In una ricerca emerge un volontariato che resiste e rilancia l'azione nel territorio
Sentimenti, emozioni, paure: indagine sui volontari, messi a dura a prova nel periodo della pandemia. Un volontariato che resiste e rilancia la propria azione. Come rispondono a rischi e stress da emergenza Covid? Come si adattano e si sostengono tra di loro? “Help who helps” è uno studio realizzato dal Centro servizi per il volontariato (Cesv Messina) e dal CeRIP (Centro di Ricerca e di Intervento Psicologico) dell’Università di Messina.
Attraverso questionari, è emersa la strategia anti-pandemia di chi fa volontariato nel territorio: «Un basso grado di tensione grazie a buone risorse personali e a capacità organizzative e di supporto degli enti», secondo i responsabili dell’indagine, che diventerà una pubblicazione scientifica. È emersa soprattutto, in netta maggioranza, la volontà di non interrompere le attività volontarie anche nel periodo di chiusure e timori per i contagi.
I dati
L’86,2% del campione non ha mai pensato di “fermarsi” a causa del Covid. A rispondere al questionario sono stati 130 enti, distribuiti su 27 Comuni e suddivisi tra zona tirrenica (62) e zona jonica (68), compresa la città di Messina. Tra i partecipanti, il 64,6% è donna e il 35,4% uomo, il 39% ha conseguito la laurea e un altro 39% il diploma di maturità.
Nel campione sono rappresentate le diverse fasce d’età, ma la prevalenza è del range 50-60 anni (27,7% del totale) e dei giovani al di sotto dei 18 anni (24,6%), fanno sapere gli autori della ricerca. Inoltre, con la presenza ridotta della fascia dei 70-80enni (5,4%), a essere meno presenti sono anche i 30-40enni (9,2%). Quasi pari, infine, i 18-30enni (15,4%) e i 40-50enni (17,7%)
L’analisi
«L’indagine – evidenzia Tina Camuti, psicologa, componente del consiglio direttivo del Cesv – possiede connotati espliciti di originalità». Allo stesso tempo, come ha sottolineato il direttore del Centro servizi, Rosario Ceraolo, lo studio fornisce «indicazioni preziose, utili e utilizzabili fin da subito per comprendere e dare forza sempre più e sempre meglio al mondo del volontariato del Messinese».
A sua volta Pina Filippello, del CeRIP e docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione (Università di Messina), si è così espressa: «A causa dell’ampia diffusione del virus, l’indagine sui fattori di rischio e protezione che contribuiscono o di contro affievoliscono il rischio di stress è essenziale per il presente ma anche per il futuro», confermando l’utilità della ricerca pet migliorare l’azione volontaria.
«I volontari intervistati – ha aggiunto Maria Lucia Serio, consulente del Centro servizi per il volontatiato – per diversi mesi hanno offerto il loro aiuto per molte ore alla settimana. I loro comportamenti e le loro reazioni danno uno spaccato della resilienza rispetto a situazioni di emergenza.»
Le azioni
In base alla ricerca, il 34% dei soggetti opera nell’ambito socio-sanitario, quasi il 32% per la tutela dell’ambiente, il 17% nella protezione civile, poco più dell11% nel campo socio-culturale-educativo, quasi il 5% nella tutela dei diritti, l’1% circa per la protezione degli animali.
Nel 73% dei casi, si legge nel documenti, i volontari hanno attivato azioni specifiche in risposta all’emergenza. La percentuale che si è fermata a causa della pandemia è del 3,8%: solo 5 enti. Mentre in 9 vogliono interrompere l’attività, ma non l’hanno ancora fatto (6,9%) e altri 4 (3,1%) non avevano pensato di interrompere ma ora sono propensi a farlo. A prevalere sono i 112 soggetti (86,2% del campione) che non hanno mai pensato di fermarsi a causa dell’emergenza Covid e continuano l’attività.