Messina: le case confiscate alla mafia diventeranno alloggi popolari

Messina: le case confiscate alla mafia diventeranno alloggi popolari

Alessandra Serio

Messina: le case confiscate alla mafia diventeranno alloggi popolari

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martedì 19 Novembre 2019 - 10:34

In Prefettura si accelera per il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia in città e provincia. Gli alloggi serviranno a far fronte all'emergenza abitativa. Allo studio anche progetti di green economy

Saranno destinati per lo più a far fronte all’emergenza abitativa i beni confiscati alla mafia a Messina e nei comuni della Provincia. Ma non soltanto: allo studio del Governo c’è la possibilità di destinare i tanti terreni agricoli sottratti alla criminalità a progetti innovativi di green economy.

Le novità sono emerse in Prefettura durante l’ultima conferenza dei servizi organizzata per fare il punto sul processo di rassegnazione dei beni confiscati, con l’intervento del Prefetto Bruno Frattasi, che dell’Agenzia nazionale per la destinazione dei Beni è il direttore generale.

Insieme al prefetto Maria Carmela Librizzi e al Procuratore capo Maurizio De Lucia, il prefetto Frattasi ha spiegato quali sono le finalità della legge che consente la rassegnazione dei beni a fini sociali e come funziona praticamente l’iter amministrativo, suggerendo i passi da compiere per superare eventuali problematiche. L’obiettivo è riutilizzare il maggior numero possibile di cespiti che sono nel patrimonio oggi passato allo Stato, attraverso i comuni.

Alla riunione, oltre ai magistrati della Procura di Messina, i vertici delle Forze dell’Ordine, i procuratori capo di Barcellona e Patti, il presidente del Tribunale di Patti, c’erano infatti anche i rappresentanti dei comuni che hanno chiesto di poter utilizzare i terreni e gli immobili a suo tempo sequestrati. E anche i rappresentanti di quei comuni che ancora non si sono mossi concretamente, ma che sono interessati a farlo. In sala anche una folta delegazione di studenti dei Licei Ainis, Bisazza La Farina e Maurolico, dell’Istituto Alberghiero Antonello e dell’Istituto Nautico Duilio di Messina.

Tra i comuni che si sono già messi in moto per riutilizzate i beni, e che ieri hanno confermato la propria disponibilità, ci sono Barcellona Pozzo di Gotto, dove è già stata approvata la delibera per destinare alle associazioni una villa, un appartamento e alcuni terreni, il comune di Basicò, che acquisirà un terreno agricolo, il comune di Furnari, che acquisirà tre immobili per l’esercizio di attività sportiva; il comune di Rometta, dove cinque particelle di terreno verranno destinati a fini sociali. Hanno detto no all’assegnazione dei beni il comune di Castroreale – che ha motivato spiegando come i terreni confiscati sono in una zona impervia, non facilmente raggiungibile e quindi difficilmente sfruttabile, e i comuni di Lipari, Spadafora, Giardini Naxos e Rodì Milici, dove almeno per il momento gli immobili e i terreni sequestrati restano inutilizzabili.

Il comune di Messina ha invece detto sì all’assegnazione di 15 immobili, lasciando per il momento in sospeso la disponibilità per altre 18 unità – si tratta per lo più di terreni. “Di volta in volta specificheremo la loro destinazione e l’utilizzo finale – ha spiegato l’assessore Dafne Musolino – a Messina abbiamo diverse necessità, in particolare una grossa emergenza abitativa, ed è probabilmente in quella direzione che ci indirizzeremo”. La stessa scelta è stata già compiuta a Letojanni che, come già in passato, destinerà un bivani recentemente acquisito per dare alloggio a chi è in graduatoria per l’edilizia popolare. Il comune di Gaggi invece, acquisirà cinque unità abitative che però non sono in ottimo stato, quindi ha in progetto di farne un ostello e usare il ricavato per fare successivamente fronte all’emergenza abitativa.

Caso a parte lo costituisce Furnari, dove ci sono ben 84 cespiti sottratti. Di questi, 29 sono alloggi che però – ha spiegato il rappresentante del Comune – avrebbero necessità di una onerosa manutenzione per essere utilizzati a fini sociali,e ben 66 sono particelle di terreno. Al momento il Municipio non ha avanzato alcuna proposta, ma l’Amministrazione ci starebbe comunque lavorando. A Barcellona, poi, ha spiegato il Prefetto Librizzi, un immobile è già stato destinato a caserma dei Carabinieri, e anche la Guardia di Finanza e la Questura hanno chiesto di poter utilizzare alcuni alloggi confiscati. “Un ulteriore importante segnale, in questi casi – ha spiegato il Prefetto – perché non soltanto si restituisce alla collettività una parte del patrimonio che era stato creato non col sudore della fronte ma commettendo reati, ma si istituisce un presidio dello Stato proprio lì dove invece prima c’era la presenza mafiosa”.

“Spesso i beni confiscati restano inutilizzati perché si tratta di terreni, la cui valorizzazione a fini sociali non è semplice per gli enti locali – spiega il prefetto Frattasi – Per questo l’Agenzia sta elaborando un progetto che consenta di individuare altre tipologie di soggetti che potrebbero utilizzarli, come Coldiretti e Legambiente ad esempio, che ha già in campo alcuni progetti di green economy importanti”.

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