Tutti gli indagati e i dettagli dell'inchiesta sulla Banca di Credito Peloritano di Messina.
Aperture di credito a soggetti e società che non avevano i requisiti necessari, operazioni ai limiti del riciclaggio e dell’autoriciclaggio, soci e membri del consiglio di amministrazione con pesanti pregiudizi giudiziari. Sono queste le ombre sulla gestione del Banca di Credito Peloritano, l’istituto di credito di Messina commissariato da Bankitalia ad aprile scorso e dove oggi hanno fatto irruzione il Nucleo di Polizia Giudiziaria facendo scattare l’operazione Gianos.
I finanzieri hanno notificato un decreto di perquisizione di tutta la documentazione esistente che riguarda i 17 indagati che al momento sono “visibili” e tutta la documentazione relativa alle operazioni compiute da un lungo elenco di società che avevano il conto nella stessa banca o che avevano ottenuto linee di credito.
Agli indagati e all’interno dell’istituto, sia nella sede cittadina che nelle filiali di Barcellona e Capo d’Orlando, sono stati inoltre sequestrati computer e altro materiale informatico. L’indagine è nelle mani del procuratore capo Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci, che hanno affidato il coordinamento degli accertamenti ai sostituti procuratore Alessandro Liprino e Francesco Lo Guerfo. L’indagine va a ritroso nel tempo ma riguarda in particolare gli anni che vanno dal 2016 al 2018.
I magistrati hanno dato incarico ai finanzieri, anche, di acquisire gli eventuali file log rinvenuti nei supporti informatici, ovvero quelli che conservano memoria delle operazioni effettuate, nel tentativo di rintracciare chi ha forzato i sistemi di alert del sistema bancario. Ordinato anche il blocco dei conti e il sequestro di titoli e di contante che si riterrà collegato ai reati ipotizzati.
Le operazioni dei finanzieri sono andate avanti fino a tarda sera e proseguiranno con molta probabilità anche nei prossimi giorni. Ma già stamane in città è stato un vero e proprio terremoto, perché le fiamme gialle hanno avuto il compito di controllare e perquisire, oltre che la banca, le abitazioni, gli uffici e gli studi di tutti gli indagati, gli uffici all’interno della banca e quelli al centro commerciale di Maregrosso.
L’inchiesta nasce dal dossier di Bankitalia che ha portato l’istituto di vigilanza a commissariare la banca e sciogliere consiglio di amministrazione e collegio dei revisori, affidando le deleghe ai commissario Giovanni Giurdanella, Andrea Dara, Gandolfo Spagnuolo e Francesca Romano De Vita. Tutte le cariche sono decadute, ad eccezione della direzione che è rimasta affidata a Paolino Muscolino. Tutto però è rimasto sotto traccia a lungo, anche perché la Procura stava conducendo parallele indagini su alcuni dei gruppi imprenditoriali clienti della banca, sfociate in importanti operazioni nei mesi scorsi.
L’accelerazione è arrivata però soltanto alcuni giorni fa, quando gli investigatori hanno depositato in Procura una informativa in cui davano conto dei sospetti che forse qualche “prova” poteva sparire. A quel punto gli inquirenti hanno messo nero su bianco un provvedimento di sequestro e ieri è scattato il blitz.
Oltre che agli indagati, è stato ordinato il blocco dei conti e l’acquisizione della documentazione in banca di nove gruppi societari, cui fanno capo un lungo elenco di società. Tra questi, alcune società del gruppo del costruttore Nino Giordano e di Pietro Gugliotta, entrambi sono stati tra i soci della banca. Poi sigle collegate all’imprenditore Rocco Bambaci dei supermercati, al gruppo Cocuzzella di Sant’Alessio, al gruppo Denaro, ai Romeo –Santapaola al centro dell’operazione Beta, a Irrera arrestato qualche settimana fa nell’operazione Cesare sui nuovi assetti del clan di Giostra.
Ecco l’elenco dei 17 indagati, tra i quali figurano alcuni soci e membri del cda della banca e altri soggetti collegati invece agli indagati principali: Antonino Fazzio, Nino Giordano, Giacomo e Marco Giordano, Vito Ladik, Vincenzo Martorana, Grazia Parisi, Sebastiano Rodilosso, il commercialista Enzo Barilà, Oscar Pappalardo, Michele Vasari, Giuseppe Denaro, Hermes Raffone, Giuseppe Latella, Carlo Palazzo, Rocco Bambaci. Tra gli indagati anche la stessa Banca come persona giuridica e il direttore Muscolino, per poter effettuare materialmente le attività di perquisizione.