Innovazione nelle imprese, giustizia sociale, città universitaria: il territorio si può riprendere ma servono politica e imprenditoria all'altezza
MESSINA – Ogni tanto c’è una porta che si apre inattesa. Qualche spiraglio di luce rispetto a un disfattismo generale. Esiste una possibilità per Messina e la sua provincia? Ci sono potenzialità economiche da valorizzare per creare occupazione? Da tempo ci interroghiamo su questi temi e la risposta non è facile. Alla politica e all’imprenditoria si chiedono una dose maggiore di capacità e di coraggio nel costruire il nuovo. E chi govena deve creare le condizioni perché questa rinascita economica e sociale possa compiersi davvero.
Il ritratto è in chiaroscuro. Messina e la sua provincia non sono vittime di una condanna definitiva, di un ergastolo nel segno della paralisi. Cambiare, nel tempo, si può. Innovazione nelle imprese, attenzione ai più deboli, riscatto sociale, città universitaria: il territorio si può riprendere ma risulta necessaria una politica, a tutti i livelli, all’altezza. E un’imprenditoria non meno attenta alla qualità e al cambiamento. Non di quella mordi e fuggi, che acuisce il disagio e la crisi economica.
Accanto al pessimismo della ragione, data la drammaticità delle statistiche sul lavoro e la fragilità sociale dominante, serve uno slancio nel segno dell’ottimismo della volontà. Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà possono essere alleati per intravedere qualcosa di positivo, senza tacere sui tanti elementi critici. Ad esempio, la luce potrebbe venire dagli impianti di riciclo: secondo gli esperti, e per loro è un’ovvietà, dalla gestione dei rifiuti potrà scaturire il lavoro del futuro. Fare impresa, in questo campo, è possibile ed è necessario.
In ogni ambito, la luce è intermittente ma può essere preziosa per intravedere nuove strade. Anche se, nel frattempo, il pessimismo della ragione ci ricorda i dati Inps 2022, con la disoccupazione da record nella provincia di Messina. Dal bilancio sociale dell’Istituto si ha un identikit dell’occupazione oggi, con una prevalenza di lavoro precario e stagionale, nei casi in cui l’occupazione c’è. Gli stessi numeri forniti dall’Inps, però, ci ricordano che, se crescono le aziende, diminuisce il numero di giovani che abbandona la città e la sua provincia.
Una società ancora con troppe barriere sociali
Dei nodi centrali rimangono la qualità della formazione e quanti giovani siano attrezzati, oggi, sul piano degli studi e dell’approccio al lavoro. Elementi che s’intrecciano con la necessità di sanare le ferite sociali e di abbattere le barriere che tuttora esistono nella nostra società, per molti versi ancora feudale o ottocentesca in termini di giustizia sociale ed equità. Altro che nuovo millennio. Il problema lavoro riguarda tutte le età, mentre il governo toglie il reddito di cittadinanza a chi si trova in difficoltà senza però creare solide alternative lavorative e di opportunità.
Le imprese messinesi in controtendenza rispetto alla crisi
Ma, per rimanere ancorati agli spiragli di luce, c’è chi opera in modo antitetico rispetto alla crisi dominante. In controtendenza rispetto a un modello imprenditoriale debole e non aperto all’innovazione, esistono, anche nel nostro territorio, alcune imprese capaci davvero di scommettere sul futuro. E a queste stiamo dedicando uno spazio giornalistico per trasmettere un messaggio semplice quanto indispensabile: anche a Messina si può fare impresa all’altezza delle sfide contemporanee. Non tutto è terra desolata, insomma. Ma i tempi sono strettissimi per invertire la rotta, in un contesto, quello meridionale, che dall’autonomia differenziata potrebbe avere ancora più spinte disgregative.
La centralità della città universitaria come elemento d’innovazione
Il divario tra nord e sud, per essere davvero affrontato, richiede, oltre al Pnrr, politiche strutturali a breve e lungo termine. E, per Messina, serve capire come mettere a frutto al meglio gli elementi, dalle nuove imprese tecnologiche al turismo e alla cultura, su cui si sta ragionando in questo periodo. Da non dimenticare l’importanza di considerare la città universitaria un fattore non sganciato dal territorio ma propulsivo in termini di cambiamento.
In questi giorni, la rettrice Giovanna Spatari e il sindaco Federico Basile si sono incontrati. Dalla nota del primo cittadino emerge la volontà di uno scambio istituzionale non solo formale: “L’importante sarà la cooperazione tra l’amministrazione cittadina e l’università per affrontare questioni cruciali come l’istruzione, l’occupazione giovanile e lo sviluppo economico. Insieme, stiamo lavorando per creare progetti concreti e strategie innovative che porteranno benefici tangibili a tutti i cittadini e agli studenti della nostra comunità”.
Questa strada, assieme a tutto ciò che può favorire in termini economici e fiscali la creazione d’imprese, è da percorrere con sempre maggiore convinzione. Messina città universitaria aperta al territorio, in un’ottica di scambio internazionale di saperi e competenze, è un tassello fondamentale per ripartire. Purché macchina comunale e amministrativa, struttura universitaria e realtà imprenditoriali siano davvero unite in una rete fattiva e dedita al progresso. Il percorso non è in discesa, in un territorio con elementi sudamericani, ma non ci sono alternative.
Ma mancano imprenditoria e politica all’altezza… E come dire aiu u pani ma non aiu denti …e come dire aiu u cavaddu ma non aiu u calessi, e come dire aiu a Porsche ma pigghiu u shuttle 100 . E come dire Messina e la città dello stretto… Ma ni laggamu dicendo fesserie con pseudo imprenditori ( non tutti e menumali) che ti pagano 800€ al mese a 10/11 ore al giorno, e si ti piaci e cosi sannunca da c’è a potta ( ava annari bona) e politica chi si frega tri mazzi
scusate dove sta il problema basta aspettare lo Dicono Salvini Ciucci i loro ,,,,,,,,,,,,”amici” politici e non , con il PONTE sullo Stretto le hanno sparato cosi grosse sui nuovi posti di lavoro, si e partito da 1 Milione ( Salvini) poi !00,000 sempre Salvini Poi minimo 10 0000 Salvini Schifani e gli amministratori vari, ma VERGOGNAMOCI io per primo, solleviamoci specie quando ne abbiamo il Potere, le urne elettorali sono il momento…invece di essere sulu BUDDACI………..
Per adesso non is intravede niente anzi peggio, i giovani e quarantenni abbandonano Messina per il nord e estero non c’è niente per adesso, tutta colpa della politica messinese degli ultimi 25 anni compresa l’attuale gestione del comune/provincia, Messina è una città di passaggio anche istituzionale ognuno viene sta 2 anni max e va via, la politica non partecipa alle problematiche di una piccola città anzi continuare nel creare problemi, allora meglio andare via da Messina.
Occorre che lo capiscano anche i media!! E la storiella Dell imprenditore che ti sottopaga, pur vera, appartiene ai putiari che spero chiudano qualsiasi sia il settore. Chiudendo loro con la concorrenza malata che producono Vince il lavoro vero e la giusta retribuzione. Mancano comunque aree dedicate al manifatturiero e nella nautica al diportismo….
Come la canzone…….parole parole parole.. .
Le argomentazioni sono molteplici e , conoscendo a fondo le dinamiche socio-ecomico della città sarebbe il caso di stendere un pietoso velo ma ho finito tutte le mollette….
Ricordiamo che dal 2018 abbiamo un’amministrazione “a tempo”, anzi ” campagna elettorale”, ogni una lasciano il posto…
Messina non ha futuro,non si possono spendere sempre soldi pubblici per far lavorare persone,facendo piste ciclabili,parcheggi a pagamento,foresta me,parcheggi multipiano quando ci incoraggiate a lasciare l’auto a casa, dimettetevi se avete a cuore questa città.