Ecco i temi chiave per la Rete Civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno
“Su tutti i tratti del fronte a mare riteniamo si debba operare con interventi di sottrazione e di massima apertura al mare”. Anche la Rete Civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno è sulla stessa linea degli altri, durante il confronto pubblico verso il concorso di progettazione per il fronte mare Boccetta – Annunziata.
Prima ancora, la Rete Civica punta sulla riqualificazione della Stazione Marittima, vista come cerniera per connettere il centro città con la zona falcata. Un nuovo terminal croceristico tra la Marittima, con passaggio dal Salone dei Mosaici, e gli spazi liberi della Dogana, invece che dove attualmente previsto. “Il turismo croceristico non è trainante per l’economia ma le strutture a servizio possono attrarre flussi supplementari per favorire il raggiungimento del punto di pareggio delle attività che vi si svolgono”.
E ancora allargare i marciapiedi della cortina del porto, mettere panchine fino all’area della Fiera, per poi realizzare spiagge dalla rada San Francesco fino al Ringo e di fronte al Museo, possibilmente con un percorso ciclopedonale.
Wat 3 – Dal Torrente Boccetta all’ingresso della Fiera
Tratto culturale e ricreativo con passeggiata, spazi verdi e affacci sullo Stretto.
Il viale Boccetta è un punto strategico di affaccio della città sul mare. E’ quasi come un naturale “balcone” (seppur adesso con visuale negata da cartelli e indicazioni stradali) proteso sul mare più vicino alla Madonnina all’imboccatura del Porto storico.Sarebbe sufficiente e al contempo “rivoluzionario” come risultato, riportare il viale Boccetta alla sua concezione e condizione originaria, con al centro spazi pedonali incorniciati da palme laterali, quasi come una come un boulevard, una rambla, proiettata direttamente sullo Stretto e sulla Madonnina del Porto. Occorre valorizzare questo prezioso affaccio, e lo spostamento dell’approdo alla rada di San Francesco potrebbe consentire persino il riposizionamento al centro del viale anche della fontana spostata da tempo nella laterale piazza Seguenza. La dimensione del viale Boccetta consente tale ritorno al passato, basterebbe mantenere le due corsie nei due sensi, eliminando la sosta delle auto nella sola parte fra via 24 maggio – monsignor D’Arrigo e piazza Seguenza, poiché il tratto successivo fino alla via Vittorio Emanuele è già libero dalla sosta delle auto. Si suggerisce di non rimuovere ma di mantenere il porticciolo Marina del Nettuno, che funziona ed è nato come approdo del “buon tempo”, ma anche lo storico circolo Canottieri Thalatta eventualmente suggerendo sostanziali modifiche per non impedire la fruizione del lungomare e/o impattare sulla visione dello Stretto.
Wat 2 – Area ex Fiera, fonte a mare culturale e ricreativo
Rimozione ogni barriera e/o chiusura delle aree della ex Fiera di Messina che dovranno essere accessibili durante l’intera giornata ed i suoi spazi un prolungamento della confinante passeggiata a mare e preziosa terrazza sullo Stretto. La città deve riconquistare il suo affaccio a mare e deve finalmente poter riabbracciare e proiettarsi anche fisicamente verso la piazza principale della città che è indiscutibilmente lo Stretto di Messina, e qui ha lo spazio e le opportunità di farlo magnificamente. L’ampiezza dell’area autorizza a proporre alcuni spunti, sui quali sono però indispensabili approfondimenti. Il successo o, quantomeno, la semplice sostenibilità delle iniziative economiche sono strettamente legati alla possibilità di sommare potenziali clientele di diversa natura e, meglio ancora, temporalmente distinte. Se è vero, infatti, che quest’area si presta a frequentazioni cittadine, è altrettanto vero che può rappresentare un formidabile punto di attrazione per il turismo crocieristico. Con una premessa: il waterfront ha tra le sue principali finalità l’attrazione di iniziative imprenditoriali compatibili con il “genius loci” dall’area stessa. Perché ciò sia possibile è indispensabile che esse siano economicamente sostenibili ed è in tale ottica che vanno analizzate le suggestioni accennate nel seguito.
Destinare alcuni degli edifici che insistono nella Cittadella fieristica a “succursali” del MuMe (che conserva nei suoi cantinati centinaia di reperti e opere che non trovano spazi espositivi adeguati), alla proposizione di eventi musicali (in collaborazione con le antiche e apprezzatissime Filarmoniche messinesi ma non solo), alla proiezione di filmati che mostrano le principali attrazioni dell’isola (le navi da crociera che sostano a Messina non effettuano altri scali in Sicilia) e quant’altro possa essere idoneo allo scopo. Gli spazi all’aperto, a loro volta, potrebbero essere destinati a “chioschi” da destinare a iniziative gastronomiche e artigianali tipicamente locali.
Un insieme di iniziative che sono state condivise durante un Convegno svoltosi a Messina una ventina d’anni fa che ha visto l’adesione immediata del rappresentante di Msc, del Museo, del Teatro di Messina e di associazioni di Commercianti ed Artigiani.
Particolarmente interessante appare, infine, la somiglianza esistente – e facilmente riscontrabile – tra la Cittadella fieristica e il SeaWorld di San Diego, sia a causa della fusione che, nella città californiana, avviene tra turismo (in particolare, quello crocieristico) e la cittadinanza, ancora intensamente legata all’area dell’antico “Chalet”, mai abbastanza rimpianto. Una sinergia che, com’è facile calcolare, consente una sinergia economica tra cittadinanza e turismo che assicura una sostenibilità economica impossibile senza sovrapposizione delle funzioni.
Va sottolineata di nuovo come la frequentazione dei turisti (crocieristi o meno) e dei cittadini avvengano in orari (e, spesso giorni e stagioni) diversi, così da essere complementari, ampliando il parco di possibili utenti degli esercizi commerciali, al fine di raggiungere una sostenibilità economica senza la quale ogni iniziativa imprenditoriale è destinata a essere sussidiata o a morire.
Wat 1 – Giostra Annunziata, fronte a mare sportivo e ricreativo
– Il primo tratto della Rada S. Francesco, dalla foce del torrente Giostra fino al piccolo promontorio della zona dei Canteri Russo ed ex Picciotto, potrebbe ospitare un piccolo porticciolo con annessi servizi e bracci sul mare. L’antistante relitto della nave Cariddi andrebbe naturalmente recuperato e riportato a secco e potrebbe essere posizionato proprio in prossimità di detto porticciolo o dell’adiacente area della ex cittadella fieristica.
– Il sottoambito Lungomare del Ringo, la parte centrale del Wat 1 e il primo tratto della Rada San Francesco dovrebbero certamente tornare ad essere la Spiaggia urbana della balneazione, con relativi servizi per cittadini e turisti.
La Riviera del Ringo, soltanto poco più di cinquanta anni fa era uno splendido luogo di relax e divertimento sulla spiaggia. Fino all’inizio degli anni ‘60, costituiva una suggestiva passeggiata a mare, di quasi due chilometri, che conduceva dalla foce del porto fino alla piazza davanti al Museo Regionale, passando per un lungo giardino direttamente affacciato sulla spiaggia, dove funzionavano due stabilimenti balneari pubblici. Non va, inoltre, ignorato che questi ultimi, oltre a rendere agevole la balneazione, possiedono anche una valenza economica non indifferente, sia nelle ore del giorno che della notte, preziosa in una città con risorse esigue. Adesso, con lo spostamento degli approdi a Tremestieri, si potrebbe finalmente riuscire a ricreare un fronte a mare pedonalizzato realmente rivolto verso il mare, che unisca il porto storico al MuMe passando da nuove splendide spiagge urbane meravigliosamente fruibili.
La baia del Ringo, con la Rada San Francesco finalmente liberata dall’attracco dei traghetti, avrà un nuovo importante spazio restituito alla città. Si spera che non si realizzi in questa zona un nuovo attracco del diportismo poiché non lo si ritiene utile, ma dannoso, poiché non solo congestionerebbe la zona (ne è preferibile quindi la previsione se mai di un altro più a nord (come accennato nel seguito) o nella zona di via don Blasco, meglio e direttamente collegata ad autostrada) ma distruggerebbe la possibilità di riavere finalmente in questa splendida baia una spiaggia urbana per la balneazione, cosi come accade in Francia – vedi Nizza o Cannes, o in Spagna – vedi, da sempre, San Sebastián, e più recentemente anche Malaga o Valencia – e come si vorrebbe che si avesse anche a Messina.
La spiaggia dovrebbe essere il più possibile libera, senza barriera alcuna, prevedendo soltanto la realizzazione di una serie ordinata e architettonicamente omogenea di piccoli chioschi, tutti uguali, per l’offerta balneare a ridosso o sulla spiaggia.
Ecco, inoltre, che l’occasione di riaprire Messina al mare e di riportarne finalmente la balneazione in centro città, coincide col far ripartire Messina intercettando il traffico crocieristico che già c’è. Abbiamo già una fortuna enorme, non stiamo parlando di attirare turisti che devono scegliere di venire o meno a Messina o che in atto non sappiano cosa sia Messina, ma di attirare turisti che già a Messina arrivano ma che non hanno nessun motivo per fermarvisi. Chi già arriva in città e non sa neppure e si chiede perché la sua nave da crociera faccia tappa qui, perché di certo la città finora non ha atto nulla per attirare e soprattutto trattenere e “saper vendere” la sua bellezza e ricettività a questi turisti. Infatti, se il turismo crocieristico nei Caraibi è più stazionario e principalmente indirizzato al relax, nel Mediterraneo è in crescita esponenziale ed orientato verso le molte destinazioni in cui il motore principale è costituito dal turismo culturale. I crocieristi arrivano già incredibilmente numerosi a Messina.
Intercettare migliaia di turisti ansiosi di vedere bellezze siciliane, offrendo azzurre spiagge attrezzate in pieno centro città sullo Stretto, incorniciate da una serie di attività culturali culminanti nell’attuale MuMe, diviene, quindi, se non si vuol essere miopi, quasi una scelta obbligata. Messina stessa potrebbe diventare una destinazione essa stessa, per 2/3 giorni prima dell’imbarco. Basti pensare al possibile ritorno occupazionale di tale proposta per Messina e i suoi cittadini. Finalmente la città dello stretto come luogo di accoglienza e non solo di passaggio.
– Il sottoambito Annunziata potrebbe essere un ulteriore importante nodo per la città, concepito come ampio parco urbano con relativi spazi e servizi, elemento che si raccorda e si relaziona conla successiva area a nord, oltre il torrente Annunziata, che si pensa possa accogliere un nuovo accogliente porticciolo (sono tanti i cantieri navali già presenti sull’area) ben organizzato. Ciò potrebbe permettere il recupero di tutti questi ampi spazi anche sul piano della eco compatibilità, rafforzando la vocazione di area per servizi e porticciolo della zona subito a nord del torrente Annunziata ove vi sono già diverse attività di tipo cantieristico. Ciò consentirebbe anche di prevedere un’idonea rigenerazione anche della zona delle cosiddette Case basse. E’ vero che questa non è più area di progetto, come non lo era la zona del porto storico da cui si è partiti, ma è pur vero che la città continua e va ragionata sempre nell’insieme, non solo per parti.
Tutte buone idee,però la progettazione dovrebbe essere aperta a tutti,attraverso un bando internazionale;invece mi pare che alla fine i soliti noti squali messinesi,si aggiudicheranno il tutto,e faranno le cose per i loro tornaconti.
E aggiungerei con relativo grigiore depressivo,senza alcuna idea di design , né di forma né di sostanza,un altro nodo di cui non si è discusso la mobilità urbana in queste zone ,oggi messina,città soprattutto di anziani che guidano , con una velocità urbana pari a circa 18km/h , città senza strade ,con max 3 arterie maestre principali,capite che va ridisegnata un intera città, capite che l idea è stupenda ma per renderla veramente funzionale c è bisogno di scelte drastiche ,la politica è pronta a farle???la politica e il messinese riusciranno a rinunciare 20 semafori in un km ,alla doppia o terza fila, il comune scoprirà il parcheggio a spina di pesce???