sono chiuse le procedure di licenziamento ed è invece iniziato il periodo di mobilità che, se non rappresenta certo il risultato a cui volevano arrivare con le loro accese battaglie, quantomeno assicura quel sostegno economico che in questi venti giorni di gennaio era totalmente mancato. L’appuntamento di oggi all’Ufficio Provinciale del Lavoro era uno dei passaggi più attesi e allo stesso tempo più tristi per i 41 ormai ex dipendenti dello storico burrificio di via Bonino. La mattinata all’Ufficio Provinciale del Lavoro però sembrava essere iniziata con l’ennesima beffa che gli operai questa volta non avrebbero accettato. Prima che iniziassero le trattative tra azienda e sindacati, a scatenare il caos era stata la notizia comunicata dal consulente della famiglia Faranda, il dott. Luciano Ferro. In buona sostanza per questi venti giorni, dal 2 gennaio, giorno delle lettere di licenziamento, ad oggi, l’azienda non era intenzionata ad assumere nessun obbligo di pagamento nei confronti dei lavoratori. Un annuncio che hanno fatto salire la rabbia e la disperazione alle stelle, tanto che non sono mancati momenti di vera tensione, qualcuno ha accusato dei malori, il clima si era fatto davvero incandescente tra gli operai. La soluzione è però quasi subito giunta durante la riunione che è seguita tra il consulente Ferro, in rappresentanza dell’azienda, i segretari delle federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Mastroeni, Cipriano e Valastro, e i rappresentanti della Rsu aziendale, Sorrenti, Catanzaro e Sframeli. E’ stato messo nero su bianco che la Triscele considererà questo periodo neutro, in cui effettivamente i lavoratori erano sì licenziati ma non ancora in mobilità, come periodo di preavviso licenziamento, nonostante siano passati più giorni di quanti ne prevede la legge. Faranda pagherà dunque dal 1 gennaio, cioè da quando è scaduta la cassa interazione, fino al giorno in cui l’Inps non inizierà a erogare gli ammortizzatori sociali che si riferiscono alla messa in mobilità I sindacati hanno sottoscritto l’accordo che assicurerà una boccata d’ossigeno e garantisce un reddito ai 41 ex dipendenti che adesso, a seconda dell’età, avranno dai due ai quattro anni di mobilità.

Quello di oggi era un passaggio fondamentale e che rientrava fra le tre priorità che sindacati e lavoratori si sono prefissati. La prima resta però in assoluto la ripresa della produzione. Il tavolo che la Regione ha aperto è indiscutibilmente un passo importantissimo, i primi di febbraio dovrebbe esserci una nuova riunione a Palermo con l’Assessore alle Attività Produttive Vancheri che si sta muovendo per offrire a nuovi gruppi imprenditoriali, Heineken in testa, le migliori condizioni per tornare a produrre la Birra Messina in Sicilia e ridare un futuro occupazionale a chi ha dedicato tutta la sua vita a un marchio e ad un prodotto che sono la storia di Messina. Nelle prossime settimane si aprirà anche la partita legale. La famiglia Faranda lo scorso 18 dicembre ha fatto richiesta di concordato preventivo, passaggio che precede il fallimento, sindacati e dipendenti si muoveranno per recuperare in sede legale somme che l’azienda deve ancora riconoscer loro. Si tratta del famoso Tfr ceduto all’epoca dell’acquisizione da Heineken, cessioni del quinto dello stipendio, pensioni integrative.

“Oggi si chiude una fase importantissima perché presupposto fondamentale per garantire il sostegno al reddito per questi 41 lavoratori e le loro famiglie. Adesso continueremo a lottare per far giungere un imprenditore che voglia rilanciare questa realtà e per ottenere il vero risultato per cui in questi mesi abbiamo combattuto: tornare a lavorare” ha dichiarato Giovanni Mastroeni, segretario della Flai Cgil.

Il presidio per il momento andrà avanti in vista di nuove iniziative. Intanto ieri sera Porta a Porta su Rai 1 ha dedicato alla vertenza Triscele uno spazio della puntata. La disperazione e l’angoscia di uno dei lavoratori sono entrate nelle case di tutti gli italiani. Un modo anche per lanciare un messaggio a livello nazionale su quanto Messina abbia bisogno di aiuto. (Francesca Stornante)

2 commenti

  1. messina non ha bisogno di aiuto… ha bisogno di un miracolo…

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  2. Cosa centra il PONTE con la Triscele ed i poveri lavoratori disoccupati? Pare che la salvezza della Triscele sia affidata alla possibilità di “vendere ” il marchio e la fabbrica a qualche imprenditore volenteroso. Chiunque abbia nozione di vera imprenditoria e di mercato( cioè quasi nessuno a Messina) sa perfettamente che sarà difficile se non impossibile. I Faranda malgrado la facile “vulgata “popolare ci hanno rimesso ,credo,un sacco di quattrini e nessuno imprenditore e’ felice di dover chiudere. La stessa Heineken ha dovuto abbandonare. Il mercato ha le sue leggi inesorabili e fare impresa e’ difficile soprattutto in questo momento storico. Anche se può apparire paradossale c’è un rapporto stretto fra la realta di una piccola città marginale , semza nerbo industriale ,senza INFRASTRUTTURE ed in default continuo quindi poco attrattiva per ogni investitore e la eventuale decisione di investitori anche internazionali che potrebbero essere attratti invece anche solo da una Citta sede di un opera GRANDIOSA e di rilevanza mondiale Un impiegato, un dipendente pubblico, un sindacalista, un luogocomunista potrebbe sorridere certo ma a questi io non affiderei neanche la gestione di un chiosco di birra con la luppina

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