Ordine dei Commercialisti e sindacati di categoria a Messina e scendono in campo per ottenere maggiori diritti e chiedere meno tasse per tutti
I commercialisti non mollano: il Governo deve ascoltare le richieste della categoria, che sono anche le esigenze dei contribuenti e delle aziende. La battaglia intrapresa con lo sciopero – indetto per questa settimana e poi revocato – perciò continua.
E’ quel che è venuto fuori dall’incontro di ieri all’Ordine dei Commercialisti di Messina, presieduto da Enrico Spicuzza, dove i professionisti si sono incontrati per confrontarsi sui problemi attuali e stabilire come muoversi, nei prossimi mesi, per arrivare ad un tavolo di confronto veramente aperto con l’Esecutivo.
Problemi che, a Messina e nel distretto, riguardano poco meno di un migliaio di professionisti, e con loro tutti i contribuenti. Al tavolo, ieri, oltre ai rappresentanti dell’Ordine – il presidente Spicuzza e il segretario Pasquale Cucè, c’erano le sigle sindacali e in particolare l’Anc con il coordinatore regionale Francesco Vito. Messina, in questa battaglia che è nazionale, sarà in prima linea.
I commercialisti, quindi, continueranno a battersi per ottenere una reale semplificazione e riduzione fiscale, il rispetto dello Statuto del Contribuente, il coinvolgimento della categoria nei processi legislativi e decisionali che riguardano il settore economico, lo stop alla decretazione d’urgenza in materia fiscale.
Nei giorni scorsi il Governo, dopo un primo no secco alla richiesta dei commercialisti di rinvio delle moltissime scadenze fiscali di settembre, ha aperto l’interlocuzione con la categoria, all’annuncio dello sciopero.
Le risposte dell’Esecutivo, però, non sono bastate. La categoria resta oberata e senza aiuti nel difficile compito di rendere effettivi i presunti aiuti alle imprese. Al centro dell’incontro di ieri, per esempio, c’è stata la proroga delle scadenze fiscali soltanto per le imprese che hanno subito un 33% del fatturato – ignorando così di fatto che la crisi dettata dall’emergenza ha ridotto la disponibilità finanziaria degli operatori economici, anche a parità di fatturato- e le altre criticità ancora non superate.
” Rinviare le scadenze dei pagamenti non basta – ha spiegato Spicuzza – le imprese hanno bisogno di un alleggerimento concreto del carico fiscale, e i commercialisti, che sono lo snodo essenziale del sistema del rapporto tra le imprese e il Fisco, devono essere messi in grado di lavorare. E i contribuenti devono essere tutelati. In Italia abbiamo una legislazione dedicata per ogni categoria di lavoratori, un diritto per ogni “categoria” di soggetti e cittadini. Ma il contribuente in quanto tale, ovvero tutti i cittadini, non ha diritti ed è sempre e solo “spremuto”. Per questo qualche anno fa abbiamo varato lo Statuto dei Contribuenti, che ad oggi resta lettera morta”
“Ammettere alle così dette agevolazioni – il mero rinvio delle scadenze fiscali – solo i soggetti che hanno perso il 33% del fatturato – vuol dire non tener conto che alle imprese è venuta meno la disponibilità finanziaria, in molti casi anche a fatturato invariato. Soprattutto, non agevola il lavoro dei commercialisti, anzi li chiama ad uno sforzo aggiuntivo, che vanifica di fatto i rinvii concessi”, ha concluso il coordinatore regionale dell’Anc Francesco Vito.