Messina: l'ex Billè 10 anni dopo. Il maestro del design Lissoni e lo chef La Mantia per la riapertura

Messina: l’ex Billè 10 anni dopo. Il maestro del design Lissoni e lo chef La Mantia per la riapertura

Redazione

Messina: l’ex Billè 10 anni dopo. Il maestro del design Lissoni e lo chef La Mantia per la riapertura

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sabato 20 Giugno 2020 - 17:22

Assunti 24 giovani guidati dal cuoco palermitano Filippo La Mantia. L'idea è quella di un progetto pilota.

Dieci anni dopo l’ultimo “caffè”, riapre uno dei punti storici della città. Ed a firmare il progetto che ha già portato all’assunzione di 24 giovani, è stato un maestro del disegn: Piero Lissoni.

Un progetto pilota

L’ex Billè cambia totalmente volto e nei prossimi giorni si terrà l’inaugurazione, sebbene non siano mancate le polemiche ancor prima della riapertura.  L’architetto Lissoni ha puntato sul concetto di sicilianità creando un unicum in grado di coniugare le tendenze contemporanee. E’ questo lo stile che contraddistingue uno dei maestri indiscussi del design mondiale, coinvolto per la prima volta in Sicilia in un progetto pilota destinato ad essere esportato in altri paesi. L’architetto Piero Lissoni ha curato il nuovo progetto di un luogo storico di piazza Cairoli, nel cuore di Messina che si abbellisce grazie alla firma di un brand internazionale del made in Milano – New York, che ha fatto risplendere un palazzo barocco risalente agli anni 20 del secolo scorso, per decenni simbolo cittadino con l’ex bar Billè.

Un messaggio di ripartenza

Il merito dell’iniziativa è di Miscela d’Oro S.p.A., torrefazione artigianale dal 1946: la famiglia Urbano, giunta alla terza generazione, produce qui il suo caffè ed esporta il nome della città in 50 nazioni. Con questo significativo investimento ha voluto imprimere un’identità forte e trasmettere un incoraggiante messaggio di ripartenza. Il sipario sull’elegante nuovo ritrovo si alzerà nei prossimi giorni, nonostante le difficoltà post pandemia e dovendo, a malincuore, rinviare il grande evento inaugurale nel rispetto delle norme.

Sicilianità

Antiche maioliche palermitane incastonate in alte colonne, pietra lavica smaltata nel pavimento e nelle superfici verticali, salotti con divani e poltrone di design iconico accanto a sedie in vimini e alcuni pezzi di antiquariato siciliano. Il nucleo dell’intervento è al piano terra del piccolo edificio che domina la piazza più importante di Messina, concepito sfruttando il contrasto tra la facciata e un interno elegantemente interpretato, cui si aggiungono due dehors, uno spazio completamente esterno su cui insistono grandi vele bianche e una “scatola architettonica”, dove la trasparenza e il gioco di luci realizzano una connessione tra la sala e l’interno cucina così da coinvolgere il cliente nella preparazione di piatti e dolci.

La Mantia e 24 giovani

L’azienda per questa nuova realtà ha assunto 24 giovani, per metà donne, guidati dal cuoco palermitano Filippo La Mantia: “Uno spazio legato all’arte del caffè, ispirato alla storia dell’accoglienza siciliana, con un percorso che va dalla pasticceria alla cucina. Un’idea progettuale che mi ha subito affascinato e spinto ad approfondire la straordinaria storia del cibo della provincia di Messina, tradizioni variegate che ci consentiranno un’accurata selezione di piatti autoctoni. Insieme col nuovo team ho riesplorato la mia cucina, dandole una chiave di lettura dove l’innovazione incontra la tradizione, affinchè il cliente si possa identificare in un preciso luogo”.

10 commenti

  1. Confusionesigrazie 20 Giugno 2020 17:52

    Antiche maioliche Palermitane incastonate in alte colonne, pietra lavica (CATANIA smaltata nel pavimento e nelle superfici verticali) Avranno sbagliato città, qui siamo a Messina. Poi vorrei capire il caffè che ci azzecca con il pescestocco a ghiotta.

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    1. Il solito “BUDDACI!!!
      Criticone e disfattista, non pensi che la libera iniziativa vada incoraggiata, invece sempre lì a criticare…e poi maioliche Palermitane, pietra lavica Catanese, si parla di Sicilianita’, a Messina che cosa abbiamo che ci rappresenta? U iaddu da matrici.!.!

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  2. Siamo sempre i soliti messinesi piccoli e provinciali.. Invece di applaudire ad una nostra azienda che sta dando risalto alla nostra citta’ anche attraverso i prodotti della nostra cucina (pescestocco docet..) e che poi sia un azienda storica ma allo stesso tempo conosciuta e apprezzata in Italia..Storciamo il muso sulle maioliche palermitane e la pietra lavica di Catania… Resteremo sempre gli stessi…

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  3. Non potrà che fare bene ,il tutto nella famosa cairoli,uno chef che tutto il mondo ci invidia,porta prestigio e lavoro che non è poco in una città x certi versi ancora addormentata….Auguri caro La Mantia,i messinesi ti danno il benvenuto.

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  4. Anziché su stucchevoli critiche è meglio soffermarsi sul fatto che una antica e prestigiosa realtà di Messina ritorna a valorizzare il territorio e la società messinese cosa di cui sentiamo tutti l’esigenza soprattutto ora. L’unica mia perplessità è che non rimanga un ritrovo per “pochi eletti” ma che possa essere accessibile ad una larga maggioranza di messinesi ma ho i miei dubbi visti i capitali impiegati e i professionisti incaricati alla realizzazione. Esorto la proprietà a fa si che questo sia possibile proponendo prezzi accessibili un po’ a tutti i messinesi che si meritano di tornare a rivivere il ritrovo Bille’ di cui ognuno di noi porta nel cuore un ricordo di un momento della nostra vita. Comunque ad maiora….

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  5. Purtroppo a Messina abbiamo perso da tempo sia il buongusto che il rispetto delle regole. Piazza Cairoli e il Viale San Martino, il cui proverbiale fascino ha rappresentato la rinascita della Città, sono state violentate in modo ignobile (urbanisticamente e architettonicamente) per il passaggio del Tram, inserendo allora Piazza Cairoli fra le tre le tre piazze più brutte d’Italia, oggi completiamo con questa “chicca” in dispregio ad ogni xxxxxxx; peccato, abbiamo perso un’altra occasione!

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  6. Bene, tutto bene, solo la chiusura a vetri scuri, uno scatolone che non ha nulla a che vedere con la facciata dell’antico palazzetto è fuori luogo, almeno per me. Poi resta la mancanza di regole chiare per la realizzazione in tutta la Città di superfetazioni commerciali e questo è un caos perché non si capisce quale relazione possa esserci tra volumi interni ed aree pubbliche, quale lo stile da seguire, quali gli spazi max occupabili rispetto alle banchine od alle strade, quali i colori i materiali ecc… Fate voi ma a me sembra un Far West e questa mancanza di regole chiare e complete che è grave e sulla mancanza delle quali dopo l’ordine degli ingegneri si aspetta di leggere quello degli Architetti e dell’Amministrazione cittadina.

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  7. Salvatore Lauritano 22 Giugno 2020 13:48

    AUGURI….ALLA PIAZZA CHE RINASCE.
    COMPLIMENTI ALLA SOC. CHE HA CREDUTO NEL SUO PROGETTO.
    DA MESSINESE SONO CONTENTO CHE CI SONO PERSONE CHE INVESTONO IN UNA CITTA’ COME MESSINA.

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  8. Il problema non è quello di creare lavoro aMessina (cosa buona e giusta). Il problema è fare passare per un capolavoro dell’architettura moderna qualcosa vista e rivista.

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  9. massimo moschella 28 Giugno 2020 15:21

    Sono un messinese che vive a Torino,vorrei fare i complimenti ad un azienda messinesi chr crede nelle sicilianità! Avendo ricordi del vecchio ritrovo Irrera la cosa mi dà un immenso piacere x cui il giorno che sarò nella mia città sarò sicuramente un loro cliente! Un grande in bocca al lupo!!

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