L’incontro, organizzato dalla Parrocchia “Santa Maria di Gesù” di Provinciale, ha visto la partecipazione di Maria Falcone, sorella del magistrato morto a Capaci e di tantissimi studenti provenienti da scuole di ogni ordine e grado. Prossima “lezione” di legalità il 13 Dicembre con Pasquale e Pietro Campagna, fratelli di Graziella uccisa dalla mafia nel 1985
Una marea di ragazzi, in trepidante attesa, ha accolto, ieri mattina, Martedì 6 Novembre, sulle note di Beautiful that way (la colonna sonora de “La vita è bella”) la prof.ssa Maria Falcone, nel primo degli incontri previsti nel ciclo degli appuntamenti sulla legalità che, dal 2009, si svolgono, in un riuscito progetto, presso la Parrocchia “Santa Maria di Gesù” a Provinciale. Padre Terenzio Pastore, parroco e organizzatore di tali incontri, ha sottolineato come ciò che deve spingere tutti a sostenere eventi simili sia la «consapevolezza che la mafia può essere sconfitta». Presenti all'incontro anche le forze dell'ordine e i ragazzi di Addiopizzo Messina che stanno promuovendo l'iniziativa "Pago chi non paga".
Un gruppo di studenti di scuole elementari e medie ha dato il via alla mattinata leggendo alcune riflessioni circa la nostra terra e il suo rapporto con il fenomeno mafioso. La Sicilia, hanno detto, vive un grande paradosso: è un luogo in cui la bellezza coabita accanto all’inferno, la legge accanto al sopruso, una terra di connivenza o di indifferenza. Eppure è anche terra di speranza e coraggio e i ragazzi hanno presentato tutti i motivi per cui vale la pena restare nonostante il marcio, nonostante tutto, perché «il vero amore è amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare».
Quando si parla di mafia, la mente di ogni siciliano, è normale, corre subito all’orrore, al sangue versato da uomini e donne innocenti, fra cui il giudice Giovanni Falcone. Perché lottare, quando chi lo ha fatto per primo ha pagato questo gesto con la propria pelle? La risposta che danno i ragazzi a chi è scoraggiato e pensa di essere inutile è che «noi siamo nati perché loro siamo morti, noi siamo carne perché loro sono cenere». Non siamo «orfani ma eredi del loro coraggio».
In questo senso, Maria Falcone, intervenendo subito dopo, ha detto che per combattere la mafia non è necessario essere eroi ma che non basta dire grazie a chi per questo ha dato la vita. Occorre soltanto «fare il proprio dovere». «Pensiamoci, ─ha aggiunto─ se tutti facessero il proprio dovere non ci sarebbe nessuno che ruba tra i politici e nessuna collusione tra questi e criminalità organizzata». L’invito che ha lanciato ai giovani è stato questo: scrivere sul proprio diario una frase che Giovanni Falcone portava sempre con sé in un appunto: «Fare il proprio dovere, costi quel che costi».
«Quando è morto Giovanni, ─ha detto Maria Falcone─ io l’ho pianto non solo da sorella, ma da cittadina», con lui, infatti, rischiava di cessare una prima vera presa di coscienza del fenomeno mafioso, un primo vero modo di lottare contro esso con efficacia. «Poi mi sono tornate alla mente le parole che disse prima del maxiprocesso al termine di un’intervista, ad un giornalista che gli chiedeva cosa sarebbe accaduto se Cosa nostra lo avesse ucciso. Lui rispose che gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini». E quegli uomini siamo anche noi. (CLAUDIO STAITI)
INTERVISTA A MARIA FALCONE – CLICCA QUI
[È possibile rivedere integralmente l’incontro sul sito della parrocchia, www.santamariadigesu.net]