Era previsto un duo, saltato, col pianista Orazio Sciortino. Ma il cambio di programma non ha deluso le attese
A causa di una indisposizione del pianista Orazio Sciortino, il previsto concerto per pianoforte e violino, con Nordio appunto al violino, due eccellenti artisti, già noti al pubblico messinese, che doveva aver luogo domenica scorsa al Palacultura, per la stagione concertistica della Filarmonica Laudamo, è stato sostituito da un concerto per solo violino, una performance di assoluto livello di Domenico Nordio.
Un concerto per violino solo poteva rischiare di rivelarsi un po’ monotono e di arduo ascolto, dal momento che il violino, a differenza del pianoforte, non è uno strumento polifonico. Lo stesso programma proposto inoltre – (con l’eccezione di Bach) poteva essere particolarmente interessante specialmente per studiosi o interpreti dello strumento.
Se il concerto è risultato tutt’altro che monotono, è stato innanzitutto grazie a Nordio, protagonista di una prestazione eccellente, dal suono nitido, puntuale e preciso, in un programma variegato, dal barocco ai contemporanei. Il violinista ha anche interagito con il pubblico, fornendo preziose notizie sui brani e sugli autori, alcuni a noi praticamente sconosciuti.
Il concerto è iniziato e si è concluso con due brani barocchi, la “Passacaglia”, dalla Sonata del Rosario n, XVI, di Heintich Ignaz Von Biber, e la “Ciaccona”, dalla Partita n. 2 di Johann Sebastian Bach. Passacaglia e Ciaccona – non ci sono evidenti differenze fra le due forme – sono generi musicali di origine spagnola, caratterizzati da un tema lento, che viene variato in successione, sia armonica che melodica, utilizzati soprattutto in epoca barocca, ma anche in epoche più recenti, si pensi alla celebre Ciaccona che costituisce l’ultimo movimento della Quarta Sinfonia di Brahms, o alla Passacaglia per Orchestra op. 1 di Anton Webern.
La Passacaglia di Von Biber presenta in toto queste caratteristiche: un tema lento, solenne, cui seguono delle variazioni, belle e ben elaborate, molto apprezzate dal pubblico.
Gli altri tre brani precedenti la Ciaccona sono stati eseguiti di seguito senza soluzione di continuità: la Sonata n. 2 op. 95 di Mieczyslaw Samuilovich, autore polacco di origini ebraiche, caratterizzata da numerose pause e pizzicati del violino, oltre che, ovviamente, da temi ebraici; Cleopatra op. 34 di Fasil Say, dall’andamento arabeggiante (l’autore è turco); la Sonata in re maggiore op. 115 di Sergei Prokofiev. Si tratta dell’ultima composizione del musicista russo dedicata al violino e, come tutta la musica composta nell’ultimo periodo della sua vita, ha un carattere per lo più melodico, privo di quelle notazioni dissonanti “barbariche” tipiche delle composizioni più giovanili. Dopo un primo movimento “Moderato” simile a una marcia, troviamo un “Andante dolce. Tema con variazioni”, vero epicentro di tutta la Sonata, un tema lirico variato magistralmente, alla maniera classica. Il terzo movimento infine “Con brio. Allegro precipitato”, è un brano dal carattere frizzante, che si conclude in maniera estremamente virtuosistica, “Precipitato”, appunto, termine caro a Prokofiev, utilizzato anche per il celebre terzo movimento della Sonata per pianoforte n.7.
Ed ecco il momento più atteso della serata: la celeberrima Ciaccona, quinto e ultimo movimento della Partita in re minore n. 2 BWV 1004 per violino solo, di Johann Sebastian Bach.
Il sommo compositore tedesco ha raggiunto vertici mai più superati nella storia dei capolavori dedicati al violino solo, riuscendo a rendere polifonico uno strumento che non si prestava ad esserlo, e lasciando ai posteri sei capolavori assoluti, le tre sonate e le tre partite, che rappresentano un “must” per ogni violinista che voglia definirsi tale.
Con la “Ciaccona”, Bach innalza un gigantesco e inarrivabile monumento alla letteratura per questo strumento, amato da tutti i musicisti, come testimoniano le diverse trascrizioni (le più note: quella di Busoni per pianoforte e quella di Brahms per pianoforte solo mano sinistra). Si tratta di un brano imponente, un tema con ben 64 variazioni, che è più lungo degli altri quattro movimenti insieme della Partita. Il tema, splendido, dal carattere drammatico e solenne, viene variato magistralmente, le variazioni, impetuose, lente, dolci, drammatiche etc., divengono sempre più elaborate. Una parentesi centrale in tonalità maggiore precede il gran finale, ove, dopo alcune magnifiche variazioni in crescendo, il tema originario si riafferma in tutta la sua grandezza.
Precisa e molto rigorosa l’interpretazione di Nordio, ma anche ricca di personalità, nel variare i tempi e accentuare le varie sfumature nelle variazioni bachiane.
Due gioielli, sempre di Bach, eseguiti come bis, hanno concluso il concerto: la “Sarabanda”, sempre dalla Partita n. 2, l’”Andante” dalla Sonata in la minore n. 2.