Messina, aggressioni ai sanitari: Prefettura studia contromisure ma i medici non denunciano

Messina, aggressioni ai sanitari: Prefettura studia contromisure ma i medici non denunciano

Alessandra Serio

Messina, aggressioni ai sanitari: Prefettura studia contromisure ma i medici non denunciano

giovedì 10 Ottobre 2024 - 11:40

Prevenzione delle aggressioni e più sicurezza negli ospedali le misure allo studio, ma i sanitari devono denunciare di più

MESSINA – Più telecamere negli ospedali, più personale di sorveglianza, il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e altri accorgimenti. Ma medici, paramedici ed infermieri devono denunciare di più. E’ quanto emerge dalla prima riunione in Prefettura del Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dalla Prefetta Cosima Di Stani dopo gli ultimi episodi di violenza in corsia. Episodi sempre più frequenti, proprio mentre a livello centrale si varano le nuove norme per proteggere il personale che lavora in corsia.

Al tavolo oltre al Questore, i vertici di Carabinieri, Guardia di Finanza, i rappresentanti di Policlinico, Papardo, l’IRCCS Centro Neurolesi Bonino Pulejo e A.S.P. di Messina.

I sanitari non denunciano

La Prefetta ha aperto la riunione analizzando i dati che, se pur preoccupanti, non sembrano destare reali allarmi per la provincia di Messina. Dati che confermano comunque l’importanza di continuare a garantire e rafforzare i presidi fissi già, precedentemente, disposti presso le strutture sanitarie. E’ emerso poi che il numero delle denunce formalizzate è nettamente inferiore rispetto all’aumentare degli episodi di aggressione.

Più vigilanza e sorveglianza

Dopo aver ascoltato i vertici delle strutture sanitarie, al tavolo si è fatto il punto sulle misure possibili che possono essere adottate per proteggere il personale sanitario: l’implementazione di sistemi di videosorveglianza, la predisposizione di sistemi per l’allertamento automatico delle Forze dell’Ordine in caso di emergenza, l’aumento del personale addetto ai servizi di vigilanza privata nei siti più esposti ad episodi di aggressione, lo sviluppo di applicazioni informatiche che possano dare in tempo reale informazioni ai familiari dei pazienti in attesa nei pronto soccorso.

Prevenire le aggressioni in corsia

Anche coinvolgere le associazioni di volontariato è una soluzione emersa e condivisa al tavolo: lo scopo in questo caso sarebbe costituire un tramite tra i familiari dei pazienti e il personale medico e paramedico e mitigare attese e disagi per l’utenza.

Un altro tema affrontato è rappresentato dalla formazione del personale sanitario, fondamentale per prevenire ed affrontare situazioni di emergenza. Tema caldo perché spesso i protagonisti di episodi di violenza sono persone affette da disturbi psichiatrici i quali richiedono la presenza di personale preparato ad affrontare le categorie di pazienti più fragili, oltre che situazioni particolarmente delicate.

Come difendersi

A tal riguardo, è stata condivisa la proposta di organizzare incontri periodici di formazione che interessino i dipendenti delle varie strutture ospedaliere, anche della provincia, con la partecipazione delle Forze dell’Ordine, al fine di condividere le esperienze e le best practice maturate negli anni e di aumentare gli standard di sicurezza e di garantire l’incolumità degli operatori sanitari.

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