Messina e la crisi economica: quando si punta il dito sui cordoli per non vedere l'abisso

Messina e la crisi economica: quando si punta il dito sui cordoli per non vedere l’abisso

Marco Olivieri

Messina e la crisi economica: quando si punta il dito sui cordoli per non vedere l’abisso

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lunedì 06 Novembre 2023 - 09:00

Le scelte per affrontare l'emergenza chiamano in causa politica, imprenditoria e sindacati. Solo un'idea di futuro potrebbe salvarci

MESSINA – Entrare nel cuore dei problemi. Smetterla di essere preda di dibattiti continui su cordoli, piste ciclabili e isole pedonali, “accusati” di ogni nefandezza. Tutti strumenti a cui a volte si attribuiscono le cause d’emergenze che meriterebbero un’analisi libera da queste illusioni. Le cause della crisi economica sono tante e tutte legate alle scelte strategiche, si fa per dire, assunte almeno negli ultimi trent’anni dalle classi politiche nazionali, regionali e cittadine. Scelte che chiamano in causa politica, imprenditoria e sindacati. A tutto questo s’aggiungano le tempeste finanziarie degli anni Duemila, stile “Grande depressione”, e la trasformazione dell’economia nel mondo globalizzato.

Il rischio, insomma, è di puntare il dito su cordoli e isole pedonali per non vedere il baratro. E così si rallentano quei processi virtuosi di assunzione di responsabilità, e necessità di fare squadra a livello politico sindacale e imprenditoriale, per cercare d’invertire la tendenza. Osserva la Cgil Messina, certificando una situazione che di certo non è nuova: “Il tasso di natalità è in caduta libera e su questo le amministrazioni pubbliche, a partire dalla Città metropolitana e dai Comuni, dovrebbero interrogarsi sulla loro capacità di fornire servizi e misure per trattenere i giovani che fuggono alla ricerca di opportunità di vita e di lavoro migliori. O anche per includere fette crescenti di popolazione intrappolate in dinamiche di disoccupazione, precarietà e inattività che si traducono in esclusione sociale. Ma l’altra faccia della medaglia della denatalità è l’invecchiamento della popolazione”.

A sua volta, il Comitato provinciale Arcigay Makwan ha scritto all’amministrazione comunale e al Consiglio: “A Messina c’è un grave disagio sociale e servono interventi mirati per rimediare all’abolizione del Rdc, il reddito di cittadinanza”. Nulla di nuovo sotto al sole ma, senza un progetto sociale di trasformazione economica e di welfare, di lavoro e concreta innovazione, il sud continuerà a morire. E di Messina non rimarrà traccia.

Lo ricordiamo spesso: in più di dieci anni, in base all’Istat, la città ha perso 25mila abitanti. Numeri da record, con un altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Negli ultimi dodici anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti. Di questi, circa 35.000, con un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, hanno lasciato la provincia. Da aprile a giugno, compreso il territorio della Città metropolitana, hanno chiuso 1768 imprese. Abbiamo pure un incremento notevole del costo della vita. Oltre il 6 per cento rispetto all’anno precedente. E, in uno scenario in parte sudamericano, con le periferie storicamente abbandonate, ai margini, Messina e provincia registrano la spesa più alta in Sicilia per il gioco d’azzardo online.

E il lavoro da creare? Anche questo lo ripetiamo spesso e non ci stancheremo di farlo: fiscalità di vantaggio, Zes (Zone economiche speciali), formazione e occupazione, riapertura di negozi e botteghe a prezzi non proibitivi, imprese digitali, investimenti massici in servizi e infrastrutture, progettazione europea, burocrazia e amministrazioni all’altezza dell’impegno. Serve un piano straordinario. E la politica locale deve, oltre a progettare a lungo respiro senza perdere l’attenzione alla quotidianità, incalzare i governi regionali e nazionali.

Un’idea di futuro per salvare Messina

In questo quadro allarmante, in ambito sociale ed economico, di tutto abbiamo bisogno che di dibattiti tra guelfi e ghibellini sui cordoli. Lì dove c’è necessità di correttivi, dai parcheggi all’incremento del trasporto pubblico locale e i servizi per i più deboli, s’intervenga. Ma immaginare Messina ancorata a vecchi modelli è mortifero.

Smettiamola d’invocare il ritorno a un passato, e ancora un presente, di caos e disoccupazione. Un’idea di futuro potrebbe salvarci. Ma se a tutti livelli, dalla politica e l’imprenditoria ai sindacati, le associazioni e i cittadini, ne saremo capaci.

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13 commenti

  1. Lavorare 12 ore al giorno per poco meno di 900€ , , aggiungendo per la maggior parte, maleducazione, vanità, altezzosità , e buddaciamento… è più che normalissimo essere in questa situazione

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  2. Da genitore con figli che lavorano all’estero condivido l’analisi…..i cordoli non saranno la colpa…..ma danno la mazzata finale.

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  3. No, non saremo capaci perché non sono capaci (o non hanno volontà) i rappresentanti che abbiamo mandato ai posti di governo locale, regionale e nazionale senza valutarne appunto le capacità e la volontà. Ma come si fa a non capire che in un territorio che gode di un clima eccezionale bisogna rilanciare l’agricoltura e incentivare in tutti i modi il turismo? Anche perché sono attività che producono migliaia di posti di lavoro. Ma quale amministrazione locale ha mai preso l’iniziativa di liberare dalle varie servitù la costa divenuta proprietà privata e di promuovere al meglio le colline ed i monti per destare l’interesse degli imprenditori turistici ad investire nel capoluogo e nella provincia? Personalmente non nutro alcuna speranza. Purtroppo.

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  4. L’abisso c’è, non si può non vedere, ma i cordoli di certo non agevolano i commercianti, considerando che poi sono assolutamente inutili.

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  5. Pochi lo ricordano, ma dal 2011 al 2013 un movimento civico di nome “RESET!” ha provato a porre proprio questo tema, con un enorme lavoro (puntualmente seguito da Tempostretto) che poi ha riscosso poco successo alle elezioni amministrative.
    Se c’è una cosa che ho capito dalla splendida esperienza in Reset! (senza sottovalutare tutti i nostri errori, ci mancherebbe) è che l’idea di futuro nelle urne non paga, perché in questa città tutti hanno un cugino o un cognato che ha bisogno nel presente di portare qualche voto per garantirsi una qualche elemosina.

    Sono passati 10 anni, qualcosa in città è effettivamente cambiato ma non purtroppo la tendenza a un lento spegnimento.
    Sulla giusta strade le idee come l’I-HUB, coerente con quello che fu il progetto di RESET!, e tutto ciò che punta a migliorare la qualità dell’ambiente e della vita.

    Inaccettabile vedere chi non comprende verso dove bisogna andare, e non capisce che se decine migliaia di persone con il viale S. Martino chiuso al traffico hanno raggiunto piazza Cairoli per lo Street Food ma non riescono a raggiungere senza macchina il punto vendita posto 100 metri più avanti il problema non è l’isola pedonale…

    Voglio comunque essere ottimista e sperare che questo bell’articolo stimoli qualcuno a riportare l’idea di futuro per la città al centro del dibattito, però in fretta che il futuro ci mette poco a passare alle nostre spalle.

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  6. Sergio Indelicato 6 Novembre 2023 12:36

    La crisi della città dipende ,sopra tutto, dalla stagnazione dell’economia. Basti pensare che la maggior parte dell’indotto economico è dato da terziario impiegatizio che tra aumenti continui su tutti i fronti non riesce più a garantire anche quel minimo di circolarità monetaria. Si aggiunga che moltissimi hanno i figli che studiano fuori sede e gran parte dello stipendio confluisce fuori città per il loro mantenimento. Dei rappresentanti delle categorie dei commercianti stenderei un pietoso velo , ma mi sono finite le mollette.La storia ci dice che Messina era una città ricca quando , prima del 1908, il suo era un porto franco, le aziende straniere insieme alle relative banche facevano della città un riferimento dell’intero mediterraneo e non solo. Credo che l’unica via percorribile sia l’innesto di aziende straniere ripercorrendo quella che fu ,un tempo , la chiave di volta dell’economia della nostra splendida città .

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  7. Avviare la costruzione della mega opera di collegamento con il continente potrebbe senza dubbio iniziare a risolvere qualche problema.
    Ben vengano le mega opere a salvare quello che in altri luoghi si chiama lavoro normalmente pagato , base per costruzione di nuove famiglie.
    La migrazione ci tocca in modo diretto; come i tantissimi disperati che arrivano dal sud del mondo, anche i figli di questa terra fuggono verso luoghi in cui si possa vivere dignitosamente.

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  8. Articolo lucidissimo, Direttore.
    E’ sempre utile ricordare che la priorità non è parcheggiare l’auto in sosta vietata per andare al bar.

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    1. La priorità non è nemmeno girare con la bicletta a discapito di quel poco che resta di attività lavorative. Le piste ciclabili si possono fare altrove dove non recano danni all’economia già in crisi

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  9. Se il governo nazionale e regionale non intervengono puntando su questo territorio possiamo scrivere quanto vogliamo, c’è un vuoto di interesse su questa città, tutta l’area cittadina dall’enorme potenziale è depressa, la città metropolitana non so quanto può concludere normativamente parlando, una città di anziani è destinata allo spopolamento , abbiamo un tasso di emigrazione da villaggio sperduto sulle montagne del Caucaso , ma di che stiamo parlando non bastano le buone idee, ci vuole un massiccio piano di investimenti, un piano Marshall che, se politicamente non siamo rappresentati adeguatamente, non avverrà mai.

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  10. I cordoli sono la ciliegina.
    Dopo strade chiuse, strade ristrette, cambi di corsia…
    I commercianti hanno proposto stalli con disco orario, proprio per venire incontro alle esigenze, seppure governate da comodità e “pigrizia”, ma sempre esigenze sono.
    Ciò perché porta denaro e l’economia funziona.
    Essere a priori per isole e pista ciclabile, facendo sottobanco la lotta per distruggere le auto, questo non è corretto.
    Le auto, libertà di scelta del cittadino usarla, deve avere garantito una circolazione normale, e non essere intaccata di proposito. ( Come gli alberi che tolgono posti di proposito)

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  11. Reputo l’analisi assai precisa. Solo per precisazione vorrei aggiungere che occorrerebbe per quanto riguarda la giusta e doverosa richiesta da parte dell’amministrazione del rispetto delle regole da parte della cittadinanza (cordoli e isole pedonali ad esempio) che tali principi vengano rispettati sempre e da tutti. Negozianti che durante il giorno non vedono sostare i clienti dinanzi il proprio negozio che si ritengono danneggiati assistono poi a soste selvagge e assenza di regole la sera, davanti a bar e locali notturni. Auto in tripla fila davanti ad attività che pur avendo una semplice licenza commerciale da bar si producono in attività per cui occorre altra licenza come discoteche ecc. Insomma norme e leggi da rispettare ma tutti o nessuno altrimenti decade il principio stesso delle norme. Sosta selvaggia e regole infrante la notte, controlli e sanzioni di giorno. Sembra che l’economia della Movida sia più importante di quella delle attività diurne

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  12. Marcella Millimaggi 7 Novembre 2023 07:21

    Quello che mi domando è: ma i ragazzi che escono in automobile o in moto alla sera e fanno tardi davanti ai locali della movida dove prendono i soldi per le consumazioni? E poi mi chiedo: ma un servizio di vigili urbani notturno ed efficiente con ausiliari del traffico compresi non lo si potrebbe organizzare? Di giorno verificano ore quarti e minuti perchè non farlo anche alla sera e alla notte? si potrebbero pagare straordinari, notturni e festivi e fare ripartire l’economia delle “consumazioni”

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