Della vecchia definizione di De Luca non rimane nulla. Tanti i nodi politici per Basile, con un'opposizione più forte, e Croce è sempre il grande assente
MESSINA – Le nomine dei vicepresidenti in Consiglio comunale confermano il cambiamento nei rapporti di forza. Una geografia dell’aula stravolta, dopo più di un anno dall’insediamento della Giunta Basile. Altro che “maggioranza più Iva”, come la definì Cateno De Luca, allora eletto presidente dell’assemblea. Oggi la situazione è d’equilibrio, 15 alla maggioranza e 17 all’opposizione, e non a caso le forze politiche a sostegno del sindaco Basile non sono riuscite a eleggere i loro vicepresidenti. Questa volta non si è ripetuto il risultato dell’elezione di Nello Pergolizzi.
Il capogruppo leghista (ruolo che cede a Giulia Restuccia) Mirko Cantello, con 16 voti contro i 15 di Serena Giannetto, e una scheda bianca, è stato eletto vice presidente vicario. E, con 16 voti Giandomenico La Fauci (Ora Sicilia), ha battuto Raffale Rinaldo, 15 voti, più una bianca), dventando vicepresidente supplente. In questo scenario, spiccano i cinque consiglieri della Lega, passata presto all’opposizione: ad Amalia Centofanti e Giuseppe Villari si sono aggiunti Cantello, Restuccia ed Emilia Rotondo, che hanno detto addio allo schieramento pro Basile.
Un altro nodo, sollevato dal capogruppo di “Con De Luca per Basile sindaco”, Pippo Trischitta, è quello di Maurizio Croce, perennemente assente in Consiglio. Ma che ha raggiunto Cosimo Oteri, altro fuoriuscito dalla maggioranza, in Forza Italia. Dato come possibile presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, l’ex candidato a sindaco del centrodestra potrebbe sottrarsi alle polemiche, rassegnando le dimissioni. Nel suo ruolo di soggetto attuatore per il dissesto idrogeologico, è già troppo impegnato e il Consiglio è un impegno politico differente che merita un’attenzione costante. In quel caso, ad Antonella Russo e Felice Calabrò, nel Partito democratico, dovrebbe aggiungersi l’ex consigliere Alessandro Russo.
Tre interrogativi per un Consiglio comunale in cerca d’autore
In questo quadro, gli interrogativi sono tre. Il primo: ci saranno nuovi folgorati sulla “via di Damasco”, per citate il veterano di Palazzo Zanca Calabrò? Nella fase iniziale, il consigliere del Pd prevedeva dei passaggi sul fronte della maggioranza. Oggi non si possono escludere movimenti su ogni fronte.
Altro interrogativo: la Giunta Basile riuscirà a mantenere un dialogo con i consiglieri, a prescindere dagli schieramenti, o i conflitti si acuiranno? Ma, soprattutto, soffierà il vento della politica a Palazzo Zanca? Al di là dei numeri, pro maggioranza o pro opposizione, quelle che mancano spesso sono una visione e una dialettica d’alto livello. Ecco che cosa ci vorrebbe, al di là del gioco dei numeri e delle contrapposizioni su questioni sostanziali o meno importanti in una città in affanno. Da decenni alla ricerca di una politica all’altezza.
Nella foto in evidenza i cinque consiglieri comunali della Lega con il senatore Germanà, l’assessore regionale Sammartino e il deputato all’Ars Laccoto.
Come le banderuole: girano da dove soffiano i venti.
Un sindaco non può essere soltanto l’ausiliario di un grande capo che è l’unico a poter fare politica. Un sindaco può benissimo non provenire dalla politica, ma una volta a capo di un’amministrazione deve necessariamente porsi il problema dei rapporti politici con le altre forze. Questa è la normale dialettica democratica occidentale. Quindi, se chi viene eletto in elezioni democratiche, non si interessa dei rapporti anche politici, probabilmente si estrania dalla realtà delle istituzioni che -piaccia o no- è anche una realtà dove si deve saper fare “politica”.