L'Autorità Portuale abbandona l'idea del gas naturale liquefatto e punta su un nuovo progetto
Il deposito di gas naturale liquefatto non si farà a Messina. La notizia era nell’aria, dopo la rinuncia di Edison alla manifestazione d’interesse, ora è ufficiale. “Non c’erano i margini – spiega il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto di Messina, Mario Mega – perché avremmo dovuto aggiudicare la progettazione entro marzo 2023 e anche i tempi di realizzazione erano lunghi”.
E del resto l’opera era stata avversata da tutti prima ancora di nascere, a partire dai residenti della zona fino all’amministrazione comunale. Ma c’è in ballo un finanziamento da 30 milioni, del Pnrr, che non si vuole perdere.
Il nuovo progetto
“Poco più di 3 milioni – spiega Mega – chiediamo che vengano destinati alle migliorie del progetto di elettrificazione delle banchine portuali, che è in fase di validazione, il cui costo è lievitato da 20 a 23 milioni. Invece per la parte restante, 26 milioni e mezzo, abbiamo realizzato un’idea progetto, insieme al Cnr, per la produzione di energie rinnovabili. In questo caso siamo pronti a rispettare i tempi, perché si tratta di impianti e tecnologie più semplici. Se accettato, l’obiettivo è di appaltare i lavori entro un anno”.
Comunità energetica
Cosa prevede il progetto più nel dettaglio? “L’avvio di una comunità energetica portuale, mettere insieme produzione e autoconsumi del porto e dei territori comunali adiacenti. Abbiamo impianti collegati a quelli cittadini, dobbiamo sganciarli e creare reti informatiche intelligenti. Nell’area dello Stretto di Messina c’è una velocità di correnti con pochi pari al mondo, un’energia che è un giacimento. Il Cnr ha avviato sperimentazioni ma serve un investimento di innovazione e ricerca. Abbiamo già avanzato richiesta di finanziamento al Ministero delle Infrastrutture – conclude Mega -, speriamo venga accolta”.
Andrebbe, a questo punto, fatta una doverosa riflessione su cio’ che si puo’ fare, in tutti i casi, per lo sviluppo economico dell’area dello Stretto di Messina. Non credo di fare peccato a pensare, ad esempio, ad uno sviluppo ed a un potenziamento della rete di trasporti (aliscafo, navi traghetto pubbliche e private, aerei (aereoporto Tito Minniti di Reggio Calabria). Vedo poi , molto positivamente, la sagace scelta del Gruppo Caronte Tourist, di procedere all’ammodernamento della flotta sociale, mettendo gradualmente in linea naviglio moderno realizzato secondo rigorosi modelli di basso impatto ambientale (es. Nave Elio Matacena) e ritengo che la stessa cosa andrebbe fatta anche dallo Stato (anche se, in proporzione il processo avviene molto piu’ lentamente). Non capisco poi, perchè non si possa efficentare il collegamento, da Messina, per raggiungere l’Aereoporto dello Stretto. Per una persona come me, abituata al Pulman Cavalieri, resta un fatto inspiegabile Tanto piu’ se si vuole attuare, ad esempio, un discorso di rete tra il mondo della Sanità messinese e quello reggino (come minimo : non si puo’ sempre e soltanto usare l’elicottero, no ?). Ecco, penso che il dr. Mega, dovrebbe riflettere su questi aspetti.
Il deposito di gas liquefatto nasce dall’esigenza di rifornire quelle navi che già operano nello stretto,e rappresentava una rottura anche di un certo monopolio che decide e vuole comandare su tutto.Poi l’hanno fatta passare come un’ opera rischiosa ed inquinante……
Chi sa che le cose sono andate come ho sopra citato,no è un complottista e dietrologista;ma queste cose sono sotto gli occhi di tutti,e solo il messinese medio non riesce a vedere.
A Messina nulla si fa’se non decidono quelli là….