Disoccupazione alle stelle, emergenza povertà e infrastrutture da brividi ma cittadini e classe politica continuano a guardarsi allo specchio senza un'idea di comunità
MESSINA – Messina riuscirà mai a immaginarsi diversa dalla condizione attuale? Una città piena di tanti “io” che non si fanno mai “noi”. Una città che stenta a trovare la dimensione della comunità, che riesce a dividersi su tutto ma che non vive in maniera sana i necessari conflitti salutari in democrazia. Una città nella quale politica, istituzioni, società, cittadinanza, cultura, volontariato hanno sempre un piglio individualista e quasi mai un’anima collettiva come elemento distintivo. Disoccupazione alle stelle, emergenza sfratti e case, povertà ed emarginazione, imprese deboli, difficoltà a creare occupazione, economia in nero e a bassissimi costi, infrastrutture da brividi e tempi biblici per portare a termini i lavori.
E ancora: si rileva ogni giorno una difficoltà enorme a entrare nel cuore delle questioni e tutto è sempre visto in bianco e nero, al riparo da una riflessione più meditata e complessa. I partiti hanno smesso di selezionare le classi dirigenti e la debolezza storica della sinistra ha acuito l’assenza di un dibattito all’altezza in città, mentre le periferie rimangono terre di nessuno e il centro si svuota di negozi e d’idee. Il risultato? Una città in cui ogni pezzo di società, lodevoli eccezioni a parte, piazza la propria bandierina ma si disinteressa del dramma che si vive accanto.
Tra il piagnisteo e l’autoreferenzialità, latita il senso di responsabilità
Ma se le organizzazioni sociali e politiche si nutrono di quella che, con una brutta espressione, si chiama autorefenzialità, vera e propria cifra del nostro tempo, noi cittadini non scherziamo. Sempre pronti a lamentarci a torto, qualche volta, o a ragione, spesso, ma senza mettere in conto il nostro grado di responsabilità. Dal parcheggio in tripla fila alle discariche a cielo aperto, anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti. Nessuno escluso. La lamentela continua, il piagnisteo generalizzato, è il miglior alleato del non fare, dell’assenza di progettualità.
Politica, dove sei?
Se sull’idea di una città a misura di pedone Basile e Mondello, sindaco e vicesindaco, hanno una visione e la stanno portando avanti, confrontandosi con inevitabili errori e difficoltà, passi indietro e in avanti, alla Giunta manca, su altri versanti, una visione politica e un modello politico e sociale all’altezza. Un modello all’altezza delle sfide che richiede questo tempo sbandato. Nel frattempo, il centrodestra sembra utilizzare il ponte come bandiera per coprire il vuoto di molte proposte. Questione meridionale dove sei? E, nello stesso tempo, il centrosinistra non può accontentarsi del salutare cambio di passo con Elly Schlein. Cambio di passo necessario ma non sufficiente per colmare l’assordante silenzio di questi anni su temi e battaglie da affrontare.
Cittadini e classi politiche continuano a guardarsi allo specchio, da eterni Narcisi, senza che prevalga un’idea solida di comunità. Che cosa rimanda lo specchio? Tanti io ingombranti e, sullo sfondo, una città marginale, depressa, incompiuta. Servirebbe un “patto” per la città, e non solo sul risanamento, ma con contenuti solidi. Di annunci e vetrine non ce ne facciamo nulla. Le potenzialità ci sono ma gli attori politici e sociali devono giocare un nuovo ruolo, tra le emergenze del presente e le prospettive del futuro.
Foto in evidenza di Giuseppe Fontana.
buddaci
Da oltre 30 anni ,per il lavoro svolto ,ho cercato di portare l’esperienza vissuta a confronto con realtà sociali ed economiche diversissime tra loro senza successo . Aziende come Melinda o Grana Padano dove migliaia di persone consorziate portano avanti con successo , i loro prodotti , riflettono un senso di appartenenza sociale e una cultura del lavoro a noi del tutto sconosciute .Messina é un entitá e ,come tale,non cambia
Messina: una città di ignoranti!
Meschina, la città nella quale i meschinesi si coalizzano per non far fare ai messinesi quello che loro non sono capaci di fare
Tu mi voti, io ti sistemo. Tu non mi voti, ‘nto… a te e a tutta “famigghia”.
Cambiate il nome da Messina a Meschina, la città dei Meschinesi lacché e yes man / woman utili e servili con il ducetto di turno che li premia per la loro capacità di dire di si a tutti i suoi capricci e il cui unico scopo consiste nel non fare fare agli altri quello che non sono capaci di fare loro.