"Messina e il Mezzogiorno lontani da una rinascita civile"

“Messina e il Mezzogiorno lontani da una rinascita civile”

Autore Esterno

“Messina e il Mezzogiorno lontani da una rinascita civile”

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mercoledì 13 Dicembre 2023 - 09:05

La riflessione del docente UniMe Bottaro su senso civico e capitale sociale: "Manca una cultura politica che renda naturale la solidarietà fra cittadini"

Pubblichiamo la riflessione di Giuseppe Bottaro, ordinario di Storia delle dottrine politiche dell’Università di Messina su senso civico e capitale sociale in una Messina e in uno Mezzogiorno in grandi difficoltà.

Trascorsi, ormai, trent’anni dalla pubblicazione del volume di Robert D. Putnam “La tradizione civica nelle regioni italiane” possiamo ragionevolmente affermare che il politologo statunitense avesse ragione. Nelle regioni e nelle città del Mezzogiorno d’Italia, in Calabria, in Sicilia, a Messina, a Catania o a Palermo ciò che manca veramente è il senso civico, il capitale sociale, vale a dire tutto ciò che promuove e regola la convivenza civile così come le reti di associazionismo, la fiducia reciproca e la cooperazione spontanea.

È a tutti evidente, pertanto, che questi territori potranno svilupparsi in senso sociale ed economico aggiungendo gli stessi livelli delle regioni settentrionali, e le istituzioni politiche potranno finalmente essere efficienti e al servizio della gente, soltanto se si formerà una struttura sociale e una cultura politica che rendano naturale la cooperazione e la solidarietà tra i cittadini.
Anche in questi trent’anni, come d’altra parte nei precedenti venti, non si sono poste le condizioni per stimolare una vera rinascita civile del Sud, una politica che si fondi sulla fiducia e incoraggi l’attiva partecipazione dei cittadini e dell’associazionismo, l’orgoglio di appartenere ad una terra che non merita di essere sempre negli ultimi posti di tutte le classifiche economiche, sociali e politiche. Alcuni valori tipici del repubblicanesimo sono rimasti a noi sconosciuti.

Infatti, perché in una regione, in un territorio possa prevalere una robusta virtù civica occorre che la cultura politica consenta la socializzazione dei cittadini ai valori, alle istituzioni e alle pratiche della democrazia e che i partiti, i sindacati, le associazioni siano capaci di mediare tra la varietà di interessi, obiettivi e culture sviluppando politiche che realizzino il mutuo beneficio, vale a dire perseguire il bene pubblico in termini di processo e di sostanza. In definitiva, possiamo constatare che nel rapporto tra il civismo presente nelle comunità territoriali e il rendimento delle istituzioni, alcune regioni del centro e del nord vincono a mani basse.
Non si può spiegare in maniera diversa la reazione, con alcune lodevoli eccezioni tra cittadini consapevoli e associazioni, di alcuni organi di stampa e politici che anche quest’anno hanno commentato i dati delle classifiche sulla qualità della vita come tutto sommato non negativi, quasi con un senso di rassegnazione. La città metropolitana di Messina per il Sole 24 ore si trova all’89vesimo posto su 107 province; poteva andare peggio.

La nostra città metropolitana negli indicatori economici (ricchezza, affari e lavoro) si posizione al 100esimo posto; che sarà mai visto che ci sono 7 città che stanno più in basso. Per la classifica sulla qualità della vita di ItaliaOggi ci posizioniamo al 105esimo posto; vorrà dire che due province sono, comunque, dietro di noi.

È proprio vero non esiste più una classe di intellettuali e di politici che riflettono sul meridione, sulle sue povertà e sul perché in Calabria, in Sicilia, a Messina o a Crotone si stia peggio, molto peggio, ad esempio sul versante dell’occupazione, che a Bologna o a Udine, in Lombardia o in Veneto. La situazione è, quindi, irrecuperabile? Non è proprio così, si può ancora sperare!
Per non sembrare un discorso troppo astratto, basta applicare questi concetti di impegno civico, rete sociale e connessione tra cittadini, associazioni, imprese e istituzioni nei vari ambiti della vita economico-sociale ad alcuni casi concreti.

L’esempio positivo del gioco di squadra sul risanamento, negativo nelle politiche per valorizzare Messina come città di mare

Si può riportare, ad esempio, uno delle poche situazioni dove, a mio giudizio, si è cercato di lavorare in questo modo riuscendo a fare rete tra vari soggetti pubblici e privati, cioè l’ambito del risanamento a Messina. La concordia, il gioco di squadra tra i vari attori in campo, dal Commissario straordinario ad Arisme, dai politici nazionali alle istituzioni locali, dal Genio civile alle Fondazioni e associazioni socioculturali, sembra aver portato a trovare la giusta soluzione per chiudere una pagina vergognosa che si trascina da troppi decenni nella nostra città.
Un settore dove, invece, sarebbe essenziale la politica della connessione tra cittadini e istituzioni,
mondo dell’associazionismo e imprese, Università, enti di ricerca e operatori della comunicazione, è quello che ruota intorno alla risorsa “mare”. Messina è sempre stata una città di mare che ha tratto da questo elemento la sua ricchezza per secoli e che potrebbe continuare a farlo nei settori del turismo, della cultura, del commercio, della nautica, della ricerca e dell’ambiente.

Non si comprende come non sia stato possibile fino ad ora costruire un progetto di salvaguardia e sviluppo che porti a valorizzare lo Stretto, l’elemento marino e tutta la costa, anche il lungo tratto negato alla città da troppo tempo, coinvolgendo tutti i soggetti privati e pubblici (dai giovani ricercatori dell’Università e del Cnr agli anziani pescatori, dalle associazioni ambientaliste agli imprenditori marittimi) e valorizzandone il contributo nella costruzione di un’ampia rete di connessione fatta di
civismo e solidarietà generazionale.

Il governo democratico è rafforzato da una vigorosa comunità civica

Putnam, nel 1993, aveva pubblicato l’analisi sul capitale sociale delle regioni del centro-nord e sui mali delle regioni del Mezzogiorno d’Italia ma, anche se la sua ricerca e quella dei suoi collaboratori era durata sul campo circa vent’anni, alcuni studiosi italiani avevano giudicato superficiale la sua tesi sulle cause del sottosviluppo dei nostri territori rispetto a quelli del centro e del nord. Alla luce degli ultimi trent’anni oggi la sua disanima, e forse anche la nostra, sarebbe certamente ancora più spietata. Il Sud non ha molta voglia di emergere economicamente e socialmente.

Nel Mezzogiorno alberga poco il senso civico, le istituzioni politiche non fanno quasi mai gioco di squadra, e la società economica si accontenta con le sue piccole aziende di riuscire a sopravvivere in alcune limitate produzioni di nicchia. Mentre, invece, se si rafforzassero la società civile, il mondo della cooperazione e quello dell’associazionismo sarebbero certamente più forti anche le istituzioni politiche locali, regionali e nazionali.

Per dirla con le parole dello stesso Putnam: “Il contesto sociale e la storia condizionano profondamente il funzionamento delle istituzioni. L’efficacia delle istituzioni e la loro apertura verso i cittadini dipendono dalle virtù e tradizioni repubblicane. Tocqueville aveva ragione. Il governo democratico è rafforzato, non indebolito, quando deve confrontarsi con una vigorosa comunità civica. I cittadini delle regioni civiche
richiedono un governo migliore e, grazie anche ai loro sforzi, lo ottengono. Domandano servizi pubblici più efficienti e sono pronti ad agire collettivamente per raggiungere i loro obiettivi comuni”.

Giuseppe Bottaro

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Un commento

  1. Crepuscolo post 1908 13 Dicembre 2023 18:20

    Caro signor Bottaro, condivido tutto, però si è dimenticato di una cosa:viviamo in una città dove ci sono poteri forti che si sono arricchiti/si stanno arricchendo sulle disgrazie di questa società.
    Sono da tempo sugli scranni del potere e nessuno da Roma si pone il problema.
    E qui guai se qualcuno li menziona e racconta di tutto ciò.
    A casa mia si chiama Cartello, né più ne meno come il famoso cartello di Medellin in Colombia.

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