Il dossier con i dati e il progetto per salvare le imprese confiscate. Quanto pesa il rischio criminalità sulle nostre aziende
Sono mille le aziende messinesi sovra indebitate, 1200 hanno liquidità in eccesso, 88 sono sequestrate, Dati, questi, spia di quanto siano esposte agli appetiti della criminalità, quando non già infiltrate. L’indicazione emerge dal rapporto di “Open Data Aziende Confiscate”, la banca dati sviluppata nell’ambito del progetto O.K. Open Knowledge e presentato Camera di Commercio. Il dossier contiene altri dati significativi: In Sicilia sono 888 le aziende sequestrate, 3 mila in Italia, in provincia di Messina poco meno di cento appunto, concentrate soprattutto nel settore delle costruzioni (37) e nel commercio (13,6%). Sono passate allo Stato anche aziende manifatturiere (11,1%), alloggio e ristorazione (8,6%) e trasporti (6,2%).
Il portale delle aziende confiscate
“La Camera di commercio ha voluto aderire fortemente al progetto – afferma il vicepresidente dell’Ente camerale, Alberto Palella – finalizzato a far conoscere sul territorio il portale che il sistema camerale ha costruito insieme all’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati per consentire di accedere ai dati sulle aziende confiscate. Dati arricchiti grazie all’utilizzo del grande patrimonio conoscitivo presente nel nostro Registro imprese”.
A introdurre i lavori, la segretaria generale dell’Ente camerale, Paola Sabella: “Nel progetto abbiamo colto anche l’opportunità di favorire il confronto con tutti quei soggetti del territorio che vedono nel recupero delle aziende confiscate un’importante attività di sviluppo dell’economia: imprese, associazioni di categoria e istituzioni, a partire dalla Prefettura insieme agli enti locali e alle stesse Camere di commercio, oltre al mondo del partenariato sociale. Trasparenza, collaborazione e partecipazione sono, infatti, valori che gli Enti camerali considerano come elementi imprescindibili non solo della legalità, ma anche dello sviluppo economico del territorio”.
Il progetto Pon legalità
Relatori della giornata, il responsabile “Ok Open Knowledge” di Unioncamere Giuseppe Del Medico, il responsabile “Osservatori sui fattori di sviluppo” del Centro studi “Guglielmo Tagliacarne” Paolo Cortese, l’amministratrice giudiziaria Stefania Di Buccio. “Il progetto è finalizzato a diffondere l’utilizzo del portale attraverso il quale è possibile accedere digitalmente (Open Data Aziende Confiscate – Home – camcom.gov.it) e gratuitamente alle informazioni sulle aziende confiscate presenti su tutto il territorio nazionale – spiega Del Medico – quali la natura dell’azienda confiscata, la sua collocazione geografica e in quale settore produttivo opera”.
L’agroalimentare si salva
Subito dopo, l’intervento di Cortese: “È noto che lo stato di salute delle confiscate non sia florido, per alcune critico, a seguito dell’iter di sequestro e confisca. Ma, dall’analisi dei bilanci, comprendiamo come vi siano situazioni differenziate e, in particolare, come in alcune aree e per alcuni settori vi siano aziende ancora competitive, addirittura sovraperformanti, come in Sicilia e nel settore agroalimentare. Inoltre, se restituite al mercato legale, complessivamente possono esprimere fatturati e investimenti molto superiori a quelli attuali”.
Il riutilizzo delle aziende confiscate
Infine, la relazione della Di Buccio: “L’effettivo riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità rappresenta il baluardo di una cultura della legalità diffusa e consapevole. La normativa italiana costituisce un’avanguardia nel sistema di aggressione dei patrimoni illeciti e assegnazione degli stessi alla società civile, attraverso un percorso restitutorio che trasforma il bene di pochi in bene di tutti. Quando questo percorso si applica alle aziende, la restituzione consente la conservazione dei livelli occupazionali e la valorizzazione di una nuova idea di fare azienda, basata sul rispetto dei diritti, dell’ambiente e dei valori sociali”.
Il convegno
A intervenire, inoltre, il dirigente dell’ufficio “Aziende sequestrate e confiscate 2” Sede di Reggio Calabria Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Giuseppe Quattrone, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Paolo Vermiglio; il segretario generale di Fondazione MeSSInA, Giacomo Pinaffo, il responsabile dello Sportello CRS della Camera di commercio, Marco Fiorino, il segretario provinciale della Cisl, Antonino Alibrandi, Stefania Radici della segreteria provinciale della Cgil; il dirigente scolastico dell’Istituto nautico “Caio Duilio”, Daniela Pistorino.
“Il progetto ha l’obiettivo di rendere virtuosa ed efficace la condivisione delle informazioni utili al governo delle imprese sequestrate e confiscate – sottolinea Quattrone – queste informazioni sono anzi necessarie per le imprese che, a seguito dello shock da confisca, devono verificare la propria capacità di stare sul mercato e, quindi, mantenere una buona redditività nell’interesse di tutti gli stakeholder. L’Anbsc, insieme alle Prefetture, alle Camere di commercio e agli altri attori del sistema economico, promuove la condivisione delle informazioni per creare sinergie che vincano le economie illegali”.
Anche le scuole a lezione di legalità
Presente il capo di Gabinetto della Prefettura, il viceprefetto Michela Fabio, gli esponenti delle Forze dell’ordine e, da remoto, l’assessore comunale Roberto Cicala. In sala anche le classi III e IV M dell’Istituto “Caio Duilio”, accompagnati dai professori Demetrio Biriaco, Salvatore Gatto, Emanuele Calabrò ed Emilio Magro; la IV E del Liceo classico “Maurolico” accompagnata dal professore Filippo Alessi, e, in modalità da remoto, la IV B dell’Istituto d’istruzione superiore “Maurolico”, Liceo “Galileo Galilei” di Spadafora con la professoressa Barbara Bellamacina.