Prosciolto lo psichiatra del Papardo chiamato in causa per i danneggiamenti a una collega. Ma anche lui aveva subito la stessa sorte
Messina – E’ stato scagionato il dottor Antonio Vitetta, finito sotto inchiesta con l’accusa di aver appiccato le fiamme all’auto di una collega, anche lei in servizio all’ospedale Papardo.
Niente processo per lo psichiatra del Papardo
Il giudice per l’udienza preliminare Simona Finocchiaro lo ha prosciolto dalle accuse di danneggiamento e tentato incendio. L’Accusa, rappresentata dalla PM Giorgia Spiri, aveva invece chiesto che lo psichiatra fosse processato. Ma la Gup, sentito il difensore, l’avvocato Nino Cacia, ha deciso che non c’erano gli elementi per portare avanti le ipotesi di reato.
Il medico chiamato in causa da una testimonianza
Il medico era stato coinvolto nei fatti insieme ad altri soggetti dalla lunga fedina penale. Ma anche per la giudice non ci sono gli estremi per il suo coinvolgimento. Il fatto risale all’aprile del 2024. Dopo il danneggiamento dell’auto gli investigatori avevano individuato il responsabile, processato separatamente. Una delle testimonianze raccolte aveva però puntato il dito anche contro il dottor Vitetta, che non c’entrava nulla.
L’avv. Cacia: “C’era un’altra pista, ignorata”
“Avevamo indicato in sede di interrogatorio la possibile causale del grave atto intimidatorio ai danni della collega che ha subito il danneggiamento – commenta l’avvocato Cacia – evidenziando come anche l’imputato nello stesso range temporale, fosse stato destinatario di ulteriori gesti intimidatori. Questa ipotesi investigativa è rimasta ahimè inesplorata. Rimane il rammarico che nonostante in sede di interrogatorio si sia documentata la estraneità del medico ai fatti contestati, la Procura abbia ritenuto ugualmente necessario esercitare azione penale a fronte di un compendio investigativo nel quale, a tacer d’altro, vi era la prova della assoluta mancanza di contatti tra la persona offesa e l’imputato. Il mio assistito, del tutto legittimamente, attende il deposito delle motivazioni per valutare se nella denuncia e nelle sit assunte nel corso dell’indagine vi siano contegni calunniosi”.
