Messina Film Festival. 3 libri e un filo conduttore: il legame tra Cinema e Opera

Messina Film Festival. 3 libri e un filo conduttore: il legame tra Cinema e Opera

Emanuela Giorgianni

Messina Film Festival. 3 libri e un filo conduttore: il legame tra Cinema e Opera

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martedì 05 Dicembre 2023 - 11:00

Presentati alla Feltrinelli Point i libri di Eugenio Tassitano, Franco La Magna e Ninni Panzera

MESSINA. 3 libri diversi, 3 autori, un solo grande filo conduttore: il legame tra Cinema e Opera. È lo stesso tema protagonista della nuova stagione del Messina Film Festival, che torna a Messina dopo il successo degli anni dal 1995 al 2001, grazie al suo direttore artistico Ninni Panzera.

Dall’1 all’8 dicembre, la città si riempie di eventi, proiezioni e ospiti d’onore come Marco Bellocchio. Tra i tanti appuntamenti del festival “Cinema&Opera” – unico festival italiano ad interrogarsi sul rapporto tra le due arti – alla libreria Feltrinelli Point, Milena Romeo cura un dialogo polifonico tra Eugenio Tassitano, Franco La Magna e il direttore Ninni Panzera, autori rispettivamente dei testi “Storie di musica al cinema”, “Vi ravviso, o luoghi ameni” e “Bellini al cinema”. 3 libri che raccontano l’incontro sinestetico tra suono, parola e immagini, in un percorso di riflessione che va dalla critica alla storia del cinema e alla divulgazione.

“Storie di musica al cinema”

storie di musica al cinema

Eugenio Tassitano, reggino di nascita ma romano d’adozione, compositore e autore per il teatro e per il cinema, diplomato in Musica Applicata al Conservatorio di Matera (e anche componente della giuria del Concorso Cortometraggi – preseduto Marco Dentici – del Messina Film Festival) presenta il suo “Storie di musica al cinema” (Arcana, 2023) vero e proprio “Dizionario dei grandi film sulla musica”. Un’opera monumentale quella del compositore, scritta non dal punto di vista del critico, ma di “uno spettatore musicista che studia da tempo il rapporto tra musica e immagine”. 180 schede, piene di informazioni sui film e di note critiche interessanti, dedicate a tutte quelle pellicole che hanno come protagonista la musica o la vita dei musicisti, pellicole provenienti da tutto il mondo, da quelle più famose a quelle meno note, da quelle del passato come il celeberrimo Amadeus di Milos Forman, a quelle del presente come Elvis di Baz Luhrmann – escludendo dalla sua analisi il genere del musical, caratterizzato dalla richiesta allo spettatore della sospensione dell’incredulità. Le schede sono divise, in maniera originale, tra film indispensabili, consigliati e segnalati.

“Entrare a teatro o al cinema, per me, è come entrare in un tempio. Per scrivere un libro di questo tipo ci vuole tutta la vita, io spero soltanto di aver trasmesso la mia passione e averlo reso una lettura adatta a tutti” commenta Tassitano.

“Vi ravviso, o luoghi ameni”

vi ravviso, o luoghi ameni

Franco La Magna, giornalista e critico cinematografico catanese, racconta, invece, il suo “Vi ravviso, o luoghi ameni” (Città del Sole Edizioni, 2007), titolo omaggio alla famosa aria da “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. Il libro indaga, infatti, “Vincenzo Bellini nel cinema e nella televisione”, con più di 100 titoli che hanno scelto come protagonista il grande compositore catanese, tra film muti, biografici, documentari, videografie e trasposizioni delle sue opere.

Il libro è un’analisi critica e formale molto attenta, nata da una serie di articoli pubblicati dal giornalista su “La Sicilia” e si erge a testimonianza del linguaggio universale incarnato dalla musica di Bellini, nostro più grande ambasciatore culturale nel mondo, un linguaggio capace di travalicare ogni barriera, conosciuto e amato da Hollywood fino alle più piccole realtà in via di sviluppo.

“I luoghi ameni, in questo caso, sono quelli del cinema – spiega La Magna – mi sono interrogato sull’aspetto estetico della musica, sul suo preciso significato narrativo, in un gioco tra suoni e immagini”.

“Bellini al cinema”

bellini al cinema

Il rapporto tra Bellini e il cinema è ancora al centro del terzo volume presentato, “Bellini al cinema” (La Zattera dell’Arte, 2022) a cura di Ninni Panzera, direttore del Messina Film Festival e storico ex segretario di Tao Arte.

Il libro nasce in occasione del Bellini International Context, festival dedicato al Cigno di Catania, che da anni la Regione Siciliana sposa insieme a diverse istituzioni culturali e artistiche. Il titolo accomuna la mostra e la retrospettiva filmica realizzate da Panzera, in un catalogo infinito di cimeli e materiali iconografici, raccolti nel tempo con amore e fatica e rintracciati in tutta Europa. Più di settanta testimonianze, tra manifesti, foto-buste, perfino cineromanzi e calendarietti da barbiere, espressione del forte interesse che ruotava intorno a Bellini nell’arco di tempo che va dal 1935 al 1954.

La mostra, visitabile al Teatro Vittorio Emanuele fino al 31 gennaio 2024, si snoda attraverso otto isole tematiche, una per ogni film. Dalle tre versioni diverse di Casta Diva di Carmine Gallone (regista troppo sottovalutato, che più di chiunque altro ha trattato l’opera di Bellini): quella del 1935 con Sandro Palmieri; The Divine Spark, la versione americana del 1935, con Philipps Holmes (in entrambi la protagonista femminile resta sempre Marta Eggert) e Casta Diva del 1954 con Maurice Ronet. Poi, ancora, Casa Ricordi (1954) sempre di Gallone; Maria Malibran (1943) di Guido Brignone; le due versioni de La Sonnambula, quella del 1942 di Piero Ballerini (il racconto della storia d’amore del compositore con una fanciulla cagionevole di salute) e quella del 1952 di Cesare Barlacchi considerata introvabile (storia d’amore di due giovani, narrata dalle note della musica di Bellini) e, infine, La Norma del 1911, film muto restaurato dalla Cineteca di Bologna, vera rarità.

Gli otto titoli sono i protagonisti anche del libro, arricchito da schede sinottiche e un vastissimo apparato documentario, capace di rendere fruibile e interessante il testo per qualsiasi lettore. Quattro autori lavorano ai saggi che compongono il testo, proprio Franco La Magna e, insieme a lui, Graziella Seminara, Maria Rosa De Luca e Stefania Rimini.

“È un’archeologia del cinema – così la definisce Panzera – da ragazzo volevo fare l’archeologo, per l’incompatibilità con il greco ho cambiato strada e ho fatto l’avvocato, ma quella passione è rimasta dentro di me, è nell’approccio che ho con le cose: quando qualcosa mi interessa inizio a scavare a fondo, così ho trovato La Norma, che non si vedeva da tanto; la versione inglese di Casta Diva; la copia del film La Sonnambula ritenuta praticamente inesistente. Il mio libro non vuole, ovviamente, essere esaustivo, come quello di Franco La Magna, ma uno sguardo attento su otto film che rappresentano la biografia diretta o indiretta di Bellini”.

Sguardi diversi su due grandi arti e sul loro legame viscerale, un cammino di incontro e confronto, tappa fondamentale del festival messinese che tanta luce e attenzione sta portando alla nostra città.

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