La mostra inaugurata sabato è il primo appuntamento di una mini rassegna che ci porterà nella Messina del 1908, per prendere coscienza del nostro passato, della nostra memoria e proiettarci verso un futuro all'insegna della rinascita.
Un gremito gruppo di persone attende in fila, curioso, ascoltando i rumori provenienti da dietro la porta che segna l'inizio della mostra, immaginando come dei semplici suoni, immagini, odori e scenografie possano riportarlo indietro nel tempo per ripercorrere le tragiche ore che nel 1908, segnarono la storia della città di Messina. Ed appunto attraverso storie reali di persone rimaste coinvolte nella catastrofe, che la mostra "Percorsi nella memoria" si pone l'obiettivo di coinvolgere lo spettatore e di immergerlo nell'atmosfera dell'epoca.
Entrando nella prima sala del percorso, si viene accolti da un ambiente illuminato da luce soffusa, dove una voce narrante, con l'ausilio di immagini proiettate sulle pareti, ricostruisce il giorno precedente il grande terremoto, il 27 dicembre 1908: una giornata normale come altre, in cui le persone pensano ai propri affari quotidiani, preparandosi a festeggiare il capodanno, che sarebbe arrivato da li a qualche giorno: chi pensa ai suoi affari, al suo lavoro, chi ai figli, chi al suo innamorato e chi quella sarebbe andato a vedere al Teatro Vittorio Emanuele, il suo ultimo grande spettacolo, l'Aida.
Ma ecco che, spente le luci del giorno e trascorsa la notte, poco prima dell'alba, arriva il forte rumore del terremoto che travolge simbolicamente lo spettatore, come fu per i cittadini messinesi. Da qui, una volta passata la scossa, il visitatore si trova immerso negli scenari delle case distrutte: arredamenti devastati, travi cadute, fumo e polvere fanno da scenario alle voci dei superstiti che si trovano intrappolati sotto le macerie, i quali chiedono aiuto e chiamano coloro i quali si trovavano in casa con loro nella speranza di ricevere risposta.
E poi il rumore e le immagini del mare, il maremoto che colpì la costa della città, e le voci dei marinai russi che arrivarono per primi sul luogo della catastrofe portando aiuto; e l'annuncio, alla radio, dell'avvenuto terremoto, chiedendo soccorso ed aiuti di ogni genere. Poi ancora la ricerca disperata, da parte dei superstiti, di chi ancora si trova sotto le macerie e la voce di un padre che cerca il corpo del figlio per dargli degna sepoltura. Infine, dopo tutto questo, una vasta raccolta di immagini dell'epoca racconta il volto sfregiato di una città dove sono rimasti solo edifici sventrati, cumuli di macerie e polvere.
Un racconto, quello di "Percorsi nella memoria", che colpisce nell'animo lo spettatore, narrando l'evento che in un certo senso segnò "la fine" per la città di Messina, ma che oggi, a più di un secolo di distanza, fa riflettere su come ci siano stati uomini capaci di ricostruire tutto, di ritrovare la loro identità, di rifondare un luogo da chiamare casa. Oggi, forse, la città si trova ancora avvolta in quel grigiore rappresentato dalle foto d'epoca, ma l'intento di Art Revolution, l'associazione che ha realizzato la mostra, è sicuramente quello di dimostrare che si può, anche attraverso l'arte, ripartire, rinascere.
A tagliare il nastro è stato il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, che ha dato sostegno all'iniziativa così come l'assessorato regionale ai Beni culturali rappresentato dal sovrintendente Orazio Micali. Presenti all'inaugurazione anche l'assessore comunale alla Cultura Federico Alagna, il deputato regionale Nino Germanà ed il sovrintendente del Teatro di Messina Egidio Bernava, tutti rappresentanti di istituzioni cha hanno creduto nell'associazione e nella sua presidente, Gabriella Sorti, e fin da subito hanno sposato e, per come hanno potuto, supportato l'iniziativa, condividendo il fine che la mostra si è prefissa.
Ma "Percorsi nella memoria" non si esaurisce in questo percorso installato presso il Teatro Vittorio Emanuele, visitabile fino a giorno 1 giugno. All'evento infatti seguiranno un'estemporanea di disegno e pittura per i ragazzi dei licei, giorno 23 maggio, presso il Monte di Pietà; un convegno giorno 29 maggio nella galleria Vittorio Emanuele, ed infine una serata conclusiva, il 1 giugno, con concerto dell'ensemble di ottoni del Conservatorio Corelli, diretti dal maestro Santi Crisafulli, e con l'apertura delle casse della mostra, per la quale non si pagherà il biglietto ma si potrà lasciare un contributo volontario, il cui intero ricavato verrà devoluto in beneficenza per i terremotati del centro Italia; per aiutare chi, come noi messinesi nel passato, ha bisogno di sostegno per realizzare la sua rinascita.
Marco Celi