Assolti dall'accusa di aver intestato il patrimonio a teste di legno, perciò cade anche la confisca del patrimonio ai maggiorenti della "holding" ittica
Il fatto non sussiste. E’ questa la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria sul caso Bonaffini-Chiofalo, il sequestro alle due famiglie considerare i “re del pesce” di Messina e non solo. Secondo i giudici di Reggio Calabria non ci furono “teste di legno” adoperate per continuare ad operare dopo il primo maxi sequestro del 2011. Non ci fu intestazione fittizia dei beni, quindi, perciò la confisca dei beni viene revocata e i beni vengono restituiti a Sarino ed Angelo Bonaffini e a Domenico ed Angelo Chiofalo.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria si è occupata della vicenda messinese dopo che la Corte di Cassazione, nel 2018, accogliendo la richiesta dei difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro, Carlo Autru, Nino Favazzo, Massimo Marchese, Nunzio Rosso e Giuseppe Donato, ha censurato la sentenza emessa a Messina nel 2017, quando i giudici avevano condannato a 4 anni di reclusione Sarino Bonaffini e Gaetano Chiofalo, a 3 anni e mezzo Angelo Bonaffini e Domenico Chiofalo.
Sulla scorta del procedimento penale si era innestato il maxi sequestro di beni, complessivamente oltre 450 milioni di euro in società, immobili e conti correnti, ruotanti intorno le società ittiche del gruppo. I sigilli erano scattati a più riprese tra il 2011 e il 2013, dopo gli accertamenti della Questura di Messina e la Direzione distrettuale antimafia. La tesi degli inquirenti era che il patrimonio era stato agevolato da evasione fiscale, traffico di sostanze stupefacenti e soprattutto dal riciclaggio dei proventi delle attività illecita del clan Mangialupi.
450 milioni di euro frutto quindi della vendita di 🎏🐟🎏 …….sapevo che il 🐟era PREZIOSO soprattutto per il FOSFORO🤔invece……ammazza quanto frutta la sua vendita 😱😳……dovremmo investire sui pesci vista la RENDITA😏