Solo Sicilia Futura resta compatta. Il divide et impera del sindaco trova terreno fertile tra frizioni e divorzi nei gruppi consiliari
Il più grande risultato non è stato quel 16 e mezzo (Cardile infatti, in qualità di presidente ha detto che avrebbe votato sì ma si è astenuto come da prassi), quanto l’essere entrato nei partiti.
Compatta solo Sicilia Futura
A conti fatti, tranne che in Sicilia Futura, che cammina compatta, il sindaco De Luca è riuscito a spaccare tutti i gruppi consiliari. Pd, LiberaMe, Lega, area Genovese, M5S hanno visto i gruppi arrivare divisi al voto, con spaccature che avranno ripercussioni nei prossimi mesi. De Luca ha provato a fare “breccia” in Sicilia Futura, ammiccando ai 3 consiglieri per dividerli da Picciolo, senza riuscirci. Paradossalmente Alessandro De Leo che meno di un anno fa ha lasciato Sicilia Futura contestando una posizione sbilanciata su De Luca, è stato tra i primi ad annunciare il sì al cambio di passo.
Divide et impera
Il sindaco quindi, grazie al “divide et impera”, ha una maggioranza che potrebbe anche allargarsi e che si è contata ieri su un documento diventato nel frattempo un cronoprogramma per il 2020.
Il Pd diviso tra i sì e i no
Iniziamo dal Pd. Che Libero Gioveni, transitato dall’Udc al Pd alla vigilia delle Politiche del 2018 avesse deciso di sostenere il documento del sindaco era chiaro da una decina di giorni. Da “battitore” Libero ha quindi preso valigia (e voti) e si è spostato nel gruppo misto. I due gruppi consiliari di riferimento Dem (Pd e LiberaMe) sono stati “attraversati” dallo scontro tra saittiani e navarriani che sul sostegno al sindaco la pensano in modo diametralmente opposto.Il gruppo Pd perde Gioveni, ma è bene ricordare che il documento di apertura al sindaco approdato in direzione del partito è stato firmato da 7 consiglieri su 9 (compreso Alessandro Russo).
Scontro “navarriani”-“saittiani”
I “navarriani” (Rizzo, Bonfiglio e Pergolizzi) hanno votato sì così come annunciato nel documento e come ribadito da un comunicato stampa del parlamentare. Dal gruppo di LiberaMe si è dissociato Alessandro Russo che ha votato no e nelle prossime ore transiterà ufficialmente nel gruppo Pd. Hanno confermato il loro no Antonella Russo e Gaetano Gennaro. Pesa l’assenza di Felice Calabrò che era tra i firmatari del documento e che non era presente perché, come già dichiarato, non voleva partecipare a quella che definisce una pagliacciata. Aggiungiamo che per il sì è anche il presidente del consiglio comunale Claudio Cardile, facendo spostare l’asticella dei pro- De Luca su 6 contro 3. Il partito è quindi spaccato con l’area Navarra che considera i dem “alleati” di fatto del sindaco e i tre contrari che puntano ad un no. Uno scontro che si tramuterà in numeri in primavera, con il Congresso Pd. In questi due mesi si dovrà capire quale sia la posizione del partito, partendo dal presupposto che l’asse Navarra-De Domenico, farà valere il peso dei numeri e non sembra avere alcuna intenzione di “smobilitare”. Chi detterà quindi la linea? Nel Pd quindi l’effetto Cateno ha fatto mischiare le carte tra i due gruppi causando addii attuali e futuri.
I dissidenti del M5S
Passiamo al M5S. In principio fu Serena Giannetto con un comunicato in aperto contrasto con la posizione del gruppo. Dopo di lei anche Ciccio Cipolla e Schepis (quest’ultimo però è rientrato nei ranghi, almeno per il momento). I ribelli al no sono quindi due ma i rumors annunciano malumori e movimenti in uscita. Giannetto e Cipolla potrebbero non essere gli unici.
L’area Genovese perde pezzi
Spostandoci nel centro destra il primo divorzio si è registrato nei giorni scorsi, con l’addio dell’ex capogruppo di Ora Messina Nicoletta D’Angelo. In un anno e mezzo per la verità i consiglieri di centro destra hanno sostenuto quasi tutti gli atti di De Luca e solo di recente sono emersi dissidi, sfociati poi in aperto contrasto dopo l’attacco del sindaco al deputato regionale “volete tornare al voto per rimettere le mani sulla città”. Ieri mattina l’area Genovese, ha annunciato di voler disertare l’Aula. A firmare il comunicato “Si è toccato il punto più basso” sono stati Sorbello, Vaccarino, Crifò, La Fauci e Pagano. Un documento che lasciava comunque spazi a future occasioni di confronto. Alla seduta di consiglio però Giovanna Crifò non solo si è presentata in Aula ma anche definito De Luca il miglior sindaco degli ultimi anni con tanto di apprezzamenti ed espressioni di affetto. Numeri alla mano Genovese ha perduto due pezzi.
Anche nella Lega c’è un sì
Infine la Lega ha visto Pierluigi Parisi votare sì discostandosi da Bramanti e Scavello che hanno bocciato l’amministrazione su tutta la linea. Più del 16 e mezzo quindi, il risultato che il sindaco incassa è l’aver diviso i gruppi consiliari, aprendosi un varco che negli anni a venire potrà avere ulteriori risvolti. L’aspetto più rilevante è che è entrato trasversalmente, sia a destra che a sinistra che tra i 5stelle.
Le dimissioni e il ritorno anticipato alle urne, ipotesi alle quali nessuno ha mai davvero creduto, restano però un ritornello che sarebbe bene e doveroso per rispetto della città smettere di rispolverare ad ogni piè sospinto.