Con Cacia, Ghirlanda e Rizzo, lo spettacolo "4/100 -Tra le macerie di MG professione scrittore": tre umanoidi per quattro fantastiche storie ai Magazzini del Sale
MESSINA – Teatro: chiusura di altissimo livello anche per la sezione “Doppia Replica” della odierna stagione teatrale ai Magazzini del Sale. Lo spettacolo “4/100 -Tra le macerie di MG professione scrittore” ha chiuso la stagione.
La recensione: tre umanoidi per quattro fantastiche storie
La Compagnia “Perle di vetro” ha portato in scena lo spettacolo magmatico e perturbante, liberamente ispirato a “Centuria: cento piccoli romanzi fiume”, opera coacervo di materiali, cento romanzi di poco più di una pagina ciascuno, cento diversi mondi, di Giorgio Manganelli, autore dalla scrittura debordante, geniale, sempre estrosa e pregna di fantasticherie visionarie.
Lo script, scorrevole nonostante la complessità, si è attestato a Dario Blandina e Leonardo Mercadante, unitamente alla direzione della pièce, magistralmente condotta. Una rappresentazione corale, con tre interpreti d’eccezione, Gabriella Cacia, Elvira Ghirlanda e Mariapia Rizzo, negli insoliti panni.
La performance è di ambientazione volutamente indefinita, ove lo spazio è ricolmo di oggetti, alcuni non finalizzati ad alcun uso, fra cui una scala, e poi sedie spaiate, valigie e scatole di ogni forma e dimensione-tutto vintage-dai quali gli interpreti hanno tratto i cambi dei loro costumi di scena, quasi sempre declinati al maschile, con camicia, pantaloni e bretelle, ai quali, via via si sono aggiunti giacche e accessori, a comporre un caleidoscopio, il loro mondo. Diverso discorso per un frigorifero risalente ad un millennio addietro, elemento essenziale nella storia, poiché, mettendo insieme brandelli rinvenuti in bottiglie giacenti al suo interno, i tre umanoidi, sotto la guida di una voce meccanica, e per generare intrattenimento di due crudeli demiurghi, eseguono drammaturgie …realizzando la verosimiglianza, finchè l’incantesimo si spezza e le tre creature potranno riacquistare la libertà di autodeterminazione del proprio destino, non senza perplessità ,e lambiccamenti, perché, si sa, a sottostare ed eseguire ci si adegua ed è alla fine deresponsabilizzante. Anche la carcassa di un televisore ,ospita, a fini scenici, un volto parlante, dapprima e delle mani a comporre immagini, poi.
In realtà la mise en scene si rifà (e rifà il verso) a una certa letteratura del 900 che ha postulato il “non sense” dell’esistenza, a mezzo di riferimenti variegati: una sorta di tavola rotonda sui temi attuali più scottanti, intrisi via via di disagio, mistero, gioco, sovraccarichi simbolici, post- apocalittico, sincronie e anacronismi.
Il rimando, a mezzo le performance, pilotate e non, è dunque ad un pastiche, che disorienta lo spettatore, lo sballotta in universi altri, costringendolo a fermarsi a riflettere sul senso dell’esistenza.
E intanto si pongono sul piatto tematiche dense, che lambiscono le disuguaglianze tra Paesi, o all’interno degli stessi, fra etnie, si chiama in causa il Sindacato (assente)per denunciare le disparità sociali, o per i comportamenti contrari alle regole di convivenza, genericamente Le Autorità, come fossero un magma indistinto, e si condanna la pretenziosità borghese ,si attende di salire su treni della sopravvivenza, non conoscendo le motivazioni, né le destinazioni di quei viaggi programmati dall’alto…essendo solo chiaro il loro carattere ,ancora una volta, antidemocratico. Le ingiustizie, ad ogni latitudine, appaiono essere elemento connotante di una drammaturgia di certo difficile, a tratti disturbante, come i grandi temi dell’esistenza, che si pretende di affrontare, consapevoli dell’assenza di univoche soluzioni, e messianiche risposte…e questo ,allora, lascia trasparire la necessità che ciascun essere giochi la sua partita, comunque, lasciando un segno del suo passaggio sulla terra.
Tra le macerie del post-moderno di Manganelli Giorgio, indubbiamente altamente cerebrali e in uno fantasmatiche, con fluidità dei generi trattati e assenza di genere, rovistando fra le cento storie romanzate, gli Autori hanno tratto quattro,4, originali script, quelli della intitolazione, cogliendo bene la lezione del grande scrittore, e sono riusciti nell’intento di dirigere con maestria, ma in modo non invasivo, e anzi impercettibile, tre superbe attrici sempre abilmente in scena, che hanno saputo conferire tocchi identitari agli umanoidi rispettivamente rappresentati, dosando la elevata tragicità con tocchi dissacranti, ironici e paradossali, che hanno fortemente attratto un pubblico delle grandi occasioni, che ha tributato convinti applausi.
Anche le musiche, molto orecchiabili, e che hanno indotto le interpreti a momenti di frenetico lasciarsi andare, hanno conferito godibilità ad un grande spettacolo teatrale.
Il Teatro dei Naviganti si conferma validissimo punto di riferimento del teatro cittadino, con i suoi appuntamenti di qualità e spessore, che affrontano tematiche di interesse, portando in scena Compagnie solide e testi contemporanei, sovente anche d’avanguardia.
Alla prossima stagione e un convinto plauso per quella intercorsa.