Molte sorprese in appello per gli arrestati nel 2021 con l'accusa di gestire la criminalità nella zona centro-sud di Messina
MESSINA – Sono confermate in parte, in secondo grado, le accuse del processo Provinciale sui nuovi equilibri della mala in zona sud a Messina, ricostruiti con l’omonima operazione dell’aprile 2021. I giudici della Corte d’Appello hanno confermato la responsabilità di gran parte degli imputati, con diversi aggiustamenti però, rispetto al verdetto di primo grado.
Molte le assoluzioni parziali e per tanti è caduta l’aggravante dell’associazione mafiosa. In particolare i giudici hanno escluso l’esistenza di un’autonoma “famiglia Sparacio” e assolto dalla relativa accusa di esserne vertice i tre imputati, a cominciare da Salvatore Sparacio. Per lui gli atti tornano alla Procura, perché valuti le sue responsabilità rispetto alla criminalità organizzata degli altri gruppi.
A Febbraio scorso l’Accusa aveva invece chiesto la conferma integrale del verdetto, senza sconti.
Nomi e condanne
Ecco il verdetto emesso della Corte d’Appello: 5 anni per Salvatore Sparacio, 20 anni a Giovanni De Luca e Giovanni Lo Duca, 10 anni e 4 mesi per Vincenzo Gangemi; 14 anni per Giuseppe Esposito, 6 anni e 8 mesi ad Emmanuele Balsamo, 12 anni e 8 mesi per Ugo Ciampi; 8 anni e 8 mesi per Francesco Puleo, 13 anni e 4 mesi a Domenico Romano; 13 anni per Giovanni Tortorella; 12 anni per Tyron De Francesco e Giuseppe Marra; un anno e 5 mesi per Mario Alibrandi, un anno e 5 mesi ad Antonio Scavuzzo, 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Surace; 10 anni e 4 mesi ad Anna Lo Duca; 9 anni a Kevin Schepis; 12 anni per Domenico Mazzitello, 6 anni e 8 mesi per Mario Orlando, 8 anni e 8 mesi per Ernesto Paone, 8 anni per Maria Puleo; 4 anni a Francesco Sollima; 2 anni e 2 mesi per Antonino Soffli, un anno e 5 mesi per Letterio Cuscinà e Carlo Cafarella, 1 anno e 8 mesi per Antonina Cariolo; 6 mesi per Graziella La Maestra e Rossella De Luca. Assolti Francesco Sollima ed Emanuele Laganà.
Il collegio di difesa è composto dagli avvocati Cinzia Panebianco, Salvatore Silvestro, Alessandro Trovato, Alessandro Billè, Tino Celi, Tancredi Traclò, Nino Favazzo, Andrea Florio e Antonello Scordo.
l boss col reddito di cittadinanza e quello latitante
Da rivedere quindi il profilo di Salvatore Sparacio, che torna in libertà, mentre per De Luca, catturato dalla Polizia il 5 novembre 2019 dopo mesi di latitanza, e Lo Duca, il “quantum” della condanna resta 20 anni, ma in continuazione con precedenti sentenze.
La retata
Il blitz con gli arresti di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza scattò ad aprile di 2 anni fa e confermò che la pax mafiosa tra i clan della zona centro sud cittadina è ancora vigente. Documentato anche l’attivismo dei gruppi criminali in periodo elettorale, in favore di questo o quell’altro candidato andato a bussare alle porte dei boss ormai consolidati di centro città.
Tre la parti civili, l’associazione antiracket Addio Pizzo.