A nove mesi dalla morte del nostromo vittima dell'incidente sul lavoro l'inchiesta è al palo
Nove mesi senza Gaetano Puleo. E senza una risposta sul perché non c’è più. Sono troppi per la famiglia, i figli del nostromo morto il 24 febbraio scorso al molo Norimberga, dove era impegnato nelle operazioni di attracco della nave traghetto Elio.
La famiglia attende una svolta nell’inchiesta penale, ma di indicazioni sul perché è morto ancora non c’è traccia. Deve ancora essere depositata infatti la consulenza del medico legale incaricato dalla Procura di stabilire la causa della morte. L’autopsia è stata effettuata il 27 febbraio successivo. “Siamo stati informati che c’è stata un richiesta di proroga delle indagini”, spiegano gli avvocati Claudio Calabrò e Francesco Rizzo, legali della famiglia del nostromo.
Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Roberto Conte. Due gli iscritti nel registro degli indagati: la società Caronte & Tourist Spa, proprietaria della nave Elio, e il comandante Giuseppe Cama. I primi accertamenti indicarono subito che il nostromo è stato stroncato da una profonda ferita al cranio e non per annegamento. Ma senza il deposito ufficiale delle consulenze l’inchiesta non può procedere.
Non c’è solo il caso Turiaco, quindi, già al centro di una interrogazione parlamentare. Deve essere ancora depositata, ad esempio, la consulenza sulla morte dell’avvocato Mario Turrisi, legato a doppio filo alla vicenda della docente messinese stroncata dal vaccino Astrazeneca.