Messina città vecchia. “Troppi giovani in fuga, quadro allarmante”

Messina città vecchia. “Troppi giovani in fuga, quadro allarmante”

Emanuela Giorgianni

Messina città vecchia. “Troppi giovani in fuga, quadro allarmante”

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giovedì 30 Luglio 2020 - 15:00

Ogni giorno, in media, 7 nostri giovani lasciano la città dello Stretto.

L’imparzialità dei numeri di fronte alla situazione demografica di Messina è chiara: sempre più vuota e sempre più vecchia. Ogni giorno, in media, 7 nostri giovani lasciano la città dello Stretto.

La commissione consiliare

A puntare i riflettori sull’annosa tematica è stata la VII Commissione consiliare permanente, presieduta dal Consigliere comunale Placido Bramanti, alla presenza del dirigente dell’Area Politiche Sociali e di Santi Lembo dell’Ufficio Statistiche Demografiche.

Crisi economica

“La crescita del numero degli anziani e dei giovani che migrano verso le regioni del Centro-Nord è cosa ormai nota, – ha dichiarato il Presidente Bramanti – ma preoccupa sempre di più come questo dato sia di forte incremento nella città di Messina a causa delle condizioni economiche e del calo di natalità. A questo si aggiungono gli ultimi dati Istat che evidenziano come la popolazione in età senile abbia sfiorato il 10% in più rispetto agli ultimi 5 anni. Ad aggravare ulteriormente la già compromessa situazione, la recente pandemia, che ha colpito anche Messina sotto molteplici aspetti. In città, infatti, il coronavirus sta uccidendo l’economia. In soli tre mesi, da gennaio a marzo 2020, secondo uno studio dell’ufficio Statistica della Camera di Commercio, sono state ben 833 le cessazioni di imprese. Spopolamento e desertificazione economica sono il riflesso naturale di questi dati”.

Giovani in fuga

Dal rapporto Svimenz emerge un quadro catastrofico con oltre 2 milioni di giovani in fuga verso il Nord alla ricerca adesso di un lavoro, ancor prima per motivi di studio. Il Mezzogiorno in generale è destinato ad aumentare la propria distanza dal resto del Paese, avendo perso – dall’avvio della crisi economica del 2008 – già più di 300 000 posti di lavoro, ovvero circa il 60% del totale dell’occupazione persa in Italia. Il Sud Italia, dunque, paga ancora una volta la parte più alta di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne.

Calo di natività

E mentre i giovani continuano ad andare via dalle regioni del Centro-Sud, per mancanza di opportunità lavorative e per un’offerta culturale e ricreativa scarsa, anche le nascite diminuiscono. Messina, in particolare, è il territorio siciliano più ‘anziano’: gli ultimi dati sulla popolazione rilasciati dall’Istat, aggiornati all’1 gennaio 2019, raccontano di una provincia che anno dopo anno si fa sempre più vecchia, con appena il 4,8% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 19 anni e con la maggiore percentuale di anziani in tutta l’isola. La provincia peloritana, infatti, è composta per il 56,3% da abitanti con età compresa tra i 41 e gli 84 anni e nel 2018 ha toccato il -22,5% delle nascite rispetto a dieci anni prima e il -7,5% rispetto al 2017. Anche facendo un paragone con la media italiana si nota come, escludendo la fascia di età da 40 ai 64 anni (che risulta minore in riva allo Stretto) la media anagrafica provinciale continui ad essere tra le più alte.
Una piccola speranza sembra essere riservata per la classe di età che va dai 20 ai 39 anni, che corrisponde al 22,8% della popolazione, magra consolazione, considerando che solo il 17,3% di popolazione è formato da giovanissimi sotto i 19 anni. Per quanto riguarda la situazione regionale, allo stato attuale è Catania la provincia più giovane, con il 14,7% di popolazione appartenente alla classe di età tra 0 e 14 anni, mentre Messina è superata – nella classe tra i 75 e gli 84 anni – soltanto da Trapani ed Enna.

Un quadro allarmante

“Un quadro allarmante che denota una grave crisi sociale, oltre che umana, frutto di scelte politiche finora scellerate. Un processo che è nostro dovere provare ad arginare per il bene dell’intera comunità cui apparteniamo, perché una città senza giovani è una città che non cresce, che non si migliora, in sintesi, che non ha futuro” conclude il presidente.

4 commenti

  1. buongiorno, rimango stupito da certe affermazioni, i componenti della commissione sono dei grandi strateghi……per arrivare a simili conclusioni.
    Comunque bene che si parli del problema e che magari sifaccia qualcosa di concreto.
    Anche io ho una figlia fuori dall’europa x quel lavoro che qui non c’è…….
    antonio

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  2. Frutto di scelte politiche??? Non sapevo che a Messina si facesse politica. Il problema è vecchio, a Messina non c’è nessuno in grado di fare invertire la rotta. Aiuto….!!! Vogliamo il peggior sindaco di Bolzano, compreso giunta e consigliò, degli ultimi 20 anni….!!!

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  3. avete ragione, i giovani abbandonano la città dello stretto. Vi siete domandati il vero motivo di questo? Se è no ve lo spiego io: Messina era una città di impiegati pubblici ed aveva alcune fabbrichette che davano lavoro a molti nostri concittadini.Man mano che il tempo passava quasi tutte (se non tutte) le fabbriche chiudevano, lasciando a spasso moltissimi operai (una per tutte “Birra Messina”). Altra fonte di lavoro era MARISICILIA e la Capitaneria di Porto che i nostri politici hanno fatto trasferire a Catania ed Augusta, senza muovere un dito. Poi ci sono quelli della mia generazione che apatici non hanno fatto sentire la loro voce ai politici che non avevano fatto nulla e preferendo, già loro, ad emigrare per poter vivere in modo decente. Grazie per lo spazio

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  4. Non capisco il motivo di questo articolo. Tutte le persone volenterose che non hanno mai avuto una corsia preferenziale, negli ultimi 15 anni sono andate via. Con umiltà e rassegnazione. I furbi sono rimasti. Nel deserto.. Direi. Cosa se ne faranno di una illusoria qualità di vita non è lecito capirlo. Quali opportunità per i figli? La ricchezza accumulata come la spendono.? È patetico pensare che pur avendo un mediocre impiego si stia bene a Messina. Le statistiche e le classifiche a livello nazionale sono impietose. Non esiste una coscienza sociale. Niente sensibilità verso i bisognosi o chi soffre o verso iniziative sociali o culturali. Roba da rabbrividire.. Peggio di un film dell’horror. Bah

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